Dahlan, Turchia offre ricompensa per la cattura
La Turchia sarebbe pronta a pagare 700mila dollari per avere informazioni che portino all’arresto dell’ex uomo forte di Fatah nella Striscia di Gaza, Mohammed Dahlan. Ankara lo accusa di essere coinvolto nel fallito tentativo di colpo di stato del luglio 2016 contro il presidente Recep Tayyip Erdogan, e lo scorso anno ha avuto un ruolo nell’omicidio del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi presso il consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul.
Il ministro degli Interni turco Suleyman Soylu ha dichiarato la scorsa settimana al quotidiano turco Hurriyet Daily News che Dahlan sarebbe stato inserito nella lista dei terroristi più ricercati. Il 58enne palestinese divenne un feroce rivale del suo ex alleato nel partito palestinese di Fatah, Mahmoud Abbas, prima di fuggire negli Emirati Arabi Uniti. La Turchia accusa Dahlan di essere un mercenario al soldo gli Emirati Arabi Uniti, accusando il regno emiratino di aver tentato di sostituire Abbas con Dahlan. Il mese scorso, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha accusato gli Emirati Arabi Uniti di ospitare il terrorista Dahlan fuggito nel Paese del Golfo perché è un agente di Israele.
Dahlan è stato condannato in contumacia a tre anni di prigione nel 2016 da un tribunale palestinese per corruzione e gli è stato ordinato di rimborsare 16 milioni di dollari, secondo i suoi avvocati. Nel 2007, Dahlan guidò un colpo di stato contro il legittimo governo eletto di Hamas a Gaza. Il piano fu un enorme fallimento e nel giro di pochi giorni Hamas liberò la Striscia dai mercenari di Dahlan.
Proselitismo di Dahlan tra i profughi palestinesi
Jalila Dahlan, moglie di Mohammed Dahlan, ha compiuto per nome del marito un tour per i campi profughi palestinesi in Libano, distribuendo una montagna di dollari – a scopo “umanitario” – per “comprare” le simpatie delle varie milizie armate presenti nei campi. Come si può ben capire dal dispendio di energie e soldi è una disputa in cui si ci gioca tutto. L’ex funzionario di Fatah è più giovane e più audace rispetto al suo rivale, e sta già facendo importanti alleanze all’estero. Dahlan è famoso per essere stato uno dei fondatori della famigerate Forze di sicurezza preventiva palestinesi, formate dopo gli accordi di Oslo nel 1990. Dahlan ha sempre mostrato una forte crudeltà nei confronti dei suoi avversari ed ha avuto un controllo oppressivo della Striscia di Gaza, tanto da essere denominata sotto il suo governo “Dahlanistan”.
Usa e Israele lo sostengono
Gli Stati Uniti e perfino Israele sono convinti che potrebbe essere uno scudo contro l’espansione dei movimenti di Resistenza come Hamas e il Jihad islamico. Egli ha anche un’immagine “di rilievo” rispetto ad altri leader di Fatah, perché è stato l’unico a resistere a Yasser Arafat. Dal 2001 ha iniziato a criticare pubblicamente le politiche di Arafat, respingendo la nomina del nipote di Arafat, Moussa Arafat, a capo della polizia di Gaza nel 2002. Altra questione importante è rappresentata dalle finanze di Dahlan. Lo scandalo Mintar Crossing ha rivelato che dal 1997 fino alle sue dimissioni dall’incarico di capo della sicurezza di Gaza, ha incanalato nei suoi conti personali decine di milioni di dollari. Egli ha abbastanza soldi per raggiungere i suoi obiettivi politici e finanziare i suoi sostenitori.
I suoi ottimi rapporti con Israele risalgono ai suoi giorni a Gaza, soprattutto con Amnon Shahak dell’esercito israeliano e Yaakov Perry del Mossad. Ha incontrato tutti i segretari di Stato negli Stati Uniti ed è esemplare il suo rapporto con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Ottimi rapporti emergono anche con il mondo arabo. Un forte legame esiste con il generale egiziano Abdul-Fattah al-Sisi. Con Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti oltre a mantenere legami d’affari, ha ottenuto decine di milioni di dollari da investire per la sua “campagna acquisti”.
di Giovanni Sorbello