I Cufi sono determinanti per la politica di Washington
Siamo davvero ad un punto di rottura con la vecchia politica statunitense o l’eccentrico uomo d’affari non rappresenta altro che l’ennesimo fantoccio sionista come Bush? Chi sono i Cufi?
La stampa internazionale sta cercando di convincerci che gli elettori di Donald Trump hanno espresso una rivolta dei piccoli bianchi contro l’elites. L’analisi dei voti in base alle appartenenze minoritarie (donne, ispanici, neri, musulmani, ecc) non ha tanto significato, ci avevamo riferito che il voto per Trump era il voto della rabbia, dell’odio delle minoranze, ma almeno un terzo delle minoranze ha votato per lui.
Uno dei migliori esperti di sociologia elettorale negli Stati Uniti, Kevin Philips, garantiva che nella Teocrazia americana l’amministrazione Bush si sosteneva su tre gruppi sociali: la borghesia legata al petrolio, i fedeli evangelici ed i pensionati che vivono a credito.
Chi sono questi fedeli evangelici?
Erano i tempi dell’offensiva contro il Libano, quando il Pentagono e Tsahal (l’esercito israeliano) organizzavano una federazione di cristiani sionisti, i Cristiani Uniti per Israele, con la mission di trasformare 50 milioni di evangelici in militanti di guerra.
“Per garantirsi il sostegno dell’opinione pubblica statunitense nella guerra contro il Libano – quindi alla Siria e all’Iran – il Pentagono e Tsahal hanno realizzato una struttura di inquadramento, fin dalla fine del 2005, per mobilitare 50 milioni di evangelici. L’asse centrale di quest’operazione è consistito nel federare i loro leader nell’ambito di una struttura ideologica unica: Cristiani Uniti per Israele (Cufi). La funzione di questo nuovo gruppo non è di sostituirsi all’Aipac (American Israel Public Affairs Committee) in termini di pressione nella classe dirigente, ma di propagare la teologia sionista nelle chiese evangeliche e fare in modo che il sostegno alle offensive israeliane fosse percepito dalla maggioranza degli Stati Uniti come un dovere religioso”, secondo Thierry Meyssan.
Il pastore texano John Hagee, diventa la nuova stella del cristianesimo sionista con la pubblicazione di un lavoro nel gennaio del 2006: “Jerusalem Countdown: A Warning to the World… the Last Opportunity for Peace” (Il conto alla rovescia di Gerusalemme: un allarme per il mondo… l’ultima occasione per la pace) che per tre mesi è il principale best-seller venduto nei supermercati americani, con tanto di visioni apocalittiche: bomba iraniana su Gerusalemme, invasione di Gerusalemme da parte dei musulmani, nuova guerra che oppone Stati Uniti alla Cina e all’Unione Europea da dove spunta l’Anticristo.
L’originalità del pastore John Hagee è di avere conciliato la fede evangelica alla realtà dello Stato di Israele. Fin dal 1988, afferma che gli ebrei che osservano la legge di Mosè saranno salvati senza doversi convertire al Cristo. È la «teologia delle due alleanze»: Dio ha concluso patti diversi con i suoi due popoli eletti, gli ebrei e gli evangelici.
Fin dalla guerra dei Sei giorni (1967) Israele, consapevole del peso elettorale delle sette evangeliche negli Stati Uniti, aveva iniziato a finanziare un pastore evangelico statunitense, Jerry Falwell, co-fondatore del Moral Majority, prominente organizzazione politica americana associata con la destra cristiana e il Partito Repubblicano. Il reverendo Hagee fu inizialmente respinto da Jerry Falwell, quindi reintegrato nell’accordo cristiano sionista, di cui è diventato oggi il portavoce. Questo percorso e questa innovazione ideologica fanno di lui l’uomo ideale per trasformare il movimento religioso sionista cristiano in una lobby di massa per Israele.
Il pastore John Hagee dispone di mezzi di comunicazione eccezionali. Produce due volte al giorno un talk-show diffuso da una delle tre grandi reti televangeliche al mondo, Trinity Broadcast Network (Tbn). Questo programma, accessibile via satellite nel mondo intero è ricevuto da 92 milioni di case negli Stati Uniti. Tbn è stata sempre legata ad Israele ed al governo sudafricano all’epoca dell’apartheid.
E proprio da una sua rete il controverso pastore della megachiesa ha lanciato il suo messaggio di sostegno a Donanld Trump in un video che non menziona Trump per nome ma fa capire che è lui che sostiene. “Io vado a votare per il candidato che sta per fare grande di nuovo l’esercito americano, che ho intenzione di votare per il partito che sta per risolvere il problema dell’immigrazione, non quello che ha creato il problema dell’immigrazione. Ho intenzione di sostenere il partito che porta posti di lavoro dalla Cina… non ho intenzione di votare per il partito che ha tradito Israele negli ultimi sette anni”.
Per la grande considerazione e i ringraziamenti di Netanyahu, del Washington Post, del Dr. Krauthammer, di Shimon Peres, del senatore Joseph Lieberman… ai Cristiani Uniti per Israele e al Rev John Hagee, si invita a consultare http://www.cufi.org/site/PageServer?pagename=what_people_say.
di Cristina Amoroso