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Crisi greca: Tsipras perde credibilità, mentre cresce il dissenso all’interno di Syriza

di Salvo Ardizzone

Lunedì sera, a Berlino, s’è tenuto un vertice straordinario nell’ufficio di Angela Merkel, fra la Cancelliera, il presidente francese Hollande e il presidente della Commissione Ue Juncker. L’incontro è stato improvvisamente allargato al presidente della Bce Draghi e al direttore del Fmi Christine Lagarde.

Sul tavolo c’era il dossier Grecia che, in giugno, deve restituire 1,6 Mld al Fmi ma, dopo aver dato fondo ad ogni risorsa per fare fronte alle scadenze passate, si trova ora con le casse vuote. Venerdì scade una prima tranche del debito e Atene ha dinanzi il default.

I leader europei e i vertici della Bce e Fmi sono consapevoli dell’effetto dirompente che il fallimento greco avrebbe sull’euro e sull’Eurozona, ancora fragilissima per la crisi perdurante; per questo da un canto hanno esaminato le misure da mettere in atto per limitare i danni abbandonando la Grecia al suo destino, dall’altro hanno dato mandato ai tecnici della Ue, Bce e Fmi di predisporre un accordo “prendere o lasciare” da sottoporre ad Atene.

Le trattative che si trascinano dal 25 gennaio, data della vittoria di Syriza, hanno bruciato inutilmente oltre quattro mesi per la contraddittoria gestione tenuta dal Governo Tsipras che, invece di condurre la trattativa in modo chiaro e lineare, ha alternato atteggiamenti concilianti verso le richieste dei creditori (Ue, Bce, Fmi) con bruschi voltafaccia, indebolendo la propria posizione negoziale e suscitando il malcontento della popolazione greca.

Adesso, Tsipras si trova con le spalle al muro perché non può accettare ulteriori cedimenti ai creditori su nuovi tagli a pensioni, stipendi e programmi sociali, e inasprimenti della tassazione, che rinnegano il programma con cui è stato eletto, è ha davanti la rivolta di un’ala del suo partito che gli rinfaccia le sue esitazioni e gli atteggiamenti contraddittori.

L’aver accettato sin dall’inizio di negoziare secondo termini, regole e argomentazioni dei creditori, eludendo il vero problema, che è la dimensione di un debito ormai non rimborsabile dall’economia greca, ha tolto a Tsipras sia credibilità che soluzioni praticabili, venendo meno al mandato che il Popolo greco gli aveva consegnato, e dato il tempo alle Istituzioni internazionali di prepararsi al suo fallimento.

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