“Crisi di pace in Afghanistan” webinar per la Giornata Internazionale della Pace Onu
Come ogni anno, il 21 settembre si celebra la Giornata Internazionale della pace Onu, quando tutte le nazioni sono esortate a osservare la ricorrenza con iniziative di formazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. A commemorare la giornata, anche la Fondazione per il dialogo e la Solidarietà delle Nazioni Unite (FodaSun) con sede in Iran, un’organizzazione non governativa che opera per la realizzazione della pace e dei diritti umani, della tolleranza e dell’amicizia tra le nazioni. La Fondazione ha tenuto il webinar “Crisi di pace in Afghanistan”, con diverse figure internazionali di spicco.
Clare Daly: la tragedia più ampia per l’Afghanistan non è iniziata ad agosto
Durante il webinar, Clare Daly, un membro irlandese del Parlamento europeo, ha menzionato una forma acuta di isteria da parte dei politici tradizionali e dei media dell’establishment che è stata vista nelle ultime settimane, in cui dopo venti anni di totale mancanza di preoccupazione per gli afghani è stata rilevata nei media “un’improvvisa, intensa preoccupazione opportunistica per il benessere di alcuni afghani”.
L’eurodeputata per le relazioni con l’Afghanistan ha affermato che la tragedia più ampia per l’Afghanistan non è iniziata ad agosto, quando le forze statunitensi si sono ritirate dal Paese, aggiungendo che i talebani sono sempre stati destinati al potere alla fine dell’occupazione. “Nessun serio seguace degli eventi nel Paese si aspettava qualcosa di meno. La loro acquisizione dovrebbe essere vista come un sintomo dell’occupazione americana, non la sua alternativa”, ha aggiunto.
Alla fine delle sue osservazioni, Daly ha affermato che la guerra in Afghanistan è stata un abominio dall’inizio alla fine, che non ha mai avuto l’obiettivo di portare pace o progresso agli afghani, quelle erano solo scuse. “La democrazia non può essere diffusa con la punta di una pistola. È stata una scappatella, una calamità, ed è andata avanti così a lungo non per mantenere la rotta ma perché erano coinvolti molti soldi, e molte persone – élite afghane e occidentali – si sono sentite molto a proprio agio in questa situazione”.
Patrick Wintour: importante mantenere il dialogo senza dimenticare l’Afghanistan
Patrick Wintour, giornalista e redattore diplomatico di The Guardian, ha affermato: “È importante mantenere il dialogo il più possibile. Alcuni degli eventi importanti stanno ancora accadendo in Afghanistan. Sarebbe un vero peccato se il mondo si spostasse su un altro argomento e si dimenticasse dell’Afghanistan. Con le sanzioni americane è molto difficile per alcune agenzie umanitarie aiutare legalmente l’Afghanistan”. Ha posto poi l’accento sulla necessità di un governo inclusivo afghano non proveniente da una sola etnia.
Stefano Vernole: Afghanistan Paese difficile da governare
Stefano Vernole, vicedirettore dell’Eurasia Journal e coordinatore dell’Eurasia Mediterranean Study Center ha dichiarato al webinar che la situazione in Afghanistan è molto strana e non facile da risolvere, aggiungendo che: “L’unico problema è se i talebani saranno in grado di costruire un governo che rappresenti la componente etnica e religiosa del Paese. L’Afghanistan è un Paese molto difficile da controllare perché è formato da catene montuose e la sua popolazione è tutt’altro che omogenea dal punto di vista etnico”.
Ferdows Hakeem: prudenza nel riconoscere talebani ed Emirato islamico
Al termine dell’incontro, Ferdows Hakeem, ricercatore di scienze politiche dell’Università di Selçuk in Turchia, ha presentato un’analisi della situazione attuale in Afghanistan, esortando il mondo e la comunità internazionale, nonché le Nazioni Unite, a non affrettarsi a riconoscere i talebani e l’Emirato islamico, accusando i talebani di non rispettare i diritti delle donne e i diritti umani.
di Cristina Amoroso