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Crimini di guerra contro prigionieri di Gaza

Crimini di guerra – Sde Teman, spesso definita la “Guantanamo israeliana”, è nota per il trattamento disumano riservato ai prigionieri palestinesi. Si trova all’interno della base militare del Comando meridionale dell’esercito israeliano. È stata riaperta con lo scoppio della guerra di Gaza il 7 ottobre 2023 per detenere i palestinesi catturati nella Striscia di Gaza, nonché i membri dell'”Unità d’élite” delle Brigate Izz al-Din al-Qassam, l’ala militare del Movimento di Resistenza Islamica Hamas.

La base militare, istituita all’inizio degli anni ’40 durante il mandato britannico e situata a circa 10 chilometri a nord-ovest della città di Beersheba, comprende anche un quartier generale alternativo per la direzione di coordinamento e collegamento a Gaza, nonché strutture di detenzione, utilizzate anche durante precedenti operazioni militari a Gaza. Durante la battaglia di Al-Furqan, chiamata “Piombo Fuso” nel 2008, e durante la battaglia di Al-Bunyan Al-Marsous, chiamata “Operazione Margine Protettivo” nel 2014, l’esercito israeliano ha arrestato centinaia di palestinesi provenienti da Gaza.

Durante Al-Aqsa Storm, circa 1.500 abitanti di Gaza sono stati arrestati in base a un ordine militare emesso dal ministro della Difesa, Yoav Gallant. Strutture di detenzione sono state istituite all’interno della base militare, in modo che i detenuti fossero supervisionati dall’esercito israeliano e dai servizi di sicurezza, senza che l’autorità carceraria israeliana abbia alcuna autorità su di loro, al fine di nascondere i crimini di guerra commessi contro i detenuti.

Crimini di guerra “legalizzati”

Rapporti di organizzazioni internazionali per i diritti umani indicano che i detenuti a Sde Teman sono trattenuti senza accusa e sono spesso etichettati da Israele come “combattenti illegali”, privandoli dei diritti legali fondamentali come l’accesso agli avvocati. A metà del 2024, circa 849 persone sarebbero state detenute in queste condizioni, molte delle quali tenute in gabbie sovraffollate, sempre bendate e ammanettate. Gli informatori e le organizzazioni per i diritti umani hanno documentato violazioni sistematiche, tra cui:

  • Torture fisiche e psicologiche: i detenuti hanno riferito di essere stati picchiati, costretti in posizioni stressanti e sottoposti a isolamento per lunghi periodi. Alcuni hanno subito gravi ferite che hanno portato all’amputazione degli arti.
  • Violenza sessuale: sono emerse indicazioni e prove che l’esercito di occupazione ha commesso violenza sessuale contro i detenuti, con rapporti che indicano che le guardie donne erano coinvolte in pratiche abusive contro i detenuti uomini.
  • Morte e negligenza medica: è stato riferito che almeno 36 detenuti sono morti durante la detenzione, spesso per cause inspiegabili. I medici che lavorano nel campo hanno espresso preoccupazione per il trattamento dei detenuti, comprese le cure mediche inadeguate e l’incuria.

Violazioni dei diritti più elementari dell’uomo

La situazione evidenzia gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale e l’urgente necessità di indagini indipendenti sul trattamento delle persone protette in conformità con le Convenzioni di Ginevra del 1949. Le somiglianze tra Sde Teman e Guantanamo Bay sottolineano continue preoccupazioni sulla legalità e l’etica delle pratiche di detenzione militare nelle aree di conflitto, in particolare per quanto riguarda il trattamento degli individui classificati come legalmente protetti, ma accusati di aver commesso atti che minacciano la sicurezza nazionale.

Da questo punto di vista, la questione ruota attorno alla “Legge sui combattenti illegali” che l’esercito di occupazione utilizza per giustificare le sue violazioni e crimini di guerra contro i prigionieri e i civili rapiti (protetti dal diritto umanitario internazionale), e come questa legge e i suoi articoli sono considerati uno strumento di attuazione dei crimini di guerra e delle violazioni dei diritti più elementari dell’uomo.

di Redazione

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