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Siria, armi della Cia destinate ai “ribelli” vendute al mercato nero giordano

Siria – Un rapporto rivela che le armi fornite dall’agenzia statunitense di spionaggio Cia e dal regime saudita per i “ribelli” che combattono il governo siriano, sono state vendute al mercato nero in Giordania.

Secondo il rapporto del New York Times, le armi sono state rubate da agenti dei servizi segreti giordani e venduti ai commercianti di armi al mercato nero. Alcune delle armi rubate sono state utilizzate in una sparatoria quando sono stati uccisi degli americani in una struttura di formazione della polizia ad Amman, aggiunge il rapporto. Le armi usate nella sparatoria erano originariamente arrivate in Giordania nell’ambito del programma di formazione dei “ribelli” siriani, ha rivelato il giornale. Il furto delle armi, che si è concluso mesi fa dopo lamentele da parte dei governi americano e saudita, ha portato ad una marea di nuove armi disponibili sul mercato nero, ha aggiunto il New York Times.

Nel mese di ottobre 2014, Daesh ha rilasciato un video in cui si vantava di recuperare armi e rifornimenti che l’esercito americano aveva destinato per rifornire i combattenti curdi nella città siriana di Kobanê. L’analisi condotta dal “New York Times” è stata criticata dalle autorità di Amman.

Il programma di formazione per armare i cosiddetti “ribelli moderati” siriani, noto con il nome in codice di “Sycamore”, ha avuto inizio a partire dal 2013 ed è stato gestito dalla Cia insieme ad altri servizi di intelligence dei Paesi arabi. Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita sono i maggiori contributori. In particolare Riadh contribuisce all’acquisto di armi, mentre l’intelligence Usa gestisce la formazione dei miliziani. Ad oggi l’esistenza del programma è classificata, come lo sono tutti i dettagli circa i costi. Secondo il “New York Times”, in tre anni la Cia ha formato migliaia di mercenari. Il programma di formazione è basato in Giordania in campi situati vicino al confine con la Siria.

Le voci di un intenso traffico di armi sono iniziate a circolare negli ambienti governativi giordani già a partire dallo scorso anno, quando in alcuni punti vendita di armi sono stati trovati ingenti quantità di armamenti di provenienza statunitense e saudita. Per il momento Cia e Pentagono hanno rifiutato di commentare le rivelazioni, mentre il Dipartimento di Stato Usa ha sottolineato attraverso il portavoce John Kirby che le relazioni tra Washington e Amman restano solide. “Gli Stati Uniti apprezzano profondamente la lunga storia di collaborazione e amicizia con la Giordania. Siamo impegnati a garantire la sicurezza del Paese e collaboriamo a stretto contatto con le autorità per affrontare le sfide della sicurezza comune”, ha dichiarato il funzionario Usa.

di Cinzia Palmacci

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