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Ue: Italia, maxi multa da venti milioni di euro per non aver rispettato normativa rifiuti in Campania

di Adelaide Conti

Vorremmo poter raccontare di un Paese che è di buon esempio per gli altri; di un Paese che rispetta le regole e che svolge diligentemente i compiti che gli sono stati assegnati per casa. Insomma, di un altro Paese, non del nostro. E così accade che la Corte di giustizia dell’Unione europea condanni l’Italia ad una multa di 20 milioni di euro per non aver rispettato la normativa europea sui rifiuti in Campania. Per i giudici europei, inoltre, l’Italia dovrà corrispondere una sanzione di 120 mila euro per ciascun giorno di ritardo nell’attuazione della sentenza risalente al 2010.

La questione riguarda lo smaltimento dei rifiuti in Campania, entrato in crisi nel 2007, a seguito del quale la Commissione europea ha proposto di portare L’Italia dinanzi alla giustizia Ue per inadempimento nell’applicazione di una direttiva comunitaria del 2006. In particolare, si imputa all’Italia “la mancata creazione di una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento” e di non aver adottato, per la Regione Campania, “tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti fossero recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente”.

In parallelo a tale ricorso per inadempimento, la stessa Commissione ha rifiutato di pagare all’Italia contributi finanziari che essa aveva in precedenza approvato per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti nella regione. Come dire, dopo il danno la beffa. C’è da chiedersi come sarebbero andate le cose se il nostro Paese avesse recepito e attuato le direttive europee in merito allo smaltimento dei rifiuti fin da subito. Forse, oggi i danni ambientali che si contano in Campania sarebbero meno ingenti. L’appellativo Terra dei Fuochi pare persino poco, perché non restituisce pienamente la catastrofe ecologica, l’ecocidio che si è consumato negli anni e che continua ancora adesso a consumarsi in questi luoghi. Sono oltre sessanta i comuni, in quella fascia di territorio a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, che si sono visti espropriati della fertilità delle loro terre, dopo che le diverse famiglie camorriste (nel disinteresse generale delle varie amministrazioni) hanno interrato centinaia di tonnellate di rifiuti tossici provocando l’irrimediabile devastazione dell’ambiente.

Basta considerare che molte discariche abusive, la cui illegalità è nota a tutti, venivano utilizzate periodicamente per riversare tonnellate di spazzatura, durante le diverse emergenze rifiuti che hanno visto protagonisti negli ultimi anni la città di Napoli e i comuni limitrofi. In altre parole, durante le emergenze rifiuti, i camion della nettezza urbana comunale venivano svuotati in discariche che non dovevano neanche esistere perché del tutto abusive. Eppure la stessa Commissione, tra il 2010 e il 2011, ha segnalato più volte problemi di raccolta dei rifiuti in diverse città campane parlando di sei milioni di tonnellate di “ecoballe” che a tutt’oggi devono essere smaltite. Un’operazione che richiederà verosimilmente quindici anni prima che possa essere conclusa.

Ci auguriamo che la multa inflitta all’Italia possa rappresentare, in qualche modo, una motivazione in più per trovare soluzioni immediate. Ora la parola d’ordine è “bonifica”. Occorre ripulire, ripristinare, restituire la fertilità alla terra, mettere in sicurezza quei tanti appezzamenti di terreno in cui il livello di inquinamento è palesemente irreversibile. Magari adesso che è l’Europa a chiedere più attenzione e controllo punendoci in caso contrario con castighi a dir poco salati, l’Italia impara a fare bene e subito i compiti. Magari.

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