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Coronavirus, scoppiano le rivolte nelle carceri

Come se non bastasse il trambusto sociale del coronavirus, l’Italia si trova a dover fronteggiare un altro problema non meno grave dell’epidemia. Come in un film dove vi sono congiunzioni di virus e di rivolte, il periodo che l’Italia si sta trovando a vivere è lontano, purtroppo, dall’essere un cult movie di Hollywood. Negli ultimi giorni le rivolte all’interno delle case circondariali sono esplose in tutto il territorio nazionale con i casi più gravi a Foggia dove vi è stata una vera e propria evasione sino a Modena, San Vittore, Milano, Ferrara. La motivazione ufficiale di tali sommovimenti è dovuta alle restrizioni dei colloqui dovuti all’emergenza del coronavirus, ma a fare da sfondo vi è un malessere latente che ha trovato solo la motivazione ufficiale per esplodere: il sovraffollamento, male atavico che nessun governo ha voluto mai affrontare e risolvere.

I penitenziari presso la quale si sono registrate le rivolte sono circa 27 con il caso di San Vittore, placatosi dopo ore di trattative portate avanti da due Pm e i detenuti che si erano rifugiati sul tetto. I tumulti nel carcere milanese nascono dai detenuti de “La Nave”, il reparto modello riservato a coloro che soffrono di dipendenza. Creato nel 2002 all’interno del carcere di San Vittore, ospita persone che hanno scelto la strada del recupero e prevede celle aperte per 12 ore e attività di psicoterapia.

Coronavirus, morti detenuti nelle rivolte delle carceri

Purtroppo si contano i morti che sono 6 tutti nel carcere di Modena, dove tutto è nato, mentre sono 10 gli evasi dal carcere di Foggia che sono stati fermati subito dopo dalla polizia e dai carabinieri intervenuti per dar manforte alla polizia penitenziaria. Una rivolta che con il passare delle ore si è allargata sempre di più sino ad arrivare al carcere dell’Ucciardone di Palermo e alla casa circondariale di Augusta.

Si teme soprattutto per le proteste al Regina Coeli di Roma e Rebibbia dove i parenti dei detenuti hanno bloccato le strade adiacenti i due carceri. Altre rivolte sono state poi sedate ad Alessandria e Verona. La politica prende atto dell’ennesima situazione tragica dopo quella della sanità tanto che dal Pd arriva la proposta di consentire i domiciliari a chi è vicino al fine pena in modo da affrontare il problema del sovraffollamento.

ll Garante nazionale delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, esprime “forte preoccupazione” per le proteste da giorni in corso in diversi Istituti penitenziari, proteste “sfociate talvolta in violenze inaccettabili, con conseguenze gravissime, prime fra tutte la morte di alcune persone detenute”.

Sistema carcerario al collasso

L’Associazione nazionale dirigenti e funzionari di Polizia penitenziaria chiede che “è opportuno che tutti gli attori istituzionali coinvolti nel mondo carcerario si facciano promotori di una corretta campagna di comunicazione, evitando strumentalizzazioni volte ad ottenere provvedimenti clemenziali”. Paolo Capone, leader Ugl osserva: “La Polizia penitenziaria in queste ore sta vivendo momenti di tensione all’interno delle carceri italiane. Il numero degli agenti è insufficiente a fronte di un sovraffollamento carcerario, tale da non consentire loro di fronteggiare in sicurezza le rivolte che possono verificarsi all’interno delle strutture. In tal senso, è vergognoso il disinteresse che il Governo ha dimostrato nei confronti delle forze di polizia penitenziaria, cui è assegnato il gravoso compito di tutelare e garantire la legalità nelle carceri”.

di Sebastiano Lo Monaco

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