Cronaca

Coronavirus, polemiche sul nuovo ospedale di Milano

Il Coronavirus ha messo le ali ai piedi a tutte le regioni che sino a poche settimane fa cercavano di risparmiare il più possibile sul comparto più bersagliato, la sanità. La regione Lombardia, che su 21 regioni è quella che sta piangendo le maggiori vittime, forte della nomea di “Locomotiva d’Italia” ha impresso una notevole accelerazione sulla costruzione di nuovi nosocomi, dettati più dalla necessità che dall’aver compreso il reale problema dei pochi posti letti.

L’ospedale, sorto alla Fiera di Milano, inaugurato con tanto di festeggiamenti stile terrazza Martini, stando alle faraoniche dichiarazioni del governatore Fontana dovrebbe accogliere solo 25 pazienti, promettendo miracoli su numeri e prestazioni mediche. Il progetto originale parla di un ospedale “modello Wuhan” dotato di 600 posti letto per la terapia intensiva, ma leggendo meglio e stando al racconto di Fontana si sarebbe dinnanzi a numeri nettamente inferiori.

La struttura dovrebbe accogliere 250 pazienti, ma non tutti i posti letto saranno subito disponibili visto e considerato che molto c’è ancora da fare dato che buona parte dell’ospedale è ancora un cantiere. Quindi, i numeri vanno a restringersi. Ezio Belleri, direttore del Policlinico di Milano, parla di 53 posti definendo la nuova struttura “la terapia intensiva più grande d’Italia”.

Dove sta la verità?

Stando a quanto dichiara Gallera, assessore al Welfare, si narra un’altra storia. Infatti, nel nuovo ospedale vi saranno attivi dai 12 ai 24 posti di terapia intensiva meno della metà di quelli messi in piedi nei primi otto moduli. Riassumendo, si è molto lontani non solo dai 53 posti di Belleri, ma soprattutto dai 250 sbandierati da Fontana.

Cosa succederà quando tutto finirà? È la domanda delle cento pistole perché non è solo la Lombardia a costruire ospedali visto che in altre regioni interi reparti sono stati spostati per far posto ai pazienti Covid-19. Reparti di malattie croniche come Talassemia vengono spostati in altri nosocomi dove non vi è l’emergenza Coronavirus. Anche qui sorge la domanda: un domani questi reparti torneranno al loro luogo d’origine?

Il post Coronavirus

Il ministro della Sanità, Roberto Speranza, ha dichiarato che la struttura di Milano rimarrà attiva anche dopo la fine dell’emergenza Covid-19, ed è propenso a creare altre strutture simili nel centro Italia e nel Sud. In realtà, l’ente Fiera vorrebbe smantellarlo non appena cesserà l’emergenza.

Quanto costa il tutto? Mistero. Fontana ha assicurato che i finanziamenti avrebbero coperto tutte le spese, per Pazzali dell’ente Fiera il costo dovrebbe aggirarsi intorno ai dieci milioni di euro alla quale vanno aggiunti i costi dei macchinari. Rimane l’impressione che si sia dinnanzi all’ennesima narrazione vincente della Lombardia, la regione dove tutto funziona e dove tutto marcia in tempi veloci, una narrazione che vorrebbe mascherare gli errori commessi. Altro esempio arriva dall’Emilia Romagna, che ha cercato di curare a domicilio i positivi al coronavirus, diminuendo di fatto gli ingressi negli ospedali e non sovraccaricando le terapie intensive.

di Sebastiano Lo Monaco

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