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Coronavirus II^ parte: risorse economiche e missioni militari

Il coronavirus sollecita interventi e vista la necessità urgente di reperire risorse economiche perché le persone possano attutire la momentanea mancanza di guadagni dal lavoro, potrebbe essere lecito riflettere su cosa lo Stato potrebbe risparmiare. Per diversi motivi, agevolmente il pensiero corre alle Missioni Internazionali in cui il Paese è impegnato: primo perché oggi l’Italia è in guerra con un nemico in patria, secondo perché servono tanti soldi e le missioni costano molto, terzo perché in questo momento emergenziale più che mai la politica estera deve volgere all’interesse nazionale.

Carte alla mano, sono moltissime le missioni in ballo sotto il cappello della Nato, in nome dell’Onu, su mandato dell’Ue. Ve ne sono anche di “indipendenti” e a seguito di importanti accordi bilaterali. Chiaramente se si fa parte di un contesto non è semplice lasciare il campo, soprattutto se in ballo ci sono intese internazionali, ma da qualche parte, come altri prima hanno fatto, bisogna pur iniziare. La scelta dev’essere chiaramente strategica.

Le missioni estere

In breve sotto il cappello della Nato siamo in Lettonia dal 2016, operazione “Baltic Guardian”. Su richiesta dei Paesi baltici e della Polonia, la Forza Atlantica ha ritenuto di potenziare la sua presenza sul fianco est dello spazio euro-atlantico dispiegando 4 battle group in Estonia, Lettonia, Lituania, e Polonia. L’Italia è attualmente presente con una consistenza annuale massima autorizzata di 166 militari e 50 mezzi terrestri.

L’Italia è in Kosovo con diverse operazioni in ambito Nato, la missione è Kfor, Joint Enterprise e ci siamo dal Giugno 1999. Lo scopo è contribuire a mantenere la sicurezza e la libertà di movimento, assistere lo sviluppo delle istituzioni e favorire la cooperazione internazionale. È di 538 la presenza di militari sul posto, più 202 mezzi terrestri e un aereo. Il nostro Paese ha il comando dell’intera missione.

L’Afghanistan è un altro punto focale della nostra politica estera. Il nome della missione  in ambito Nato è “Resolute Support”, va avanti dal 2015 ed è “No Combat”. Ottocento militari, 145 mezzi terrestri, 8 aerei e il tutto distribuito tra Kabul ed Herat. L’Esercito Italiano, il personale e i mezzi della Marina Militare, dell’Aeronautica e i Carabinieri sono lì per addestrare e assistere le forze armate afghane.

Missioni nel Mediterraneo

Nel Mediterraneo esiste l’operazione “Sea Guardian” nata nel 2001: si tratta di una forza multinazionale composta da navi appartenenti a diverse nazioni dell’Alleanza avente come scopo la sicurezza marittima. Nel 2016 è stata reindirizzata e attualmente si coordina con l’operazione “Sophia”, con Frontex dell’Unione Europea e con la Guardia Costiera Italiana. Il nostro contributo è di 54 Militari, un mezzo navale e un mezzo aereo.

Siamo in Iraq con la Nato dal 2016 per sostenere il Governo e combattere il terrorismo. In questo territorio però il contingente italiano è presente anche sotto altre missioni che di seguito verranno citate.

L’Operazione “Standing Naval Forces” è stata costituita sulla base dell’articolo 5 del trattato Atlantico. L’Italia partecipa periodicamente ad essa nel Mediterraneo con 259 militari, 2 unità navali e un mezzo aereo. In generale si tratta di una forza navale di reazione immediata costituita da uno “Standing Nato Maritime Group” nell’Atlantico orientale e da uno nel Mar Mediterraneo con compiti di pattugliamento e sorveglianza aero-marittima.

Il secondo corpo della Missione è formato da uno “Standing Nato Mine Counter Measures Group” composto da un gruppo nell’Atlantico Orientale e da un secondo nel Mar Mediterraneo specializzati in attività di contromisure mine. La Standing Naval Forces è una forza a disposizione della Nato per la condotta di attività esercitative e operative al fine di garantire una capacità marittima e di deterrenza continua. Nella sostanza rappresenta una prima possibile risposta dal mare a un’eventuale crisi.

Ambito Onu

In ambito Onu siamo in Mali dal 2013, operazione “Minusma“. Lo scopo è supportare la riconciliazione nazionale e la stabilizzazione del territorio e delle istituzioni. Attualmente sono impegnati sette militari nel quartier generale della missione a Bamako.

Unifil” in Libano è una delle nostre missioni più importanti. Il confine sulla Blu Line è sempre caldo tra Israele e il Paese dei cedri e l’attività di sminamento è uno dei nostri compiti in quella zona. Il personale autorizzato annualmente è di 1076 militari, 278 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei.

Della missione a Cipro si sente parlar poco, ma la nostra presenza esigua è strategicamente utile qui. L’Onu controlla una “Buffe Zone” lunga 180 km che separa il Nord turco e il Sud greco. Nicosia, la capitale, è divisa in due da questa linea.

La missione “Minurso” opera nel Sahara Occidentale e ha lo scopo di verificare il cessate il fuoco tra il “Fronte “Polisario” e il Marocco. Un referendum ancora tutto da organizzare sarà il mezzo grazie al quale il popolo del Sahara Occidentale sceglierà tra l’indipendenza o l’integrazione a Rabat. L’Italia partecipa con un massimo di due ufficiali.

Missioni europee

Di seguito si elencano le numerose missioni europee, la cui utilità è tutta da valutare nei mezzi espressi e nell’organizzazione.

L’operazione “EUNAVFOR – OP Atalanta” nell’Oceano Indiano e in Somalia segna l’impegno contro la pirateria. La consistenza massima è di 407 militari, 2 mezzi navali e 2 mezzi aerei.

Mali, operazione “EUTM” – Union Training Mission esiste dal Gennaio 2013 e consiste nell’addestramento e nell’assistenza a favore delle Forze Armate Maliane. Il nostro contingente nazionale approvato è di 12 militari tra istruttori e personale di staff.

La missione “EUTM” Somalia dal 15 Febbraio 2010 è dispiegata per sviluppare e potenziare il settore della sicurezza. L’Italia partecipa con 123 militari e 20 mezzi terrestri.

Altra operazione in Somalia prende il nome di “EUCAP Somalia”. Approvata nel 2011 mira a rafforzare la capacità del Paese nell’applicazione del diritto marittimo. Tre militari italiani sono impegnati sul posto.

Nel Mediterraneo Centrale abbiamo l’operazione “Joint Operation Themis” lanciata in cooperazione con Frontex, la quale sostituisce “Triton” ed ha lo scopo di aumentare la sicurezza delle frontiere esterne dell’Ue attraverso il controllo dei flussi migratori.

In Africa

Si torna in Africa e troviamo la “Sahel-Mali Eucap” istituita nel Gennaio 2015 allo scopo di contribuire ulteriormente alla stabilità puntando alla riforma e al rafforzamento dell’apparato istituzionale su ogni fronte. In questo territorio, nel Sahel, il contrasto al terrorismo e alla criminalità è fondamentale. L’Italia partecipa con quattro militari.

Nel Mar Mediterraneo abbiamo l’Operazione “Sophia” lanciata il 22 Giugno 2015. Si tratta della prima operazione militare europea nel Mediterraneo, è condotta dall’Italia ed è finalizzata al contrasto del traffico di esseri umani e al ritorno della stabilità in Libia. Fa parte del compito di “Sophia” anche la formazione della Guardia Costiera Libica. Il nostro Paese partecipa con 520 militari, una unità navale e tre assetti aerei. La sede del comando strategico dell’operazione è a Roma-Centocelle.

Nel Continente Africano, in zone strategiche come Repubblica Centraficana, Niger-Sahel, ci siamo ma con soli rispettivamente tre e due militari.

Segue in Europa “Eulex”, Kosovo, operazione che si caratterizza come una missione di polizia europea importante per il controllo dello stato di diritto nel Paese (Rule of Law), dichiaratosi indipendente nel Febbraio del 2008 ma non riconosciuto da tutti.

Sono ugualmente numerose le missioni di organismi indipendenti e quelle strategiche frutto di accordi bilaterali.

In Egitto abbiamo la Mfo (Multinational Force and Observers) finalizzata al controllo dei confini tra Egitto e Israele. In Libano c’è “Mibil”, a Malta la “Miccd”, negli Emirati Arabi Uniti c’è “Eau Al-Minhad” che funge da supporto per le operazioni in Afghanistan, in Iraq dove è operativa“Prima Parthica”, nel Corno d’Africa e nell’Oceano Indiano.

Operazioni generate da accordi bilaterali

Successivamente si sottolineano le operazioni generate da accordi bilaterali come: Libia (400 militari, 130 mezzi terrestri, navali e aerei), la “Misin” in Niger (290 militari, 160 mezzi terrestri, 5 mezzi aerei), in Gibuti in essere c’è la “Bmis” dove la nostra base militare serve da supporto alla zona, crocevia strategico per le linee marittime del Mediterraneo, verso il Golfo Persico, il sud est asiatico,verso il sud Africa e il Canale di Suez.

Tra tutte queste missioni internazionali è necessario soffermarsi sull’operazione “Prima Parthica” dove il contingente italiano è presente con 1100 militari, 305 mezzi terrestri e 12 mezzi aerei. Essa rappresenta una coalizione multinazionale contro Daesh formatasi a seguito della richiesta del rappresentante permanente all’Onu dell’Iraq avvenuta il 20 Settembre del 2014. L’Italia qui ha il compito di addestrare le forze curde (i Peshmerga) e quelle irachene rispettivamente a Erbil e a Baghdad.

Per lasciare alcune di queste missioni è necessario soltanto scegliere bene, con lungimiranza; non c’è bisogno di abbandonare alcun assetto internazionale o politico. Qualsiasi discorso che punti a questo tema è banale. Le operazioni militari non sono eterne per nessuno e la storia recente lo dimostra.

di Ilaria Parpaglioni

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