Coronavirus e le evidenti responsabilità
È passata appena una settimana dall’annuncio del Premier Giuseppe Conte che imponeva misure restrittive agli italiani, invitandoli a rimanere il più possibile in casa onde evitare assembramenti ed incontri con possibili infetti. È un dato di fatto, il coronavirus ha già modificato lo stile di vita di una buona parte della popolazione, anche se ne rimane una corposa fetta che si ostina ad ignorare il Decreto tanto da costringere governo e presidenti delle regioni ad un’ulteriore stretta.
Eppure molti hanno dimenticato da dove tutto è nato, quel 21 febbraio in cui il primo focolaio a Codogno venne sottovalutato, innescando la diffusione del virus. Il primo paziente, il 38enne di Codogno che venne rimandato a casa, le ritrosie della moglie nel raccontare che il marito era stato a cena con un collega proveniente dalla Cina, anche se solo dopo giorni si scoprì che non era quella la ragione del contagio.
Il 23 Febbrario, altra gestione pessima di quella che diventerà il secondo focolaio e che sino adesso sta pagando le maggiori vittime dovute al coronavirus. L’ospedale Presenti Fenaroli che chiude dopo aver avuto il primo caso salvo poi, misteriosamente, riaprire qualche ora dopo come se nulla fosse innescando il focolaio di Bergamo.
Coronavirus, una gestione fallimentare
Cosa succede domenica 23 febbraio 2020? Nel pomeriggio, dopo lo scoppio del primo focolaio di Codogno, all’ospedale Presenti Fenaroli di Alzano Lombardo vengono accertati due casi di coronavirus. Uno di questi due paziente trascorre molto tempo in corsia e ciò si rivelerà fatale. L’ospedale viene chiuso non appena si viene a sapere del contagiato, ma riapre alcune ore dopo senza che nessuno abbia sanificato la struttura e senza l’immediata costituzione di un triage differenziato né di percorsi alternativi.
Nei giorni successivi, infermieri e medici che erano stati a contatto con il paziente infetto mostrano i primi sintomi del coronavirus e risultano positivi al tampone. Qualche giorno dopo, il tampone verrà fatto solo a coloro che mostrano dei sintomi e non più anche agli asintomatici. Quindi, come si sarebbe dovuto limitare il contagio se non si isolano i possibili vettori? Ricordiamo che stiamo parlando del fiore all’occhiello della Regione Lombardia, il sistema sanitario tanto invidiato e osannato.
Molte delle persone che sono transitate dal pronto soccorso di Alzano Lombardo non vengono contattate, monitorate e isolate, se ne vanno in giro ignari di essere delle bombe infettive. Intanto, il virus continua a falcidiare il personale ospedaliero. I sindaci emettono ordinanze ormai inutili, stringono i ranghi. Dopo tre settimane, Alzano Lombardo arriverà a contare già 50 morti sette volte di più della media.
I responsabili ci sono
Il ladrocinio perpetrato dalla classe politica sul settore sanitario è una delle cause principali di quanto sta accadendo in questi giorni. Non si è voluta chiudere una zona di 25mila abitanti dovendo obbligatoriamente chiudere successivamente una regione di undici milioni di persone, sino ad arrivare alla chiusura dell’intera nazione. Adesso, per portare via le bare dalla provincia di Bergamo servono i camion dell’esercito.
di Sebastiano Lo Monaco