Cop 28, ennesimo buco nell’acqua?
Per capire un po’ meglio la situazione bisogna visualizzare due fattori importantissimi: nel 2023 è stata utilizzata energia fossile più di quanto ne fosse stata utilizzata in passato; il secondo fattore è che la Cop 28 del 2023 si è tenuta a Dubai, regno delle petromonarchie.
Otto anni fa il mondo era diverso, in primis non c’era stato il Covid-19 a stravolgere i giochi e poi c’erano guerre così “globali” come quelle in corso in Ucraina e in Palestina. Un mondo diverso, dove si credeva che da quegli accordi potesse venire qualcosa di buono.
Non che nel passato si possano trovare successi eclatanti, certo, gli accordi di Parigi lasciavano intravedere altri scenari ma, nella sostanza, niente sarebbe cambiato perché quelle erano solo buone intenzioni impossibili da mettere in pratica. A Dubai si è chiesto a coloro che grazie a quel sistema producono ricchezza, di mettere un freno all’emorragia creata da quel mostro che è il “capitalismo.”
Cop 28, Usa e Cina a casa
Sono loro due i peggiori inquinatori del mondo che si sono presentati a mezzo servizio. A fare la voce grossa è stata la sgangherata Unione Europea indossando il saio bianco e il cilicio, solito abbigliamento utilizzato durante queste manifestazioni. Per l’Italia ha partecipato Pichetto Frattin che, senza proferir parola alcuna, è rientrato a Roma emettendo emissioni a bordo del volo di stato.
A che serve questo carrozzone?
La domanda allora è: a che serve tutto ciò? Oltre a far muovere aerei che inquinano e far vedere posti esotici a ministri e primi ministri con corte a seguito? Può, il mondo essere salvato da coloro che vivono grazie al suo depauperamento come grandi aziende, multinazionali e corporazioni varie? C’è poco da stupirsi nel vedere la location del prossimo incontro: Baku, Azerbaijan, dove i due terzi delle entrate di questo Paese sono collegate, guarda caso, proprio a petrolio e gas.
di Sebastiano Lo Monaco