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Continua la lotta dei prigionieri palestinesi

di Manuela Comito

Sono circa 5200 i prigionieri palestinesi che hanno iniziato lo sciopero della fame, in solidarietà con i 120 prigionieri in detenzione amministrativa che hanno avviato questa forma di protesta da ormai 29 giorni. Lo scopo della protesta è di fare pressione sul governo israeliano, affinché rispetti i diritti dei detenuti, mettendo fine all’applicazione indiscriminata e senza criterio alcuno della detenzione amministrativa.

La detenzione amministrativa è una pratica prevista dal Diritto Internazionale in casi limite, ma il governo di Tel Aviv la applica senza tenere conto delle condizioni previste dalla legge, soprattutto nel tentativo di “sbarazzarsi” di palestinesi per i quali non vi sia un preciso capo di imputazione. La durata della detenzione amministrativa è di 6 mesi, ma può essere prorogata (e Israele lo fa sempre) a tempo indeterminato.

Secondo un rapporto del Ministero degli Affari dei Detenuti Palestinesi, più di 40 detenuti nella prigione israeliana di Ktziot, nel Negev, hanno iniziato lo sciopero della fame in sostegno dei prigionieri in detenzione amministrativa. Ad essi si sono uniti anche 120 prigionieri, tra cui i due leader Marwan Barghouti e Ahmed Saadat, entrambi detenuti, che per un giorno hanno rifiutato i pasti, in segno di protesta. L’organizzazione per i diritti dei prigionieri palestinesi Addameer stima che siano 186 i prigionieri attualmente detenuti in detenzione amministrativa.

Secondo l’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), più di 800 mila palestinesi sono stati arrestati dal 1967 e 5224 sono quelli attualmente detenuti; tra questi, 202 minori. Allo sciopero della fame hanno aderito anche alcuni prigionieri affetti da gravi patologie, per i quali la protesta potrebbe rivelarsi fatale: Adnan Yunis Abu Tabana, ipertensione e diabete; Abdul Khaliq Hassan Natshah, 66 anni, ipertensione; Hussein Omar, 63 anni, diabete e ipertensione; Mohammed Abu Sharakha, 43 anni, patologie al fegato e ai reni; Hussein Abu Kqwik, 58 anni, ipertensione; Azzam Shuaiki, patologie cardiache e ipertensione; Yasser Mansur, 50 anni, ipertensione e diabete; Mahmoud Ramahi, 50 anni, ipertensione e diabete; Hassan Amir, 44 anni, ipertensione; Muha’id Sharab, patologie cardiache.

Il governo israeliano non ha alcuna intenzione di porre un freno alla politica della detenzione amministrativa, né di accogliere le richieste dei detenuti, tanto che il 19 maggio scorso, Giornata Internazionale a sostegno dei prigionieri in sciopero della fame, il parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato una legge per nutrire forzatamente i prigionieri che attuano questa forma di protesta, dimostrando, ancora una volta, di essere in condizione di porsi impunemente al di sopra delle leggi internazionali.

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