Con la Bonino l’Italia spalanca le porte a Israele
Dice “No alla guerra in Siria”, il nuovo Ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, appena nominata dal Governo Enrico Letta, dopo l’urgente intervento di Napolitano, per gestire i rapporti politici, economici, sociali e culturali dell’Italia con l’estero.
Ma è un No che implica, di fatto, la condanna verso il governo di Bashar Al-Assad in Siria che, secondo quanto dichiarato dalla stessa in altre occasioni, sarebbe assolutamente “da isolare”. Poche parole invece riguardo le trattative dell’Unione Europea con le varie opposizioni al governo in Siria: dai finanziamenti economici ai rifornimenti di armi, incitati più dagli alleati Usa, l’Ue ha da poco iniziato a sostenere gruppi terroristici nella regione acquistando petrolio da zone controllate dagli stessi oppositori, in nome di una democrazia che sembra imporsi con metodi antidemocratici.
Forte sostenitrice delle ragioni dell’interventismo democratico occidentale, Emma Bonino è stata in prima linea nel Partito Radicale e già nel 2001 sostenne, insieme ad altri membri dello stesso, una campagna a favore dell’ingresso di Israele nell’Ue. Così scriveva in una nota del suo sito ufficiale: “L’idea di portare Israele nell’UE ha quasi vent’anni e che spero non abbia bisogno di altri venti prima che maturi nella coscienza collettiva, che diventi condivisa, e si trasformi quindi da «provocazione» in realtà”.
Secondo la Bonino, le ragioni per cui l’Unione Europea dovrebbe garantire costante sostegno alla politica israeliana sono tre. Innanzitutto Israele sarebbe “più incline a fare concessioni e trovare un accordo con i palestinesi (e i siriani) perché saprebbe di non dover contare più solo sulle sue forze, ma sul sostegno di quasi mezzo miliardo di cittadini europei”, dunque un alleato in più per l’esportazione di democrazia dopo il grande alleato statunitense. Poi ancora, secondo la stessa, per la costruzione di una “società ancora più liberale e aperta, fondata sempre più sui diritti individuali e sul pieno rispetto delle minoranze”, cosa che però abbiamo visto non avviene nei confronti dei palestinesi. Terzo, la possibilità per l’Europa di diventare “un vero attore strategico e influente in Medio Oriente”: con Israele alleato, l’Ue potrà anch’essa svolgere un ruolo importante nel diffondere l’idea di un “multilateralismo” e vincere quella dello scontro di civiltà.
Inevitabile sarà dunque opporsi ad ogni strategia politica della Russia che tende a difendere Damasco e bloccare molte risoluzioni incisive al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Emma Bonino chiama “transizione politica morbida” il piano di Obama di promuovere, secondo lei in modo indolore, la democrazia in Siria come fu del resto in l’Iraq ai tempi di Bush.
Sappiamo bene che l’Ue è il primo partner commerciale per Israele, importa almeno il 40% dei suoi prodotti. Come sottrarsi alle richieste di Israele in campo di politica estera? Metteranno anche gli italiani l’elmetto per andare a bombardare Damasco?
Intanto, invitiamo a riflettere su un’altra importante nota dello stesso Ministro, dice: “Bisogna assicurarsi, inoltre, che l’adesione avvenga insieme ad un rafforzamento dei legami economici tra Israele e i suoi vicini, e che sia quindi l’occasione per una maggiore apertura e per compiere decisi passi in avanti verso l’integrazione regionale. Se abbiamo in mente tutto questo, capiamo come ciò che aspetta Israele – questa nuova prospettiva storica che l’Europa deve essere in grado di offrire – abbia tutte le carte per produrre un nuovo miracolo economico, sociale e politico”.
Non è un miracolo invece che oggi, più che mai, l’Italia con il nuovo Ministro degli Esteri spalanca le porte a Israele e ai suoi progetti nel mondo.
di Redazione