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Colombia. Sospesi colloqui di pace con le Farc col pretesto del sequestro di un generale

di Cristina Amoroso

Sono stati sospesi i negoziati di pace tra il governo colombiano e le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) in seguito al rapimento del generale Ruben Dario Alzate. Lo ha annunciato domenica il presidente della Colombia, i negoziatori di pace non andranno a L’Avana per il ciclo di colloqui di pace che dovevano iniziare martedì.

All’annuncio del governo di sospendere i colloqui di pace per due anni, la delegazione di pace delle Farc-Ep a L’Avana in un comunicato dichiara la propria sorpresa, sostenendo che il processo di pace, i cui risultati hanno permesso la speranza di riconciliazione, non può rischiare per determinazioni impulsive. Questa decisione è stata presa da un governo che ha rifiutato, ostinatamente, la possibilità che il processo di pace si svolgesse in mezzo a una tregua o armistizio per aiutare la de-escalation del conflitto.

La delegazione di pace delle Farc-Ep, sperando di fermare le incongruenze del governo che ribadisce costantemente che ciò che accade in Colombia non deve incidere sui colloqui di pace, continuerà a L’Avana a lavorare per la pace e la volontà di proseguire i colloqui, come concordato nell’accordo generale de L’Avana, in cui si afferma che: “I colloqui saranno diretti e senza interruzioni”. Dichiara inoltre di volere che questo impasse venga risolto nel più breve tempo possibile affinchè il processo possa proseguire verso un accordo finale.

Sta di fatto che i negoziati tra il governo del presidente Santos e le Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc) che vanno avanti a Cuba, a L’Avana, da due anni, si trovavano al momento del sequestro di questo generale in una fase piuttosto avanzata, con accordi sostanziali molto importanti, finora si è trovato un accordo su tre dei cinque punti in agenda: terra e sviluppo rurale, partecipazione alla vita politica, droghe e coltivazioni illecite. Rimane certo il tema cruciale delle vittime del conflitto, che dura da oltre mezzo secolo: è costato la vita a 220mila persone e ha provocato circa 5,3 milioni di sfollati. Le Farc sono il più antico gruppo di ribelli dell’America Latina che combatte il governo dal 1964.

Quanto al rapimento del generale, il primo in cinquanta anni di conflitto, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia hanno confermato di aver catturato il generale dell’esercito e i suoi due compagni. L’Unità Ivan Rios del gruppo ribelle ha pubblicato una dichiarazione martedì sul sito Farc, dicendo che i suoi membri avevano sequestrato il generale Ruben Alzate, il caporale Jorge Rodriguez e la consulente dell’esercito Gloria Urrego.
La dichiarazione ha aggiunto che i tre ufficiali militari sono stati catturati perché erano militari che si muovevano in una zona di guerra. I rapitori hanno promesso di “rispettare la vita e il benessere fisico e mentale” e che avrebbero rispettato gli ordini dei leader delle Farc su cosa fare con i tre uomini catturati.

Sta di fatto che il generale dell’esercito, Ruben Alzate – alla guida di una task-force anti-guerriglia operativa nel sud-est della Colombia (Fuerza de tarea conjunta Titán) – è stato catturato disarmato, in abili civili e senza scorta, in un’area di guerra “calda”, accompagnato da un caporale e da un’avvocato. Se si considera la responsabilità che occupa, a capo di una task force congiunta, struttura progettata da comandanti militari del Pentagono per la guerra  contro il popolo della Colombia e l’insurrezione armata, appare quanto meno anomalo questo sequestro che ha avuto come risultato lo stop delle trattative in corso a Cuba, mettendo in serio pericolo la pace in un Paese devastato da anni di guerra.

Il militare si sarebbe consegnato ai guerriglieri, un simile comportamento è altrimenti inconcepibile per un professionista pluridecorato, in servizio sul fronte da ben trentuno anni. Un’idea che non sembra esclusa dallo stesso presidente Santos, che ha dichiarato come l’alto ufficiale “abbia violato tutti protocolli di sicurezza, entrando senza uniforme in una zona rossa”. Di tutta la vicenda c’è chi non ha alcun dubbio: ci troveremmo di fronte a una macchinazione dei “falchi” della destra, guidati dall’ex presidente Álvaro Uribe Vélez.

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