Cronaca

Codice Rosso approvato tra le critiche

Il Codice Rosso è stato approvato, la corsia preferenziale nella quale la proposta di legge si è mossa ha fatto sì che la legge venisse approvata in tempi rapidi anche per tentare di dare una risposta ai sempre più frequenti omicidi di donne commessi da mariti e compagni.

codice-rossoCome funzionerà il Codice Rosso? Innanzitutto bisogna sottolineare che il D.L. è nato grazie alla collaborazione di due ministeri quali quello della Pubblica Amministrazione e quello della Giustizia con a capo Giulia Bongiorno e Alfonso Bonafede. Il Codice Rosso prevede pene maggiorate nei casi di violenza sessuale con un raddoppio degli anni che salgono a 12 rispetto i 6 di adesso. Anche le pene per lo stalking sono aumentate e passano dal minimo di un anno a sei anni e sei mesi, vengono inoltre introdotti nuovi reati quali il porn revenge e lo sfregio al viso, saranno vietati i matrimoni forzati.

L’obiettivo principale della nuova legge è quello di abbattere i tempi pachidermici della giustizia in modo da velocizzare le indagini per scongiurare che le denunce risultino del tutto inutili; la modifica del codice penale ha permesso l’avvio in tempi rapidi del procedimento penale in modo tale da porre in sicurezza la vittima di violenza sino ad arrivare all’allontanamento dal maltrattante.

Ulteriore passo compiuto dal Codice Rosso è l’introduzione dell’obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare immediatamente al Pubblico ministero le notizie di reato che sono state acquisite soprattutto se riguardano maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori, lesioni aggravate in contesti familiari, violenza domestica e di genere; in questi casi il pubblico ministero deve procedere all’ascolto della vittima entro pochi giorni dall’avvio del procedimento.

Altro passo compiuto dal Codice Rosso è quello che impone alla polizia giudiziaria di dare priorità allo svolgimento delle indagini delegate dal Pm alla quale dovranno essere trasmessi, in tutta velocità, i risultati. È inoltre previsto un percorso di formazione per gli appartenenti alle FF.OO. che attraverso dei corsi gli saranno forniti strumenti per trattare con i casi di violenza domestica e di genere in modo da avere un contatto più diretto con le vittime.

Dalla maggioranza sono arrivate dichiarazioni entusiastiche, per il ministro della Pari opportunità Spadafora: “Finalmente l’Italia ha una legge che tutela efficacemente le vittime e punisce con pene più severe chi maltratta le donne. Il Governo annuncerà il nuovo Piano sulla violenza contro le donne che prevede più fondi alla Regioni per i centri antiviolenza. Parliamo di 30 milioni di euro rispetto ai 20 dello scorso anno. Il Piano prevede una serie di azioni che consentono una più efficace attività di prevenzione, una sensibilizzazione su forme di discriminazione e sessismo. Il Dipartimento Pari opportunità lavora perché i casi di violenza e di femminicidio si riducano il più possibile con azioni concrete e collaborando con Ministeri e altre istituzioni”.

Tutto bene quindi? No, se si ascoltano altre voci a partire da Valentina Valente del Pd: “La maggioranza non ha nemmeno voluto prendere in considerazione uno solo degli emendamenti che abbiamo proposto: hanno semplicemente bocciato in maniera burocratica e arrogante tutti i nostri emendamenti, senza mai entrare nel merito dei contenuti”.

Cosa manca a questa legge per far sì che sia una buona legge? Questa legge affronta temi importanti, ma anche secondo gli operatori lo fa in maniera insufficiente. Così è per il collegamento del procedimento civile a quello penale, così è per la formazione per gli operatori, ma a lanciare l’allarme non è solo l’opposizione ma anche chi la violenza l’ha subita e ne porta addosso i segni come Lucia Annibali, deputata Pd che ha definito il Codice Rosso un “testo assolutamente insufficiente, insostenibile ed inefficace”. Quello che molti criticano della nuova legge è il tempo di tre giorni che ha a disposizione il Pm per procedere all’ascolto della vittima, ritenuti da molti un tempo eccessivo visto che difficilmente gli uffici dei Pm potranno andare in contro all’obbligo fissato nel Codice Rosso e sarà proprio questo fattore a rendere la nuova legge del tutto inutile. Altra questione messa all’indice è il revenge porn che non rientra tra i reati per la quale è previsto l’obbligo di ascolto entro i famosi tre giorni e allora sorge una domanda: perché le vittime di revenge porn non dovrebbero essere ascoltate entro tre giorni come tutte le altre?

Il rischio paventato da molti è che l’agire in tempi brevi creerà problemi alle Procure più piccole, quelle nella quale manca il personale e dove magari scarseggerà la formazione e la specializzazione nel raccogliere le denunce di violenza. Ancora una volta si è dinnanzi ad una legge pubblicità che viene sbandierata come rivoluzionaria ma che una volta analizzata nelle sue pieghe si mostra fallace ed incompleta, buona per mostrare ministri sorridenti di chi è convito di aver sconfitto, oltre la povertà, anche la violenza sulle donne.

di Sebastiano Lo Monaco

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