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La codardia ha un costo e viene pagato dai bambini massacrati a Gaza

Israele ha ufficialmente riconosciuto che i suoi attacchi aerei hanno preso di mira i combattenti di al-Qassam che si stavano scontrando con la banda Shahab-Isis a Gaza. Non si tratta di un’ammissione di poco conto, ma conferma una verità di lunga data: che ramificazioni terroristiche come l’Isis, anche sotto nuovi nomi e fronti, continuano a servire gli interessi strategici sionisti e americani in tutta la regione.

Shahab-Isis non è un attore indipendente. È una fazione riciclata di Daesh, mobilitata a piacimento dalle agenzie di intelligence straniere. Abbiamo già visto questo schema in passato: in Siria, dove l’Isis ha fornito giustificazioni per l’intervento occidentale; in Iraq, dove ha destabilizzato le forze anti-occupazione; e ora in Iran, dove i servizi segreti hanno recentemente smantellato una cellula legata all’Isis che pianificava attacchi. La presenza dell’Isis in Afghanistan e Pakistan dimostra ulteriormente che questo gruppo è meno una forza canaglia e più uno strumento per procura che può essere inserito in qualsiasi territorio musulmano per innescare il caos e deviare la Resistenza. Persino il regime indiano ha ufficialmente arrestato molti dei suoi agenti che lavoravano per loro.

La domanda più urgente e scomoda che dobbiamo porci è questa: come fanno questi gruppi mercenari a continuare a trovare spazio e sostegno ideologico tra le popolazioni musulmane? Perché le richieste di vigilanza contro queste fazioni vengono accolte con slogan vuoti come “non siate settari”, “concentratevi sull’unità” o “sono anche loro musulmani”? Perché c’è silenzio, persino complicità, da parte di alcune sette e istituzioni che si rifiutano di nominare e condannare questi criminali in modo chiaro e pubblico?

Gaza paga il tradimento dei falsi musulmani

Questa codardia ha un costo. Questo costo viene pagato dai bambini palestinesi massacrati a Gaza, dai civili iraniani presi di mira dalle cellule terroristiche, dalle famiglie siriane ripetutamente massacrate e sfollate, e da tutti coloro che ancora credono nella fede in Dio. È tempo che il mondo sunnita, in particolare, prenda posizione, non solo contro l’ideologia del takfir, ma anche contro le forze politiche che la sostengono. Il silenzio degli studiosi, l’ambiguità delle personalità dei media e l’indignazione selettiva degli attori politici contribuiscono tutti alla longevità di questi gruppi. Quindi, se qualcuno sostiene Hts in Siria, sta anche sostenendo una branca importante dell’Isis.

Non si tratta di una questione tra sunniti e sciiti. È una questione di verità contro tradimento. O si sta dalla parte della Ummah e della sua Resistenza, o si sta dalla parte di coloro che la bombardano dal cielo mentre finanziano assassini sul campo. La Resistenza ha smascherato i collaborazionisti e il loro tempo sta per scadere. Il popolo sta guardando. La storia sta registrando.

di Redazione

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