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Cisgiordania e la lotta anticoloniale di Izz ad-Din al-Qassam

Tra i combattimenti in corso nel Libano meridionale e la crisi umanitaria a Gaza, le forze militari israeliane hanno intensificato i loro attacchi in Cisgiordania, prendendo di mira le città di Jenin e Tulkarem.

Israele ha condotto ripetuti attacchi alla Cisgiordania, una regione che ospita circa tre milioni di palestinesi. I rapporti delle Nazioni Unite indicano che dal 7 ottobre 2023, quando Hamas ha avviato l’operazione “Al-Aqsa Flood”, circa 700 palestinesi sono morti in Cisgiordania a causa di attacchi da parte di coloni e forze militari israeliane, con migliaia di altri arrestati.

Israele sostiene che queste operazioni mirano a “contrastare i gruppi militanti”, ma gli analisti sostengono che l’aumento della violenza militare israeliana e le azioni dei coloni hanno spinto un numero sempre maggiore di giovani palestinesi a unirsi alla Resistenza armata.

Il quotidiano libanese Al-Arabi Al-Jadeed riferisce che “la situazione nella parte orientale di Jenin è terribile, con una distruzione diffusa di infrastrutture e residenti sottoposti a un blocco continuo. Le preoccupazioni per il peggioramento della situazione umanitaria stanno aumentando”.

I residenti della Cisgiordania riferiscono che dal 7 ottobre 2023, le forze militari israeliane hanno condotto attacchi quotidiani su città e villaggi della regione. Queste incursioni, che durano da poche ore a diversi giorni, sconvolgono la vita dei civili e provocano numerose vittime, tra cui donne e bambini.

Cisgiordania e le origini dell’occupazione

La Cisgiordania, che ospita quasi tre milioni di palestinesi e 500mila coloni israeliani, è situata tra la Giordania e i territori occupati da Israele. Durante i conflitti che portarono alla creazione di Israele nel 1948, questa zona fu ripetutamente attaccata dalle milizie ebraiche, costringendo molti palestinesi a fuggire dalle loro case. Durante la guerra arabo-israeliana del 1948, l’Egitto prese il controllo della Striscia di Gaza, mentre la Giordania occupava la Cisgiordania.

Come spiegato da Mouin Rabbani, un esperto di affari palestinesi, nel 1967, in seguito a un altro conflitto con i Paesi arabi, Israele occupò la Cisgiordania e Gaza e consentì la graduale espansione degli insediamenti israeliani nella regione. Nel 1993, si verificò una svolta significativa nel processo di pace quando Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) avviarono negoziati segreti a Oslo, facilitati da politici norvegesi. Questi colloqui portarono alla concessione di un’autonomia limitata ai palestinesi di Gaza e della Cisgiordania sotto la neonata Autorità Nazionale Palestinese.

Israele ha accettato di ritirare le sue forze da Gaza e di ridistribuire le sue truppe in Cisgiordania, come da accordi. In cambio, l’Olp ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Israele e il “diritto a vivere in pace” dei suoi cittadini, accettando implicitamente la risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Le carenze degli Accordi di Oslo divennero presto evidenti. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina non riuscì a limitare la presenza militare israeliana a Gaza e in Cisgiordania, e non fu stabilita una tempistica chiara per il ritiro delle truppe israeliane. Al momento della firma, c’erano circa 280mila coloni in Cisgiordania; tuttavia, questo numero aumentò a 350mila nel giro di cinque anni.

Divisione Cisgiordania

L’Accordo di Oslo II, firmato nel 1995 da Isaac Rabin e Yasser Arafat a Washington, divise la Cisgiordania in tre aree (A, B e C) con la speranza di stabilire alla fine uno Stato palestinese a Gaza e in Cisgiordania. Tuttavia, l’accordo incontrò una forte opposizione sia in Israele che in Palestina. Nel 1996, Benjamin Netanyahu, un critico del processo di Oslo, divenne primo ministro, portando a una situazione di stallo nei negoziati.

Nonostante gli Accordi di Oslo, la presenza militare e dei coloni israeliani in Cisgiordania è continuata. Molti Paesi, tra cui alcuni degli alleati tradizionali di Israele, considerano l’espansione degli insediamenti una violazione del diritto internazionale. Inoltre, la Cisgiordania opera secondo un sistema duale in cui i coloni israeliani godono di pieni diritti, mentre i palestinesi vivono sotto l’amministrazione militare israeliana, con le loro vite quotidiane direttamente influenzate dalle decisioni del regime israeliano. Da questa prospettiva, l’obiettivo del processo di Oslo non era stabilire l’indipendenza palestinese, ma eliminarla sia come obiettivo futuro che come realtà presente.

Israele sostiene che “gruppi militanti palestinesi” operano in Cisgiordania e che le sue azioni militari nella regione mirano a reprimere questi gruppi. Per decenni, la Resistenza all’occupazione israeliana è rimasta attiva in Cisgiordania, in particolare in città come Jenin. L’obiettivo primario delle operazioni israeliane sembra essere l’eradicazione di qualsiasi forma di Resistenza all’occupazione.

Jihad, Hamas e Fatah attori in Cisgiordania

Attualmente, vari gruppi della Resistenza palestinese operano in Cisgiordania e la loro influenza sulla popolazione è cresciuta in modo significativo nell’ultimo anno, soprattutto dal 7 ottobre, quando la situazione economica nella regione si è deteriorata drasticamente. Gli attori chiave includono il Jihad Islamico, Hamas e Fatah.

Secondo fonti locali, il Jihad Islamico è uno dei gruppi più popolari in Cisgiordania, in particolare a Jenin, dove la “Brigata Jenin” opera sotto il suo comando. La presenza di Hamas in Cisgiordania è notevolmente diversa dalla sua forza a Gaza, dove è molto più potente. Ci sono anche altri gruppi indipendenti e semi-indipendenti, come la “Fossa dei Leoni” a Nablus.

L’uso di ordigni esplosivi improvvisati (Ied) è diventato sempre più una tattica comune tra i gruppi della Resistenza. Divenuta di recente popolare nei campi profughi di Jenin e Tulkarem, questa tattica è stata adottata anche dalle Brigate a Qalqilya, Tubas nella valle del Giordano e nelle aree rurali intorno a Jenin. Questi esplosivi artigianali sono emersi come un nuovo strumento per affrontare le forze israeliane, riflettendo un cambiamento nelle tattiche di questi gruppi locali, che dimostrano crescente sofisticatezza e adattabilità in risposta alle incursioni militari israeliane.

Sotto occupazione israeliana

Il controllo politico della Cisgiordania sotto l’occupazione israeliana, che esercita di fatto un controllo totale sull’area, spetta all’Autorità Nazionale Palestinese (Ap), dominata da Fatah e guidata da Mahmoud Abbas. Questa situazione è vista dalla Resistenza palestinese come un ostacolo alla loro lotta contro l’occupazione.

L’Ap svolge anche un ruolo nella divisione della Cisgiordania in regioni settentrionali e meridionali. Secondo i giornalisti locali, il forte sostegno popolare alla Resistenza in città come Jenin e Nablus complica notevolmente le operazioni di arresto dell’Ap in queste aree. Quando l’Autorità tenta di entrare a Nablus, deve schierare grandi forze di sicurezza, ma deve comunque affrontare un’intensa opposizione, come dimostrato durante il recente arresto del militante di Hamas, Musab Shtayyeh. A Jenin, le forze di sicurezza dell’Ap evitano di entrare nel campo profughi a causa dell’elevato rischio e della feroce Resistenza incontrata.

L’Ap collabora con Israele sin dalla sua creazione nel 1994. Questa collaborazione si riflette in vari resoconti locali, che indicano che l’Ap a volte collabora con le forze israeliane per sopprimere i gruppi della Resistenza. Questa cooperazione ha portato a un notevole declino della popolarità dei leader dell’Ap in Cisgiordania.

Aumenta il sostegno alla Resistenza

I sondaggi tra i palestinesi corroborano questa visione. Un sondaggio condotto dal Palestinian Center for Policy and Survey Research nel dicembre 2023, rivela un crescente sostegno ad Hamas in tutti i territori palestinesi occupati, insieme a un sorprendente calo del sostegno all’Ap. I dati mostrano anche un ampio sostegno alle azioni di Hamas, tra cui l’operazione del 7 ottobre “Al-Aqsa Flood”, e una significativa richiesta di dimissioni di Mahmoud Abbas, il presidente dell’Ap.

Nonostante gli sforzi dell’Autorità palestinese per smantellare e arrestare i membri della Resistenza, i palestinesi in Cisgiordania, come quelli di Gaza, comprendono la necessità di difendersi e di creare gruppi di resistenza anticoloniali per combattere l’occupazione israeliana e colmare il vuoto di sovranità lasciato dall’Ap.

In questo contesto, è importante sottolineare la storia unica della Cisgiordania, in particolare Jenin, come centro della Resistenza palestinese con oltre un secolo di storia. Negli anni ’20 e ’30, Izz ad-Din al-Qassam, da cui prende il nome l’ala militare di Hamas, organizzò gruppi armati palestinesi, molti dei quali contadini della Palestina settentrionale, per combattere contro il sionismo e il colonialismo britannico. Quando il suo movimento fu costretto alla clandestinità, al-Qassam si rifugiò sulle colline tra Jenin e Nablus. Nel 1935, la polizia britannica lo localizzò e lo uccise vicino a Jenin.

di Redazione

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