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Dura condanna di Bergoglio allo strapotere della finanza internazionale

di Salvo Ardizzone

“Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di riformare e rivedere l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una cura lunga, costosa e apparente”. È la citazione testuale del paragrafo 189 della “Laudato si”, l’enciclica di Bergoglio dedicata all’ambiente presentata giovedì, che costituisce nell’insieme un violento j’accuse contro lo strapotere della finanza internazionale e la deificazione del Mercato.

Nel testo non mancano esortazioni a ridisegnare un nuovo stile di vita con mille piccoli gesti per il rispetto dell’ambiente e la diminuzione degli sprechi, ma è solo contorno; Francesco dichiara con forza che è necessario un radicale cambio di rotta per evitare l’autodistruzione determinata da un Sistema avido. Un Sistema (gravitante nel Nord del mondo) che ha un debito ecologico e sociale verso il Sud di esso che depreda di risorse senza nulla concedere; un Sistema dominato da un consumismo definito ossessivo e compulsivo che illude i consumatori di essere liberi, mentre la libertà (intesa come possibilità di fare ciò che si vuole e conviene) è nelle mani dell’esigua minoranza che detiene il potere economico e finanziario, che tutto manovra e determina a proprio esclusivo beneficio.

Nell’enciclica è espressamente detto che è arrivata l’ora di accettare una decrescita a beneficio dei più deboli; una decrescita, perché spesso la cosiddetta crescita sostenibile è un semplice diversivo.

Pensare che il Mercato (inteso come sistema globale economico, finanziario e commerciale) possa autoriformarsi è illusorio e si deve evitare una concezione “magica” di esso, da un canto perché l’ambiente è per esempio uno di quei beni che non è in grado di comprendere né tanto meno difendere; dall’altro perché non è in grado di imparare dai propri errori, e la crisi finanziaria del 2007–2008, con ciò che ne è venuto dopo, ne è la prova. Quella è stata l’occasione per sviluppare una nuova economia attenta ai principi etici e regolamentare l’attività finanziaria speculativa, che aveva finito per divorare se stessa e le società; invece nulla è stato fatto per ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo.

L’enciclica continua ribadendo con forza che è la politica che deve prendere l’iniziativa non lasciando sottomettersi dall’economia, e quest’ultima non deve assoggettarsi alla tecnocrazia. Per sua costituzione, essa non può avere per fine il bene comune, ma – testualmente – obbedisce ai dettami efficientisti del massimo profitto, null’altro importa.

Per Bergoglio è chiaro che occorre aggregare un consenso mondiale su simili grandi temi, ma essi, come ad esempio la rapida sostituzione delle tecnologie basate su combustibili fossili, rimangono impantanati in generiche dichiarazioni prive di contenuto a causa dei Paesi che privilegiano i propri interessi egoistici, a causa dei Paesi più potenti che più dissipano le risorse e più inquinano.

Fin qui abbiamo riportato – in pratica testualmente – il contenuto di un documento che a leggerlo stupisce per la durezza della critica al mondo della finanza e dell’economia, più volte accusato da Bergoglio di considerare una notizia la perdita d’un punto della Borsa ma che non ritiene tale le quotidiane morti per freddo e fame.

Un documento con cui Francesco chiede “che sia ascoltato il grido della terra e dei poveri”; un documento corale, che attinge sia a studi laici che a riflessioni degli episcopati di tutto il mondo, e perfino – e questo è un precedente in assoluto in un’enciclica – ai suggerimenti di un maestro spirituale della tradizione islamica sufi, Ali al-Kawwas.

Con “Laudato si” Bergoglio ha voluto muovere una critica globale al sistema economico-finanziario mondiale, spendendo l’autorevolezza ed il prestigio del suo ruolo per condannare un Sistema avido e ingiusto, che ritiene alla radice dei mali del mondo.

Un’ultima notazione rivolta a quest’Europa sempre più piccola, serva, gretta ed autoreferenziale: fa specie vedere che questo Continente, dominato da interessi che vengono d’oltre mare e in balia della rapace avidità della finanza internazionale, come reazione sappia esprimere solo le egoistiche paure di tanti ottusi populismi, perfettamente funzionali ai propri nemici. Riesce a brillare solo per l’inetta inconcludenza delle sue Istituzioni e dei suoi Governi preoccupati solo di durare. In uno scenario simile, la rappresentanza e la denuncia forte di tanti temi così rilevanti viene lasciata a Bergoglio da una politica inconsistente e suddita.

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