Palestina

Israele e Turchia, una pace chiamata gas

La situazione della Striscia di Gaza è ancora un punto di snodo fondamentale nei rapporti tra Israele e Turchia. Da pomo della discordia, in seguito all’incidente della Mavi Marmara che nel 2010 fece saltare i rapporti tra l’alleato turco e quello israeliano, il blocco imposto da Israele agli abitanti della Striscia diventa una effettiva condizione alla base del riavvicinamento. Ovviamente l’assedio di Gaza è per Israele un presupposto imprescindibile per la sicurezza nazionale. Netanyahu si è però impegnato a consentire alla Turchia di costruire un ospedale per circa 200 persone, una centrale elettrica che garantisca un minimo di indipendenza energetica e, infine, un impianto di desalinizzazione per consentire l’approvvigionamento di acqua potabile. Rifiutata invece la richiesta, da parte di Erdogan, di portare direttamente gli aiuti umanitari nella Striscia. Qualunque carico destinato a Gaza dovrà passare attraverso il porto israeliano di Ashdot.

Le ragione dell’accordo tra Israele e Turchia

La vera ragione alla base di questo accordo tra le parti ha poco a che fare con l’annosa questione palestinese e molto a che fare con la questione del gas. Dopo l’incrinarsi dei rapporti tra l’Ue e la Russia, in seguito al precipitare della situazione in questione Ucraina, e la sospensione del gasdotto Turkish Stream, Israele e Turchia hanno tutto l’interesse a unire le forze per portare a termine la costruzione di un gasdotto, lungo il territorio turco, per collegare i giacimenti israeliani del Leviathan con il mercato europeo. “L’esportazione del nostro gas in Turchia è una possibilità concreta, che ci permetterebbe di arrivare ad esportare fino all’Europa attraverso il gasdotto attualmente in costruzione, un progetto che porterà vantaggi sia a noi che ad Ankara”, ha dichiarato il ministro israeliano dell’Energia in seguito alla stipula dell’accordo diplomatico.

Nonostante l’economia riesca a unire ciò che la politica spesso divide, la riconciliazione tra il regime israeliano e quello turco non sembra nata sotto una buona stella.

di Irene Masala

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