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Cile: dopo un anno gli studenti iniziano a raccogliere i frutti della loro protesta

Il 4 agosto 2011 è una data che in Cile hanno imparato a memoria. Quel giorno infatti è esplosa in tutta la sua pienezza la protesta degli studenti, tuttora in corso, per chiedere ed ottenere una scuola migliore che era iniziata nel maggio precedente. A spingere migliaia di giovani in piazza la situazione della scuola pubblica che definire disastrosa appare quanto meno eccessivo. A Santiago infatti il ritorno della democrazia non ha ancora avuto come conseguenza la cancellazione del nefasto sistema di istruzione istituito dal dittatore atlantico Augusto Pinochet.

Il generale infatti aveva riformato il sistema stabilendo che solo la scuola primaria fosse gratuita e costringendo gli studenti meno facoltosi, per poter accedere all’università, a dover chiedere crediti statali, quasi impossibili da ottenere, o bancari. Sempre Pinochet inoltre nel 1990 ha sensibilmente ridotto il ruolo dello Stato nell’istruzione affidandolo al settore privato ed aprendo le porte alle “scuole e università azienda”. Da segnalare che nonostante ciò l’Ocse, l’organismo creato da Washington per controllare i fondi elargiti con il Piano Marshall, continua a ripetere che quello cileno è il miglior sistema scolastico della regione indio-latina.

Per cercare di modificare questa situazione nel novembre 2010 il governo presentò un piano per aumentare i sussidi a disposizione delle famiglie, specie quelle più povere, misure però ritenute insufficienti dagli studenti che pochi mesi dopo sono scesi in piazza. Inizialmente il movimento aveva incassato il sostegno della popolazione civile, ma quando si era sparsa la voce che per rendere le scuole meno costose il governo avrebbe aumentato le tasse gli studenti sono stati lasciati al loro destino. Nonostante ciò i giovani hanno portato avanti la loro lotta ed ora stanno iniziando a raccogliere i primi frutti.

La scorsa settimana infatti il presidente Sebastian Pinera ha presentato al Congresso il disegno di legge di bilancio per il 2013, che include un aumento di 1.200 milioni di dollari nel settore dell’istruzione, impegnandosi anche ad estromettere le banche dal sistema educativo cileno. Da segnalare che molti degli universitari che hanno manifestato in questi mesi avevano preso parte alla cosiddetta rivoluzione dei pinguini del 2006, un’analoga ondata di proteste degli studenti degli istituti superiori contro il Governo di Michelle Bachelet. Ciò che più ha colpito è stato il modo in cui gli studenti hanno portato avanti la loro lotta dalle marce alle occupazioni, dal celebre “besatón” alle biciclettate, anche se non sono mancati episodi di violenza, con le forze dell’ordine che anche in Cile hanno fatto la loro parte a sostegno del governo.

Gli studenti però sanno che il cammino per una scuola migliore è ancora lunga e non vogliono certo porre fine alla loro lotta. Nel novembre 2013 si terranno le elezioni presidenziali ed il rischio che Pinera stia agendo solo ed unicamente a scopo elettorale è molto concreto.

di Fabrizio Di Ernesto

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