Chiesa e pedofilia: ecco cosa si cela dietro lo scandalo mediatico
Chiesa – I dati diffusi dall’International Centre for Missing & Exploited Children destano impressione. Ogni anno, nel mondo, circa 8milioni di bambini spariscono nel nulla, quasi 22mila al giorno. Soltanto nel nostro Paese, dal 1974 ad oggi, i casi emersi ufficialmente sono almeno 10mila. Lo stesso numero riguarda i bambini che ogni anno scompaiono in Europa. Negli Stati Uniti, la cifra è ancora più impressionante: ogni anno, si perdono le tracce di 80mila minori.
C’è poi la realtà, ancora più oscura ed estesa, dei bambini che spariscono nelle regioni del pianeta dove allignano miseria e violenza. Non si conoscono dati certi, ma si ha l’impressione che il Terzo Mondo costituisca una soverchiante fucina di bambini da sfruttare nei Paesi cosiddetti avanzati. L’Italia è tutt’altro che estranea a questi orrendi traffici. Già nel 1995, l’ex ministro per la Famiglia Antonio Guidi avvertiva: “L’Italia, così com’è stata ed è un luogo di passaggio delle droghe, adesso è un punto di transito di bambini a rischio. Arrivano dai Paesi in guerra dell’Est, da quelli poveri dell’Africa. Parecchi di loro – chi può individuarne il numero? – sono destinati ad essere carne di riserva per i ricchi. Piccoli depositi di organi per i figli di chi ha denaro” (1). Di nuovo Guidi, durante un’altra intervista, rilanciò l’allarme con una tesi ancora più raccapricciante: “Alle soglie del 2000 si sta addirittura registrando un aumento di riti ‘religiosi’, mi raccomando le virgolette, che prevedono anche il sacrificio umano di bambini” (2).
Roba da far accapponare la pelle. Qualche tassello di questo atroce mosaico di tanto in tanto esce fuori dal limbo dell’informazione – i “bambini fantasma” delle sette, gli “orchi” del Forteto – ma si tratta di gesti estemporanei, incapaci da soli di scoperchiare l’enorme vaso di Pandora. Per farlo, sarebbe necessario un lavoro solerte e circostanziato da parte della stampa main stream. La quale, invece, spesso tende a minimizzare, se non persino ad evitare di sporcarsi le mani andando a fondo a certe questioni svelandone retroscena e complicità.
La stessa stampa che appare timida e laconica quando c’è da risalire alle cause del fenomeno enunciato sopra, è invece chiassosa e prolissa laddove vi sia da denunciare la pedofilia nella Chiesa. Una realtà, quest’ultima, che rappresenta una gravissima vergogna, un’offesa inaudita nei confronti della sacra istituzione ecclesiastica. Una realtà, tuttavia, che assume dimensioni assai più ridotte rispetto a quanto il fracasso mediatico vorrebbe far credere (3). Non si può nascondere che se anche fosse avvenuto, lungo tutta la storia della Chiesa, un solo episodio di abuso sessuale, questo basterebbe per lasciare inorriditi. Va detto che di casi di questo tipo, pertanto, ce ne sono stati molti di più d’uno. E che forse, talvolta, i vescovi che avrebbero dovuto impedirli sono stati negligenti. Riconoscere l’esistenza di simili crimini e rispettare il dolore delle vittime, però, non può far foderare gli occhi davanti alla volontà deliberata, da parte di alcuni ambienti culturali ed editoriali, di colpire la credibilità della Chiesa cattolica complessivamente considerata. Con la scusa dei preti pedofili, si vogliono minare le fondamenta dell’unico edificio tradizionale rimasto in piedi malgrado secoli di tentativi per abbatterlo, da Lutero al Sessantotto. Gli accoliti dell’anticlericalismo non si stancano mai.
È così che i dati reali degli scandali sessuali nella Chiesa vengono costantemente amplificati, talvolta persino travisati, al solo scopo di creare un “panico morale” (espressione coniata da sociologi) intorno all’istituzione cattolica. Non a caso lo scandalo emerse dalle pagine della stampa anglosassone – britannica e americana – storicamente imbevuta di cultura progressista e antipapale. Il picco di popolarità lo raggiunse grazie all’ampio risalto che il “New York Times” diede alle accuse mosse dal gruppo Snap (Survivors Network of those Abused by Priests). Fondato nel 1989 da Barbara Doris e David Clohessy, due vittime di abusi da parte di sacerdoti, il gruppo si avvale della collaborazione del domenicano sui generis Tom Doyle e del giornalista mangiapreti Jason Berry. Oggi, gran parte della stampa pende dalle labbra di queste bocche di fuoco sempre pronte a sputare contro i preti pedofili e gli “insabbiamenti” delle autorità vaticane. La strategia messa a punto dai media seguaci di Snap per screditare efficacemente la Chiesa agli occhi dell’opinione pubblica è la seguente: ampio risalto alle accuse, minimo risalto alle assoluzioni in sede processuale e alle calunnie degli accusatori. Le pagine di giornali che si sostituiscono ai tribunali sono una fin troppo nota degenerazione dei media, che nei confronti dei religiosi cattolici ha conosciuto uno dei suoi punti più bassi.
A causa di questo orchestrato metodo di diffondere notizie, in tanti si ergono oggi a giudici supremi di una Chiesa dipinta esclusivamente come corrotta e pervertita, ma in pochi conoscono fatti che dimostrerebbero quanto la limpidezza dello Snap, la fonte di queste accuse, sia solo apparente. Nel 2011 il gruppo è stato accusato di avere pubblicato notizie e documenti coperti dal segreto istruttorio, ragion per cui il co-fondatore Clohessy rischia oggi il carcere. Lo stesso Clohessy, durante una deposizione legale del 2 gennaio 2012, ha candidamente ammesso che il suo gruppo ha pubblicato informazioni false contro la Chiesa cattolica (3). Questo vero e proprio mentitore seriale, nello stesso anno, si rese protagonista di un proposito prima ancora che assurdo, farsesco. Ovvero, portare papa Benedetto XVI davanti alla Corte dell’Aja per crimini contro l’umanità. Il fatto ebbe un’enfasi mediatica che certo non la si ricorderà per delicatezza nei confronti del Santo Padre. Gli stessi media autori di quegli strepiti indignati passarono però sotto silenzio la notizia del ritiro delle accuse precedentemente inoltrate a Ratzinger, Bertone e Sodano (4). Oltreoceano intanto, mentre Clohessy e i suoi scomodavano la Corte internazionale, veniva scovata una velenosissima serpe in seno all’organizzazione. Il suo nome è Steve Taylor, psichiatra, a cui l’organizzazione affidava vittime di pedofili per curarne i traumi, arrestato per il possesso di oltre 100 video e immagini pedo-pornografiche (5). Ma lo Snap, oltre ad essere una macchina del fango, è anche una macchina di soldi. Si è appreso, infatti, che i suoi maggiori finanziatori sono ricchissimi avvocati che fanno fortuna citando le diocesi cattoliche per casi di pedofilia. Insomma, è anche per questo che esiste quest’organizzazione, per render culto a Mammona.
Di recente, in pieno Conclave (quale migliore occasione per farsi pubblicità alle spalle della Chiesa), l’organizzazione Snap è tornata a far parlar di sé. I suoi esponenti si sono recati in una piazza San Pietro gremita di giornalisti da tutto il mondo per avvicinarli e incalzarli – con metodi da piazzisti di aspirapolveri – affinché li intervistassero. Il loro intento è ora quello di riciclarsi all’estero dopo gli scandali che, inevitabilmente, nonostante il sostegno dei media, in patria ne hanno un po’ minato la credibilità.
Questi frenetici attivisti di Snap sembrano aver fatto breccia tra la stampa nostrana. Alcuni servizi giornalistici molto sensazionalistici ma anche pretestuosi (6), andati in onda su “Le Iene” e usciti su alcuni giornali da sempre poco generosi con la Chiesa, costituiscono l’apripista mediatico di “Mea Maxima Culpa”, film americano del 2012 in uscita nelle sale italiane. La pellicola del regista Alex Gibney, capace di toccare in profondità gli animi proponendo immagini sconvolgenti, si pone l’obiettivo di scatenare l’ira degli spettatori. Un’ira abilmente convogliata verso i vertici vaticani; non vengono infatti lesinate dure accuse a Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, sebbene esista un’ampia documentazione utile non solo a smentire le complicità della Curia romana, ma anche a dimostrare quanto serrata sia stata la lotta condotta contro la pedofilia nella Chiesa (7).
Eppure, anche stavolta è prevedibile che il sensazionalismo prevarrà sulla corretta informazione. Masse di telespettatori saranno pronti a stracciarsi le vesti, scandalizzati per il marcio della Chiesa, dopo aver visto “Mea Maxima Culpa”. Basta fare una veloce ricerca in Rete per rendersi già conto del fervore e del favore con cui questo film viene accolto dalla critica. L’unica voce controcorrente non è una voce qualsiasi, è quella del sociologo Massimo Introvigne, profondo conoscitore della questione, a cui non può esser imputata scarsa onestà intellettuale, visto che in passato ha ammesso propri errori di valutazione nell’analisi di alcuni casi. Egli ha denunciato le gravi menzogne presenti nel film di Gibney, e lo ha fatto con precisione e puntualità (8).
Peccato che le sue attente indagini rimarranno inascoltate da tutta quella folta schiera di giornalisti che altro non aspettava che dagli Stati Uniti arrivasse in Italia quest’arma affilata da rivolgere contro la Chiesa. Iniziano già a brandirla e a scatenarsi con veemenza verso il tanto vituperato Vaticano. Agiscono sull’esempio dei loro colleghi anglosassoni. Così come i loro colleghi, del resto, dimostrano che gli scandali sono soltanto l’appiglio per provare a tirar giù l’edificio di Dio. Già, perché se davvero il motivo di queste inchieste “ad effetto” contro il clero fosse la tutela dei bambini, verrebbero denunciati anche i casi di pedofilia tra ministri di altri culti (decisamente più numerosi di quelli presenti nella Chiesa cattolica). Soprattutto, verrebbero condotte indagini serie e dettagliate sul fenomeno brevemente passato in rassegna ad inizio articolo, quello dei bambini che ogni anno spariscono, sulle complicità e sulle altre atrocità annesse. E invece, questi fatti sono coperti da silenzio. Un silenzio assordante, tanto quanto il rumore provocato dagli scandali, gonfiati e travisati, della pedofilia nella Chiesa.
di Federico Cenci
(1) Intervista apparsa su “Il Giornale” del 4 settembre 1995
(2) Intervista apparsa su “L’Italia settimanale” del 15 settembre 1995
(3) http://www.cesnur.org/2010/mi_preti_pedofili.html
(4) http://www.uccronline.it/2012/02/19/pedofilia-ritirate-le-accuse-al-papa-sul-caso-murphy-marco-politi-resta-zitto/
(5) http://www.nola.com/crime/index.ssf/2011/04/retired_covington_psychiatrist.html
(6) http://lanuovabq.it/it/articoli-iene-e-sciacalli-i-professionisti-dellanti-pedofilia-6011.htm
(7) http://www.documentazione.info/la-lotta-di-ratzinger-alla-pedofilia-i-fatti
(8) http://upload.gloria.tv/?media=418985