Caso Cucchi: Carabinieri e Difesa si costituiranno parte civile
Quello che sembrava solo una lontana possibilità è diventata realtà; il caso Cucchi si arricchisce di una lieta pagina. L’arma dei Carabinieri ed il ministero della Difesa hanno ufficialmente chiesto al Gip di costituirsi parte civile nel processo che vede implicati componenti ed alti in grado della benemerita. A frenare la decisione solo il Gip che si è riservato di aggiornare l’udienza preliminare al 17 e 18 giugno prossimo, ma quella che appare come una svolta senza precedenti è ormai dietro l’angolo.
Il ministero della Difesa e l’arma dei Carabinieri saranno a fianco della famiglia Cucchi nel procedimento che vede imputati otto militari accusati di falso e depistaggi intrinsecamente legati ai fatti accaduti a Stefano Cucchi nell’ottobre del 2009. Il giovane romano trovò la morte all’ospedale Sandro Pertini sei giorni dopo essere stato arrestato per detenzione e, stando a quanto emerso dalle dichiarazioni processuali, picchiato in caserma da due militari per essersi rifiutato di sottoporsi al fotosegnalamento.
L’istanza di costituzione è stata presentata anche dal carabiniere Riccardo Casamassima che con le sue dichiarazioni ha squarciato il velo d’omertà che ha contraddistinto le fasi iniziali del processo Cucchi; ricordiamo che nelle prime fasi del processo furono indagati anche tre agenti della polizia penitenziaria che stando alla ragnatela di menzogne messa in atto in modo scientifico da una parte dei graduati dell’arma, sarebbero stati gli autori materiali del pestaggio. I tre agenti sono stati definitivamente assolti in tutti e tre i gradi di giudizio.
ll Pm Giovanni Musarò contesta agli imputati (che hanno chiesto di procedere con il rito ordinario) i reati di falso ideologico, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia in riferimento a quelle condotte che portarono a modificare le due annotazioni di servizio, redatte all’indomani della morte di Cucchi e relative allo stato di salute del ragazzo quando, la notte tra il 15 e 16 ottobre 2009, a pestaggio avvenuto, venne portato alla caserma di Tor Sapienza. Alla mancata consegna in originale di quei documenti che la magistratura aveva sollecitato ai carabinieri nel novembre del 2015, quando era appena partita la nuova indagine e i tre agenti della polizia penitenziaria, all’inizio della vicenda accusati e finito sotto processo per le botte, erano stati definitivamente assolti dalla Cassazione.
A rischiare oltre a Casarsa che all’epoca era comandante del gruppo Roma, anche il colonnello Francesco Cavallo, in quel periodo ufficiale addetto al comando del gruppo Roma, il colonnello Luciano Soligo, comandante della Compagnia Montesacro da cui dipendeva il comando di Tor Sapienza, Massimiliano Colombo Labriola, luogotenente e comandante di Tor Sapienza, Francesco Di Sano, carabiniere scelto in servizio presso Tor Sapienza: per tutti loro l’accusa è di falso. Ci sono poi il colonnello Lorenzo Sabatino, responsabile del nucleo investigativo e il capitano Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo. Luca De Cianni, carabiniere alla quale vengono attribuiti calunnia e falso ai danni di Casamassima.
L’imput dell’insabbiamento, stando a quando accertato dalla Procura, sarebbe partito da Casarsa con lo scopo di coprire le responsabilità dei carabinieri che hanno causato a Stefano Cucchi le lesioni che nei giorni successivi hanno determinato il decesso. Infatti, è in corso davanti alla Corte d’Assise il processo a cinque militari, tre dei quali rispondono di omicidio preterintenzionale per essere stati gli autori del pestaggio, confessato poi al Pm e ribadito in aula dall’imputato Francesco Tedesco che ha chiamato in causa i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.
Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha dichiarato che dopo 10 anni quella di oggi è una giornata significativa vista la decisione dell’arma di volersi costituire parte civile, non esitando a lanciare una frecciatina verso coloro che insinuano che la famiglia Cucchi sia contro i carabinieri, aggiungendo che quanto accaduto oggi non riguarda solo Stefano, ma è un momento di avvicinamento tra le istituzioni ed i cittadini.
di Sebastiano Lo Monaco