Caso Cucchi, l’arma dei carabinieri si costituirà parte civile
Il Caso Cucchi si arricchisce di un’ulteriore pagina e questa volta, pare, positiva. Il Generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, ha scritto di suo pugno una lettera alla sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, in cui afferma: “Abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti procedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà, abbiamo la vostra stessa impazienza perché il vostro lutto ci addolora da persone, cittadini e nel mio caso, mi consenta di aggiungere: da padre”.
E’ uno squarcio profondo nel muro di reticenza e omertà quello che il Gen. Nistri ha aperto inviando la missiva ad Ilaria Cucchi, una lettera di quattro pagine dove il Generale afferma che la maggioranza dei Carabinieri crede nella giustizia e che ogni responsabilità nella tragica fine di una giovane vita venga chiarita. Si tratta dell’ennesimo riconoscimento ottenuto da Ilaria Cucchi.
Eppure non è tutto oro quello che luccica visto che ci sono voluti solo 10 anni, 2 inchieste, 2 processi, 1 film, 1 cortometraggio, 24 canzoni, 2 libri-inchieste per arrivare a tutto ciò; non sono bastate le testimonianze di carabinieri onesti che sono stati trattati alla stregua di pirati e di delinquenti dagli stessi colleghi.
Ma tornando alle note liete, ieri 8 Aprile 2019 vi è stata anche la notizia che il carabiniere che ha assistito al pestaggio di Stefano Cucchi testimonierà, quel Francesco Tedesco che si è scusato con la famiglia Cucchi per il suo prolungato silenzio affermando di essersi trovato “dinnanzi ad un muro”. L’operato di Tedesco è stato di fondamentale importanza visto che nel passaggio centrale del suo verbale è molto chiaro: “Quello che avvenne fu un’azione combinata. Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la successiva violenta spinta di Di Bernardo che gli fece perdere l’equilibrio provocando una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta sulla testa fu violenta, ricordo di aver sentito il rumore. Spinsi allora Di Bernardo ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra. Gli dissi “basta, che cazzo fate, non vi permettete”.
Dire che ebbi paura è poco, ha raccontato Tedesco. Ero letteralmente terrorizzato. Ero solo contro una sorta di muro. Sono andato nel panico quando mi sono reso conto che era stata fatta sparire la mia annotazione di servizio, un fatto che avevo denunciato. Ero solo, come se non ci fosse nulla da fare. In quei giorni io assistetti a una serie di chiamate di alcuni superiori, non so chi fossero, che parlavano con Mandolini. C’era agitazione. Poi mi trattavano come se non esistessi. Questa cosa l’ho vissuta come una violenza”.
di Sebastiano Lo Monaco