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Carter: “A otto mesi dalla fine del conflitto, situazione intollerabile a Gaza”

di Manuela Comito

“Dopo 8 mesi dalla fine dell’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza, la situazione è intollerabile”. Sono state queste le prime parole dell’ex presidente americano Jimmy Carter che si è recato in visita a Gerusalemme e nei Territori Palestinesi Occupati. Inizialmente il viaggio prevedeva anche una tappa a Gaza dove, giovedì 30 aprile, Carter avrebbe dovuto incontrare i leader di Hamas. Ma, senza alcuna spiegazione, la tappa a Gaza è stata annullata poche ore prima.

Non è difficile immaginare quali “pressioni” abbia ricevuto la delegazione per decidere di annullare quella che di fatto era non solo la prima ma anche la tappa principale del viaggio. L’ex presidente Usa, membro dell’organizzazione The Elders, che comprende altre figure di spicco del mondo – “leader globali indipendenti che lavorano insieme per la pace e i diritti umani” – da anni è un fervente accusatore dei crimini israeliani contro il popolo palestinese.

Autore del libro “Palestine: Peace Not Apartheid”, pubblicato nel 2006, Carter ha paragonato l’occupazione israeliana sulla Palestina agli anni vergognosi del regime di Apartheid in Sud Africa ad opera della minoranza bianca razzista che tra il 1948 e il 1994 ha oppresso e massacrato l’80% della popolazione nera e meticcia. Carter, in compagnia dell’ex primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland, pur non avendo potuto constatare con i propri occhi lo scenario di devastazione, morte e disperazione che ha lasciato l’offensiva israeliana “Protective Edge” contro i civili inermi della Striscia tra luglio e agosto 2014, ha avuto dure parole di condanna.

“La situazione a Gaza è intollerabile. Otto mesi dopo una guerra devastante, non una casa distrutta è stata ricostruita e la gente non può vivere con il rispetto e la dignità che merita”, ha dichiarato ai media Carter; e, riferendosi al governo israeliano, ha sottolineato di aver addirittura rifiutato un incontro con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu perché “sarebbe una perdita di tempo. Il governo israeliano non crede e non ha mai sinceramente creduto in una soluzione a due Stati per Israele e la Palestina. E finché Netanyahu è responsabile, non ci sarà alcuna soluzione a due Stati, e quindi nessuno Stato palestinese”, ha concluso Carter.

Parole forti che evidenziano una decisa presa di posizione e che rivestono una grande importanza, perché pronunciate con convinzione da un autorevole rappresentante di un Paese, gli Stati Uniti, che ha sempre avallato, giustificato e supportato l’operato del regime di Tel Aviv, nonostante le palesi violazioni del Diritto Internazionale.

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