Carte false del Ministero della difesa nel giudizio sul MUOS
Gioca le sue ultime carte il Ministero della difesa italiano per riaprire la partita sul MUOS, il sistema di telecomunicazioni satellitari militari che le forze armate Usa intendono realizzare nella riserva naturale di Niscemi, Caltanissetta. Alla vigilia dell’udienza del 25 luglio in cui Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione siciliana dovrà decidere sull’appello del ministro Mauro contro l’ordinanza del TAR che ha confermato la legittimità degli atti di revoca delle autorizzazioni del MUOS, gli avvocati-prestigiatori dello Stato estraggono dal cilindro magico due relazioni “scientifiche” che documenterebbero l’innocuità del nuovo sistema di guerra. A ben guardare le “carte” prodotte si scoprono però provvidenziali tagli e rimaneggiamenti dei testi originali ed omissioni e stravolgimenti nelle valutazioni finali. E si confermano le impressioni che pur di completare il MUOS in Sicilia, legalità e rispetto della verità sono optional di cui militari e governo preferiscono farne piacevolmente a meno.
Nella relazione dell’ISS prodotta dal ministero mancano pure le conclusioni dello studio pluridisciplinare del gruppo di lavoro composto dal prof. Zucchetti e da altri sette esperti (Massimo Coraddu del Politecnico di Torino, Eugenio Cottone del Consiglio nazionale dei chimici, Valerio Gennaro dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, Angelo Levis dell’Università di Padova, Alberto Lombardo dell’Università di Palermo, Marino Miceli e Cirino Strano, medici di medicina generale di Niscemi e Vittoria). Gli studiosi, in particolare, hanno evidenziato come i campi elettromagnetici emessi fin dal 1991 dalle antenne della stazione di trasmissione radio della US Navy di Niscemi hanno raggiunto valori “di poco inferiori, prossimi o superiori ai livelli di attenzione stabiliti dalla legge italiana”. “Sia per queste antenne che per il MUOS manca tuttora un modello previsionale atto a determinare la distribuzione spaziale dei campi elettromagnetici”, aggiungono. “Valutazioni teoriche approssimate effettuate per il MUOS, seguendo la normativa italiana, indicano che il rischio dovuto agli effetti a breve e lungo termine di questo sistema di telecomunicazioni satellitari è rilevante e ne sconsigliano l’installazione a Niscemi: effetti a breve termine dovuti ad incidenti, effetti a lungo termine dovuti ad esposizione cronica, interferenza con apparati biomedicali elettrici, disturbo della navigazione aerea”.
L’Avvocatura dello Stato ha prodotto infine in giudizio uno studio inedito dell’ENAV risalente a fine giugno, che escluderebbe interferenze strumentali del MUOS con le operazioni di volo nel vicino aeroscalo di Comiso. Nelle premesse, l’ente controllato dal ministero dell’Economia e delle finanze precisa trattarsi “esclusivamente” di una valutazione della “compatibilità elettromagnetica” sugli apparati di comunicazione, navigazione e sorveglianza installati a Comiso, ma non dei potenziali effetti delle emissioni del MUOS sulla salute delle popolazioni, sull’ambiente e sulle strutture degli aeromobili. “Anche nell’eventualità in cui l’aeromobile dovesse trovarsi per qualche motivo alla quota raggiunta dal fascio di antenna in quel punto, gli effetti del MUOS nei confronti dei ricevitori di bordo potranno ritenersi del tutto trascurabili”, affermano i tecnici ENAV.
Di parere opposto il fisico sardo Massimo Coraddu, esperto dei Comitati No MUOS e del Comune di Niscemi. “Le conclusioni dello studio dell’ente nazionale contengono alcuni grossolani errori e, al di là delle apparenze e dei termini tecnici, mi sembrano tutt’altro che rassicuranti”, spiega Coraddu. “I puntamenti previsti per le antenne MUOS intercettano buona parte delle rotte previste dagli aeromobili in fase di partenze e atterraggio da Comiso. Così, l’ENAV ritiene opportuno, per evitare interferenze, la modifica di almeno due delle procedure di volo strumentalmente assistito per evitare potenziali problemi (SID OBAXU 5A ed ENEPA 5A). Nelle conclusioni si dice inoltre che il settore angolare interessato dalle emissioni ha un’ampiezza di soli 5 m. Sfugge a chi ha scritto questa relazione che, se in partenza il fascio emesso ha un diametro di 18,4 m, questo non si può certo ridurre in volo. Quindi sui cieli di Comiso il fascio emesso continuerà ad avere un diametro attorno ai 20 m, quattro volte maggiore rispetto a quanto ipotizzato”.
Sempre per Coraddu, il rapporto ENAV evidenzia alcune carenze. “Non viene fatta nessuna valutazione di quanto sia intensa l’emissione e quanta energia venga trasferita all’aeromobile per effetto dell’attraversamento del fascio, cose invece raccomandate dal prof. Marcello D’Amore dell’Università “Sapienza” di Roma, nella relazione sul progetto MUOS consegnata al TAR di Palermo”, aggiunge Coraddu. “Non si comprende inoltre perché si siano limitati gli accertamenti alle sole procedure di partenza e atterraggio da Comiso e non a tutte le rotte civili che attraversano la Sicilia orientale, visto che per quote interessate, sono tutte potenzialmente vulnerabili. Possiamo prendere quella dell’ENAV come una relazione preliminare, le cui conclusioni non sono per nulla tranquillizzanti. Come avevamo ipotizzato, l’entrata in funzione del MUOS richiede, quantomeno, un’attenta riprogettazione delle procedure di partenze e atterraggio dall’aeroporto di Comiso”.