Caos e autobombe, ecco la strategia per il “nuovo” Medio Oriente
Negli ultimi mesi l’Iraq è ripiombata nel terrore a causa di un susseguirsi di attentati terroristici che solo nel mese di settembre hanno provocato oltre mille vittime. L’ultimo attacco risale a pochi giorni fa a Sadr City, dove un’autobomba parcheggiata è esplosa accanto ad un piccolo mercato di ortaggi, uccidendo sette persone che stavano partecipando ad un funerale sciita. Altre autobombe parcheggiate sono esplose in rapida successione nei quartieri sciiti di Nuova Baghdad, Habibiya, Sabaa al-Bour, Kazimiyah, Shaab, Ur, Shula. I morti sono stati complessivamente 55 e i feriti 140.
Si tratta dell’ultima serie di attacchi condotti da presunti estremisti sunniti e salafiti, determinati a riaccendere il conflitto settario su larga scala nel Paese.
Il governo iracheno ha annunciato di attuare nuove misure di sicurezza contro questi attacchi nelle aree dove probabilmente si nascondono gli insorti. Sono circa 5 mila le persone uccise dallo scorso aprile.
Il timore del popolo iracheno è che si ritorni alla guerra settaria che ha insanguinato il Paese tra il 2006 e il 2007. I terroristi scelgono spesso come bersaglio dei loro attacchi i luoghi affollati, ad esempio mercati, caffetterie e moschee, cercando di infliggere il maggior numero di vittime. Gli esperti affermano che la violenza è causata dalla crescita di gruppi estremisti islamici transnazionali, legati alla galassia dei “ribelli” siriani.
E’ oramai più che evidente che esiste una chiara strategia internazionale dietro l’eccidio degli sciiti in tutta la regione medio orientale. Il ruolo sempre più centrale e determinante di Iran ed Hezbollah in Medio Oriente, riferimenti guida della comunità sciita, infastidisce e non poco le potenze occidentali e i loro alleati arabi.
Questo continuo spargimento di sangue in tutto il Paese, ha costretto molte famiglie irachene ad emigrare, più che altro a “fuggire” da questo inferno. Le associazioni hanno condotto verifiche sui bisogni umanitari per gli sfollati e stanno cercando di trattare col governo iracheno per ottenere la loro registrazione. Grazie all’aiuto delle agenzie partner, gli sfollati hanno cibo e aiuti di prima necessità, istruzione e alloggi sicuri.
“La nostra guerra contro il terrorismo prosegue”, dichiara il portavoce del governo Saad Maan all’Associated Press. “Parte del problema è la lotta politica e conflitti regionali […] Ci sono lacune e abbiamo bisogno di sviluppare le nostre capacità soprattutto negli sforzi di raccolta di intelligence”. Infine, gli analisti ritengono che ci sia la possibilità di un ulteriore peggioramento della situazione. Dopo anni di conflitto settario tra sciiti e sunniti, ci sono meno quartieri misti nelle città irachene, e c’è il rischio di una nuova ondata di profughi in fuga dal terrore.