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Buenos Aires lancia al mondo due parole: “Emancipazione e uguaglianza”

di Cristina Amoroso

Dal Teatro Nazionale Cervantes di Buenos Aires, con l’organizzazione della Segreteria del Coordinamento strategico per il Pensiero Nazionale del Ministero della Cultura di Argentina, del segretario Dr. Richard Forster, trasmessa in tutto il mondo dalla Tv pubblica, è giunta in tutto il mondo la voce dell’Argentina con il foro Internazionale “Emancipazione e Uguaglianza”.

Siamo protagonisti di un momento di cambiamento. Una profonda trasformazione della realtà materiale e simbolica dei popoli ha trasformato il secolo in uno scenario di lotte e dispute sul futuro. Oggi più che mai la Storia è viva e le ideologie sono distribuite in tutto il mondo in rinnovate discussioni.

Il Forum internazionale per l’emancipazione e l’uguaglianza nei giorni 12-14 marzo ha riunito i leader politici, i leader delle comunità sociali e intellettuali dei due continenti per rivedere la storia dei processi politici in America Latina e informarsi del presente europeo, per mettere al centro del dibattito sia la reinvenzione politica e la conquista dello spazio pubblico, che l’attualità delle tradizioni di emancipazione e il ruolo della nuova sinistra nel mondo.

Interventi accalorati della ministra argentina della Cultura, Teresa Parodi, dell’organizzatore del Foro internazionale Richard Forster, del capo del Gabinetto dei Ministri, Anibal Fernandez, del presidente della Radio e Tv argentina, Tristan Bauer hanno aperto il forum, l’affluenza al quale è stata tale da obbligare gli organizzatori ad allestire un maxischermo all’esterno, per le centinaia di persone radunatesi per assistere ai dibattiti, senza riuscire a prender posto all’interno.

I tre giorni di dibattiti, al centro dei quali “la dignità dell’uomo e dei popoli; la politica come strumento di emancipazione democratica”, sono stati seguiti con attenzione, partecipazione ed entusiasmo dal pubblico, che ha accompagnato i vari temi come chi si ricorda del passato e non intende negoziare il futuro.

Emir Sader il sociologo brasiliano, ha partecipato al primo Tavolo dal titolo “Sfide e crocevia in America latina” insieme a Costanza Moreira dell’Uruguay, Piedad Cordoba della Colombia e Cuahtemoc Cárdenas dal Messico, appoggiando l’Argentina sotto pressione: “Attaccano tutti i governi latino-americani perché si sono ribellati alle regole del neoliberismo”, perché hanno “scelto non la centralità delle politiche fiscali ma quella delle politiche sociali, a favore dei più deboli. E per questo qui resistiamo alla crisi. Per continuare dobbiamo avere dei valori forti e stabili. E li troviamo nella solidarietà verso i più umili e nell’umanesimo”.

Noam Chomsky, in una lectio magistralis, ha ricordato i 500 anni di sfruttamento subiti dall’America Latina e i passi da gigante fatti per decolonizzarsi. Ma la questione non riguarda solo l’egemonia di un Paese: la specie umana è al bordo del precipizio, vicino al suicidio virtuale e il capitalismo é nel suo peggior momento, in forte crisi. Le minacce vengono dagli armamenti nucleari ma anche dal cambio climatico e dalla corsa all’accaparramento del petrolio e delle fonti energetiche.

Noam Chomsky ha provato poi a mostrare le imposture americane delineate per giustificare il dispiegamento militare e la minaccia latente di nuove incursioni militari. Dalla fine degli anni ’70 l’ideologia americana si conclude con “un attacco neoliberista, un attacco a livello mondiale sui diritti umani”, e in una ingegneria burocratica organizzata per proteggere le grandi banche e le società di crisi del capitalismo, i cui costi ricorrenti sono trasferiti a tutta la società. “L’America Latina  è stata in prima linea nella lotta contro l’attacco neoliberista”.

Molti altri interventi di politici e intellettuali provenienti da tutto il mondo per discutere quale alternativa porre al modello neoliberale, tra cui Gianni Vattimo, Ignacio Ramonet (ex direttore di Le Monde Diplomatique), Álvaro García Linera vicepresidente della Bolivia.

Interessante la sessione dedicata all’Europa. “La crisi del 2008 ha prodotto politiche di austerità in Europa che puniscono la società e soprattutto i più poveri”, che ha generato una reazione analoga a quella vissuta in America Latina prima dei processi neoliberisti degli anni ’90, ha detto Ramonet, primo relatore della sessione. Le nuove forze che si presentano in Europa, Syriza e Podemos,  conoscono “esperienze ben note e sanno che ci sono soluzioni per la dittatura dei mercati, sanno che c’è un’altra politica possibile”, ha aggiunto.

Quindi, per Ramonet, “le forze conservatrici sono in panico” sanno che l’esperienza dell’America Latina è replicata in altre regioni del mondo: “C’è un fantasma che gira il mondo, che è il fantasma del progressismo latino-americano”, ha detto, parafrasando Marx.

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