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Brigata Zainabiyoun: forza silenziosa contro l’oppressione

La Brigata Zainabiyoun è un gruppo di coraggiosi musulmani sciiti, nati dalla lotta e dal sacrificio, che si sono schierati per proteggere la loro fede e i loro luoghi sacri. La loro storia inizia negli anni ’90 in Pakistan, dove le comunità sciite hanno subito attacchi da parte di gruppi come Sipah-e-Sahaba. Da lì, i combattenti di Sipah-e-Muhammad e del Battaglione Mehdi hanno gettato le prime radici di quella che sarebbe diventata la Brigata Zainabiyoun.

Nel 2014, con l’aiuto del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc) dell’Iran, la brigata si è formata ufficialmente. La sua missione era chiara: difendere il sacro santuario di Sayyida Zainab a Damasco, in Siria, da terroristi come l’Isis.

Giovani della comunità sciita pakistana, formati in Iran e Siria, hanno risposto a questa chiamata con coraggio. Dalla fine del 2014 al 2019, hanno combattuto nella guerra in Siria, schierandosi al fianco di alleati come Hezbollah per proteggere i luoghi sacri e sostenere il governo di Assad. Hanno combattuto in luoghi come Aleppo e Darra, perdendo centinaia di combattenti: martiri sepolti in Iran perché il Pakistan non li aveva accolti in patria.

I loro sacrifici sono stati immensi. Questi combattenti hanno lasciato le loro famiglie, spinti da un profondo amore per la loro fede e dal desiderio di porre fine all’ingiustizia. Ma dopo la caduta del regime di Assad, il loro cammino si è fatto più arduo. La maggior parte si è trasferita in Iraq, e solo pochi sono rimasti in Siria. Nel 2024, il Pakistan li ha definiti un gruppo terroristico, lasciandoli intrappolati, impossibilitati a tornare in patria, braccati sia dagli estremisti che dal loro stesso governo. Eppure, sotto la guida dell’Irgc, continuano a operare, anche se ora il loro lavoro è più silenzioso.

Brigata Zainabiyoun simbolo di resilienza

Alcuni affermano falsamente che la brigata operi a Parachinar, in Pakistan, ma non è vero. Gli sciiti di Parachinar si sono difesi a lungo senza aiuti esterni. Le bandiere “Labbayk Ya Zaynab” sono per le preghiere, non una prova della presenza di Zainabiyoun. Questo equivoco è solo propaganda per danneggiare persone innocenti.

Una fiamma eterna: il loro comandante deceduto, Saqib Haider Karbalai, un pashtun di Parachinar, è morto nel 2017 combattendo contro l’Isis ad Hama, in Siria. Il suo corpo, senza testa e senza braccia, è stato sepolto a Teheran dopo i test del Dna.

La Brigata Zainabiyoun è uno dei simboli della resilienza. La sua storia racconta di un popolo che ha attraversato i confini per proteggere ciò che gli è caro, affrontando perdite e difficoltà con una fede incrollabile. La loro eredità vive nei cuori delle comunità sciite di tutto il mondo, un promemoria della forza silenziosa che si erge contro l’oppressione.

Oggi, la Brigata Zainabiyoun è presente in Iraq, trasferitasi dalla Siria dopo la caduta di Assad per difendere i luoghi santi sciiti e combattere i terroristi. Dislocati nei campi della Resistenza irachena come Jurf al-Sakhar e Camp Ashraf, da gennaio sono entrati come pellegrini dall’Iran. Messi al bando dal Pakistan nel 2024 come terroristi, rimangono in esilio, la loro fede – benedetta da Allah – li spinge a proteggere i fedeli e gli oppressi.

di Redazione

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