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No alla centrale a carbone di Saline Joniche

di Redazione

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Coordinamento Associazioni Area Grecanica.

“Gli analisti di credito Vontobel hanno declassato il gruppo energetico Repower. Il risultato operativo risulta al di sotto delle aspettative e non vi è alcuna evidenza di un rapido miglioramento dopo il 2014”.

Questo il risultato disastroso a cui è giunta la società elvetica dopo essersi impelagata nell’ “affare” centrale a carbone di Saline Joniche. Nel 2011 il valore dell’azione era di oltre 300,00 euro, oggi il titolo azionario ha subito un ulteriore ribasso: il suo valore si è attestato a 108,63 euro.

Nel giorno in cui Repower, attraverso il Ceo Bobst, dichiara di avere avuto ingenti perdite a seguito del l’investimento nella centrale a carbone di Saline Joniche, e  di stare avviando un piano di ammortamento di circa 8,5 milioni di euro a cui si aggiungono gli 11 milioni di euro investiti nell’acquisto dei terreni ex Sipi, il Coordinamento Associazioni Area Grecanica chiede adesso che anche gli altri partner della Sei rinuncino al progetto, a partire dal gruppo Hera, che nel consorzio ha una partecipazione del 20%.

“HERA esca dal progetto di centrale a carbone di Saline Joniche” è il titolo dell’iniziativa che si è svolta a Bologna lo scorso 5 aprile, organizzato dai comitati Acqua bene comune Emilia-Romagna, Rete savonese Fermiamo il carbone, Comitato Sì alle energie rinnovabili, Re: Common, WWF e Legambiente Emilia e che ha avuto un unico filo conduttore: chiedere ai Sindaci azionisti di uscire dal progetto di centrale a Saline, evidenziando come gli unici beneficiari di tale investimento sono sempre e solo le lobby dell’energia.

E’ Andrea Caselli del “Comitato Acqua Bene Comune dell’Emilia Romagna” a introdurre il convegno  parlando del ruolo di Hera nel contesto locale, prima di passare la parola a Francesca Panuccio, portavoce del Coordinamento Associazioni Area Grecanica No Carbone. Panuccio racconta di una terra troppe volte beffata che però da tempo mostra forza,  energia e voglia di riscatto ponendo in essere progetti di sviluppo sostenibile già attivi nel territorio. Mostra le immagini dei luoghi che si vorrebbero deturpare e sfruttare senza tenere conto della volontà della cittadinanza e della vocazione dell’area e sottolinea  le contraddizioni espresse da Hera, di azienda che nel proprio bilancio etico parla di salvaguardia dei territori e rispetto delle popolazioni, ma che nella realtà, come Repower, investe nel carbone.

L’esperto di energie svizzero Peter Vogensagel, evidenzia come Repower si sia mossa sempre in maniera poco chiara, cercando di aggirare gli ostacoli messi in luce dalle istituzioni e dai cittadini, affidandosi a strategie torbide che l’hanno portata a perdere di credibilità tra gli azionisti. Descrive le azioni messe in campo, assieme al Coordinamento Associazioni Area Grecanica, che hanno portato alla realizzazione del loro obiettivo grazie all’esito del referendum del 22 settembre scorso: fermare Repower e farla uscire dal progetto di Saline.

Giovanni Durante, portavoce della “Rete savonese fermiamo il carbone”, ha snocciolato i dati della perizia  commissionata dalla Procura di Savona, secondo cui la centrale di Vado Ligure avrebbe provocato la morte di oltre 400 persone tra il 2000 e il 2007. Durante ha sottolineato come quei dati fossero conosciuti già dalla popolazione locale senza bisogno dell’arrivo dei periti a causa delle perdite in vite umane e delle malattie vissute dalle famiglie residenti nei dintorni dell’impianto. Ha raccontato di quanta fatica sia costata questa vittoria e di come l’esistenza della centrale abbia inquinato, oltre che il territorio, anche la dignità e la coscienza delle persone e di tutti quei soggetti che hanno ceduto al ricatto occupazionale e ai finanziamenti per la realizzazione di attività ricreative.

Stefano Ciafani, direttore scientifico di Legambiente, ha sottolineato che il carbone costa poco solo se non si calcolano le esternalità i cui  i costi ricadono sui cittadini. Per Ciafani, basterebbe introdurre la carbon tax secondo cui chi inquina paga, in base alle emissioni di CO2, per fermare immediatamente le 13 centrali a carbone operanti sul territorio nazionale perché non sarebbero più redditizie. Auspica che il governo inserisca dentro la delega fiscale una carbon tax per incentivare le produzioni di tecnologie pulite rispetto quelle inquinanti. Richiama i sindaci affinche chiedano conto ad Hera, la seconda multiutility italiana di cui molti comuni detengono la maggioranza del pacchetto azionario, ed indichino la strada per perseguire la realizzazione del bene comune dei cittadini, piuttosto che utili speculativi. Auspica che Repower resti a Saline investendo però in accordo con la volontà dei cittadini e assecondando la vocazione naturalistica.

Per la “Rete Stop Enel” interviene Flavio Stasi che sottolinea come l’azione dei cittadini sia fondamentale nel contrastare questi progetti scellerati calati dall’alto. Oggi, come ieri per Rossano e ancor prima per Gioia Tauro, la storia si ripete, ma queste multinazionali si sono ritrovate ancora una volta sulla loro strada, cittadini consapevoli, informati e determinati a far prevalere la loro idea di futuro rispetto alle imposizioni dal sapore neocolonialista. Stasi ricorda come furono sempre i cittadini ad imporre alla Giunta Loiero di escludere l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica in Calabria.

Ieri il Cantone dei Grigioni, oggi la comunità emiliana, dimostrano come la cura del territorio, la sensibilità verso il destino di terre anche lontane sia una questione globale; essere riusciti a catalizzare, in questa lotta, comunità lontane ci da forza, certi che, condividendo il pensiero di Giovanni Durante, la fine delle fonti fossili è alle porte e ai cittadini tocca accellerare questo processo affinchè sia il piu rapido possibile per limitare  i danni economici, sociali e sanitari. Siamo convinti  che questi sforzi stiano contribuendo a scrivere una pagina molto importante per l’economia nazionale, una economia diversa e sostenibile in accordo con le potenzialità del nostro paese.

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