Bolsonaro, il “pastore di Dio” al servizio di Israele
Il primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane ha decretato il netto vantaggio di Jair Bolsonaro, il candidato del Partido Social Liberal che piace ai mercati, con un’agenda economica che parla di privatizzazioni, deregolamentazione e decentralizzazione dai poteri centrali. Il suo 46% è dovuto ai volti dei movimenti evangelici che hanno aumentato la loro influenza nella politica latino americana.
Sebbene il Brasile sia il Paese con il maggior numero di cattolici al mondo, gli evangelici rappresentano quasi un terzo della popolazione. Il 26% dei fedeli pentecostali e neo-pentecostali ha affidato a Bolsonaro il loro voto e dopo una intensa campagna dei principali leader delle chiese, l’adesione ha raggiunto il 46 per cento.
In Brasile, l’influente Chiesa Universale del Regno di Dio, fondata nel 1977 da due fratelli (Edir Macedo e Romildo Ribeiro Soares), con seimila templi in tutto il vasto Paese, è stata chiamata apertamente per supportare nelle elezioni l’ex capitano dell’esercito Jair Bolsonaro, nostalgico della dittatura (1964-1989) e mette a sua disposizione l’oligopolio mediatico della Record Network per imporre la sua candidatura nell’immaginario collettivo. “Pare de sufrir” (Smettere di soffrire) è la chiesa elettronica che coincide con la Chiesa Universale del Regno di Dio e che controlla un quinto della Camera dei Deputati. Pentecostali e neo-pentecostali, battisti, presbiteriani con il 29% della popolazione. I fedeli hanno fissato una decima stimata al 10% del loro reddito.
Il fenomeno non è nuovo in America Latina: recenti elezioni in Cile, Costa Rica, Colombia, Guatemala e quella di domenica in Brasile rivelano una crescente polarizzazione dell’elettorato e uno spostamento politico verso destra. Anche in Messico, Andrés Manuel López Obrador del centro-sinistra si alleò con un piccolo partito conservatore, fondato da un pastore pentecostale, per assicurare il suo trionfo. In Brasile la crescita dei pentecostali (una delle correnti degli evangelici) è stata così forte che questo Paese ha la più grande popolazione pentecostale del pianeta oggi, anche al di sopra degli Stati Uniti.
“Questa affermazione del voto evangelico e conservatore è una reazione all’avanzamento del voto femminista e della società civile”, ha dichiarato Estrada, specialista dell’America Latina presso l’Istituto di Studi Politici (Sciences Po) di Parigi. Le chiese evangeliche sono riuscite a diventare un nuovo attore politico il cui ruolo e potere dovrebbero essere considerati ogni volta che viene aperta la lotta elettorale.
L’esercito di Bolsonaro
La chiesa evangelica è riuscita a progredire a spese della Chiesa di Roma nel Paese del mondo con più fedeli cattolici. L’errore politico dei suoi avversari è stato quello di avere sottovalutato sia lui che i potenti gruppi religiosi che lo sostengono. La Chiesa Universale del Regno di Dio è una macchina potente per raccogliere fondi che controlla la seconda rete televisiva del Paese, Record. Questa chiesa ha la sua truppa in uniforme, li chiamano Gladiatori dell’altare, che marciano ad un ritmo marziale. Nel 2015 hanno fatto irruzione in parchi e piazze di Porto Alegre, Goias e Fortaleza con camicie verde muschio e pantaloni scuri, più in petto una scritta che diceva: “Positive me”. Sono soldati della fede che seguono oggi Bolsonaro, inoculando il virus dell’intolleranza e del razzismo.
Non è da stupirsi se la destra neoliberista ritorni in Brasile, “patria’’ del movimento fondamentalista, Tfp (Tradizione, Famiglia e Proprietà) fondato da Plinio Correa de Oliveira, una piovra non solo capace di egemonizzare vasti settori dell’economia capitalistica sudamericana, ma anche di spezzare la solidarietà tra i governi progressisti sudamericani e il popolo palestinese. Marina Silva, che contese alla socialdemocratica Dilma Rousseff, la presidenza del Brasile “è membro di una setta al cuore del movimento mondiale dei “cristiani-sionisti”, avidamente pro-Israele, come le organizzazioni ebraiche sioniste B’nai B’rith e Congresso Ebraico Mondiale. Le Assemblee di Dio credono che Israele: “Secondo le Scritture, abbia un ruolo importante da svolgere per la fine dei tempi. Per secoli gli studiosi della Bibbia hanno riflettuto sulla profezia di un Israele restaurato. Bolsonaro, un cattolico formale, sebbene evangelico per convenienza politica, ha persino un secondo nome biblico: Messias. La sua religiosità personalizzata ha dato i suoi frutti. Nel maggio 2016, il pastore e leader del Partito sociale cristiano (Psc) Everaldo Dias Pereira, lo ha immerso nel fiume Giordano durante una visita in Israele.
Il cristianesimo sionista arriva a Gerusalemme
Da alcuni decenni è arrivato a Gerusalemme un altro cristianesimo, che ha ben poco a che spartire con le Chiese storiche e la comunità cristiane di Israele e Palestina. Si fa chiamare cristianesimo sionista e si è insediato nella città santa. Costituisce un pericolo talmente insidioso che alcuni capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme hanno deciso, il 22 agosto 2006, quando la guerra in Libano era appena terminata, di redigere un documento congiunto di condanna: “Il programma sionista cristiano – spiegano i capi religiosi cristiani di Gerusalemme – contiene una visione del mondo in cui il Vangelo è identificato con l’ideologia imperialista, colonialista e militarista. Nella sua forma estrema, pone l’enfasi su eventi apocalittici che conducono alla fine della storia piuttosto che sull’amore e la giustizia del Cristo vivo oggi”.
I pentacostali, le Assemblee di Dio, i catecumenali, i neocatecumenali, insomma i cosiddetti evangelici, i cristiani sionisti sono in aumento anche in Italia, come pure il Movimento Tfp è ben radicato in alcune provincie italiane. C’è da chiederci: che influenza hanno sul nostro elettorato?
di Cristina Amoroso