Bologna 2 Agosto 1980: “Strage all’italiana”
Bologna 2 agosto 1980, salta in aria la sala di attesa della stazione ferroviaria. Esclusa l’accidentalità dell’esplosione, viene accreditata immediatamente una tesi ufficiale: strage nera. Le indagini procedono sin dall’inizio in un’unica direzione. Altre piste rimangono trascurate.
L’inchiesta viene esposta di continuo a tentativi di inquinamento, volti a corroborare l’ipotesi dell’attentato neofascista. La vicenda giudiziaria sembra essersi conclusa l’11 aprile 2007 con la condanna definitiva di Ciavardini, ritenuto responsabile dell’eccidio bolognese al pari di Fioravanti e Mambro. Ma la stragrande maggioranza degli osservatori del processo – senza distinzioni politiche – considera innocenti i tre ex militanti dei Nar.
Per quali ragioni il governo sposò a priori un’unica ipotesi investigativa? Perché i depistaggi coinvolsero solo esponenti dell’estrema destra? Massimo Sparti fu un teste genuino o l’autore di un tentativo di sviamento andato a buon fine? Quali motivi impediscono ancora oggi di conoscere mandanti e moventi della strage di Bologna?
Il libro-intervista a Valerio Cutonilli – portavoce del “Comitato l’ora della verità” – vuole rappresentare un invito a riflettere sui numerosi quesiti rimasti irrisolti, sulle contraddizioni, i depistaggi, gli errori che emergono dalla rigorosa analisi delle sentenze, degli atti processuali e dei documenti ufficiali delle commissioni parlamentari. Tali interrogativi non si limitano a suscitare divisioni sempre più aspre all’interno della società italiana. Essi costituiscono un ostacolo insormontabile per l’edificazione di quella “memoria condivisa” che dovrebbe caratterizzare un Paese civile.
di Redazione