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Bahrain: disprezzo totale per i diritti umani, tra complicità e immobilismo della comunità internazionale

di Cristina Amoroso

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha ragione nel dire che “il religioso è stato arrestato per avere esercitato il suo diritto di opinione e che la privazione della libertà di Sheikh Salman è arbitraria”. Ma è sbagliato credere che il regime di Manama presterà ascolto alle parole delle Nazioni Unite e rilascerà subito il religioso.

Mano pesante sullo sceicco Ali Salman, imprigionato per aver detto che il regime di Al-Khalifa sta calpestando i diritti umani e le libertà più elementari nello stato del Golfo Persico, e per avere affermato che una grande parte della popolazione del Bahrain ha pagato a caro prezzo le richieste di democrazia e rispetto dei diritti umani in Bahrain.

Salman è stato arrestato il 28 dicembre 2014 con l’accusa di aver tentato di rovesciare la dinastia regnante Al-Khalifa e di collaborare con potenze straniere. Egli ha fortemente negato le accuse, sottolineando che ha sollecitato riforme in Bahrain con mezzi pacifici. Il 16 giugno, un tribunale del Bahrain ha condannato Salman a quattro anni di prigione con l’accusa di insulti contro il Ministero dell’Interno e di istigazione a violare la legge.

L’Unione Europea ha condannato la stessa sentenza del tribunale contro lo sceicco Salman, con una piccola nota: “La condanna a quattro anni di carcere per il leader dell’opposizione in Bahrain, Ali Salman, è contraria agli sforzi di promuovere la riconciliazione nel Paese”. L’Ue auspica che la sentenza venga rivista durante l’appello.

Anche i trentadue Paesi tra cui Stati Uniti e Gran Bretagna hanno espresso preoccupazione presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite in relazione alla mancanza di diritti umani in Bahrain, sollecitando il regime a proteggere il diritto dei manifestanti e degli oppositori politici.

Ma rimangono belle parole che non sono mai state seguite da alcuna azione formale delle Nazioni Unite. Per non dimenticare, che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno basi navali in Bahrain. Essi hanno anche il potere di veto al Consiglio di Sicurezza, in modo da non consentire al Consiglio di emettere qualsiasi risoluzione contro il regime repressivo.

E’ infatti a causa di questo atteggiamento impenitente delle Nazioni Unite e dell’Unione europea che il regime del Bahrain continua a commettere violazioni dei diritti umani gravi e sistematiche, tra cui la tortura e diffusi arresti arbitrari, contro la maggioranza della popolazione composta da sciiti.

L’idea che il Bahrain rispetti la libertà di espressione è pura finzione. Violazioni dei diritti umani continuano senza sosta nonostante le ripetute affermazioni del regime che la situazione sta migliorando, mentre non ci sono prove che suggeriscano che il vassallo saudita potrà mai rivedere la sua deplorevole condanna contro lo sceicco Salman.

Fino a quando la comunità internazionale continuerà a mettere la politica prima dei diritti, rifiutandosi di prestare la voce a sostegno del popolo del Bahrain, sarà un diritto dell’opposizione portare avanti la sua lotta pacifica per riconquistare i diritti democratici. Secondo il diritto internazionale, i dissidenti pacifici possono e devono continuare a tenere manifestazioni per sfidare lo stato di terrore poliziesco. E’ l’unico modo per sfidare i diktat del regime, porre fine alla discriminazione razziale, diffondere la cultura dei diritti umani, e rivendicare i loro diritti fondamentali alla libertà e all’autodeterminazione.

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