Banchieri manipolarono la Prima guerra mondiale
Che furono i banchieri a manipolare l’orribile Prima Guerra Mondiale non ci viene insegnato nei libri di testo standard e neppure nelle ore di storia che Paolo Mieli tiene dal marzo del 2015, concordanti nel riconoscere la mancanza di consapevolezza di tutti, intellettuali, popolo e politici che andavano verso il 1914 come ballando sul Titanic negli anni meravigliosi della bella epoque.
In realtà furono i banchieri a preparare e manipolare la Prima Guerra Mondiale, nella corsa al petrolio non solo per fare profitti, ma per soffocare i Paesi sottomessi e ottimizzare il loro controllo sui governi. Un insieme di famiglie bancarie, legate da sangue e matrimoni intermedi – Rothschild, Warburg, Schiff, Rockefeller, Morgan – famiglie che hanno le più profonde conoscenze sulla manipolazione e sulla frode finanziaria, sono maestri dell’inganno e la loro spietatezza è semplicemente al di là dell’immaginazione umana. La loro forza sta nell’usura, nella spietatezza, nell’astuzia, nell’anonimato, nell’assoluta mancanza di fedeltà a qualsiasi nazione, nella continuità, nell’assassinio di oppositori effettivi e nella pianificazione a lungo termine.
Il petrolio è l’obiettivo della Prima Guerra Mondiale, la madre di tutte le guerre
Verso l’ultimo decennio del diciannovesimo secolo, le élite bancarie e politiche britanniche avevano iniziato a esprimere i primi segnali di allarme su due aspetti specifici dell’impressionante sviluppo industriale in Germania. I due fattori furono l’emergere di flotte mercantili tedesche superiori e l’ambiziosa linea ferroviaria Berlino-Baghdad che avrebbe portato la Germania alla fonte del petrolio via terra, senza alcuna minaccia da parte della marina britannica.
La realizzazione che le navi alimentate a benzina sono molto più efficienti, più leggere e più veloci delle tradizionali navi a carbone, e l’invenzione di Daimler nel 1885, del primo motore a propulsione petrolifera, rese il petrolio il prodotto più ricercato dagli strateghi militari che comprendevano il suo significato. L’importanza militare del petrolio non era molto conosciuta al di fuori dei circoli strategici in quel momento. Ma è stato il petrolio ad innescare più di un secolo di guerre iniziate nel 1914, ben preparate e manipolate dai banchieri.
Furono i banchieri a preparare e manipolare l’orribile Prima guerra mondiale
Lo storico Alan Brugar ha sottolineato che per ogni soldato morto in battaglia i banchieri internazionali hanno realizzato un profitto di 10mila dollari. Questo salasso non era solo per fare profitti, ma anche per soffocare i Paesi e migliorare il controllo dei banchieri sui governi. La linea di denaro britannica era controllata nientemeno che dai Rothschild, quindi, l’elemento reale dietro questa “preoccupazione” era la componente britannica della famiglia Rothschild. I loro fratelli erano trincerati in Francia, in Germania, in Austria e in Italia da quasi un secolo. Non bisogna mai dimenticare che i banchieri internazionali sono una fratellanza integrata, legata da matrimoni intermedi e lavoro attraverso società segrete e aperte. La guerra è il loro principale strumento per portare governi e nazioni sotto il loro crescente controllo.
Governo britannico controllato dai banchieri
La Germania aveva bisogno di soldi per la linea ferroviaria e chiedeva il cofinanziamento e la partecipazione britannica. Il governo britannico, controllato dai banchieri, non rifiutò mai, ma permise alle trattative di soffermarsi finché i banchieri non furono in grado di imporre la prima guerra mondiale per distruggere la Germania, la cui linea di denaro non era da loro controllata. “Uno dei segreti meglio custoditi della guerra mondiale 1914-1918 fu che alla vigilia dell’agosto 1914, quando la Gran Bretagna dichiarò guerra al Reich tedesco, il Tesoro britannico e le finanze dell’Impero Britannico erano in bancarotta”. I banchieri avevano tutti i soldi e potevano dettare, qualunque cosa volessero, al governo britannico. Così era completa la presa dei banchieri sul governo britannico.
Si trattava anche di distruggere la crescente cordialità franco-tedesca che sembrava funzionare dal 1890. Ed ecco ben orchestrato l’affare Dreyfus, in cui un ufficiale militare francese era falsamente accusato di spionaggio per la Germania, esplose così improvvisamente nella stampa francese, e portò a un crollo nella cordialità franco-tedesca. Sebbene Dreyfus sia stato in seguito prosciolto, il danno era stato fatto. Risultò che la persona responsabile della messa a punto di false prove contro Dreyfus era al soldo della famiglia dei banchieri Rothschild – il suo nome era Conte Fedinand Walsin-Esterhazy. Con Germania e Francia divisi i banchieri potevano procedere con il loro piano.
Plasmare l’opinione pubblica britannica a favore della guerra
Nel 1913, un piccolo gruppo, che si espanse formalmente nel Tavistock Institute nel 1921, fu incaricato di plasmare l’opinione pubblica britannica a favore della guerra con la Germania. Il denaro proveniva da Lord Rothschild e dai Rockefeller. Il gruppo comprendeva Toynbee, Walter Lippmann e Bernays, nipote di Sigmund Freud. Successivamente Lord Northcliffe, un parente dei Rothschild, ha fornito anche finanziamenti. Questo compito apparentemente impossibile è stato raggiunto attraverso la tecnica del “consenso ingegneristico” o semplicemente il lavaggio del cervello di massa. Consent Engineering è arrivato a svolgere un ruolo sempre più importante nel controllo dell’élite degli Stati Uniti, in particolare negli ultimi 100 anni circa. La stessa cosa accade negli Stati Uniti con il presidente Wilson, lustrascarpe dei vari banchieri che l’avevano portato al potere.
Durante gli anni della prima guerra mondiale, istigati, smazzati e prolungati dai banchieri, oltre 66 milioni di uomini di 21 Paesi sono andati sul campo di battaglia. Ci sono stati oltre 37 milioni di feriti e 10 milioni di morti. I banchieri internazionali ne hanno ricavato favolosi profitti. Il motto dei Rothschild regna sovrano nel mondo malvagio dei banchieri internazionali: “Il momento di comprare è quando il sangue scorre nelle strade”.
di Cristina Amoroso