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Bahrain sotto le grinfie del regime sionista

Il regime repressivo degli al-Khalifa sembra precipitare verso un destino oscuro. Il Bahrain è ignaro del terribile destino che lo attende con la visita avvenuta giovedì scorso di Yair Lapid, un ebreo ungherese nato a Novi Sod in Serbia, ed attuale ministro degli Esteri dell’entità usurpatrice chiamata Israele.

Circa 240 studiosi del Bahrain hanno protestato contro la visita di Lapid a Manama giunto per aprire l’ambasciata di Israele. Decine di studiosi del paese del Golfo condannano il regime di Manama per il suo tradimento contro la causa palestinese.

Un grossolano errore di calcolo fatto da Hamad Aal-e Khalifa, lo sceicco che dal 2010 si è autoproclamato re – un titolo che i suoi padri pirati che hanno occupato il Bahrain un paio di secoli fa, non hanno mai osato prendere a causa del loro losco passato.

Ama imprigionare, torturare, uccidere, esiliare e privare i dissidenti del Bahrain della loro cittadinanza per la gioia dei suoi padroni israeliani, americani e britannici.

Sono centinaia i prigionieri che languono nelle segrete carceri del regime con accuse inventate per aver chiesto il ripristino dei loro diritti. In tutto ciò, è vergognoso il silenzio delle Nazioni Unite e dei cosiddetti organismi per i diritti umani in Occidente nei confronti del regime al-Khalifa.

La Resistenza in Bahrain

Lo sceicco Ali Salman, leader del partito al-Wefaq e capo dell’opposizione eletto nell’assemblea nazionale ora dissolta, è stato arrestato il 28 dicembre 2014 per aver organizzato pacifiche proteste pubbliche e, dopo aver scontato una condanna a quattro anni, il 4 novembre 2018 è stato condannato all’ergastolo senza processo.

Hassan Mushaima, il fondatore del partito al-Haq, è stato arrestato il 22 giugno 2011 all’arrivo da Londra e condannato all’ergastolo da un tribunale militare, insieme ad altri 20 uomini. Ce ne sono molti altri, come Abdul-Jalil as-Singhase, Abdul-Hadi al-Khwaja e Nabil Rajab, oltre a centinaia di donne e minorenni, che vengono sistematicamente torturati nelle carceri.

Eppure i regimi di Londra, Washington e Berlino, non dicono nulla su questa grave violazione dei diritti umani, anzi, sostengono il repressivo regime di Aal-e Khalifa per i suoi crescenti legami con i sionisti.

Il leader religioso più in vista del Bahrein, l’ottantenne Sheikh Isa al-Qassim, dopo anni di arresti domiciliari è stato esiliato e gli è stata revocata la nazionalità, ma l’Onu ha chiuso un occhio sulle sue sofferenze.

La situazione non durerà a lungo, vista la risolutezza della giovane generazione che si è resa conto che le proteste pacifiche degli ultimi dieci anni sono state inutili e hanno portato solo a più barbarie e tradimenti da parte del regime.

L’unico alternativa rimasta è la lotta armata per liberare il Paese dagli artigli dell’Aal-e Khalifa e dei suoi padroni britannici, americani e sionisti. Se Dio vuole non è lontano il giorno in cui il Bahrain diventerà uno Stato democratico e libero da ogni oppressione.

di Yahya Sorbello

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