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Figli della guerra siriana: la storia di Abdullah

Sono tanti i figli della guerra in Siria, troppi. Circa l’80% dei bambini siriani sono stati interessati dal conflitto. Si calcola che il numero totale ammonti a 8,4 milioni. L’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite ha stimato che i siriani che hanno dovuto abbandonare il Paese siano 4,862,772, di cui 2,3 milioni sono bambini. Circa 1/3 di essi sono nati quando il conflitto era già cominciato e la loro vita è stata segnata sin dalla nascita da violenza, paura, allontanamento forzato.

Le storie di questi figli della guerra sono spesso storie di distacchi familiari, abbandono scolastico, lavoro minorile ed emarginazione sociale. Buona parte dei rifugiati siriani scappati dalla guerra si sono stanziati in Libano. Ed è lì che è ambientata la storia di Abdullah.

Tra le strade di Beirut

Abdullah è un bambino di dieci anni, il maggiore di cinque tra fratelli e sorelle, costretto ad emigrare in Libano ed accamparsi nei sobborghi di Beirut per scappare dalla guerra. Abdullah vende cd per le strade di Beirut per aiutare la famiglia a sostenersi. Anche i suoi fratellini sono venditori ambulanti e sta a lui, in quanto fratello maggiore, sorvegliarli.

Abdullah conosce ormai le strade di Beirut meglio degli stessi libanesi. Parla ogni giorno con centinaia di persone in coda ai semafori, ai checkpoint o nel traffico. È dovuto crescere in fretta Abdullah, troppo in fretta per un bambino di appena 10 anni. È dovuto diventare forte, come conviene a chi passa gran parte della giornata in mezzo ad una strada.

Non va più a scuola Abdullah, ha dovuto lasciarla presto. Non che amasse studiare, ma la matematica, quella gli piaceva. La sua condizione è la condizione della maggior parte dei figli del conflitto. Il tasso di abbandono scolastico e di analfabetismo è tremendamente alto sia tra i bambini rimasti in Siria, sia tra i rifugiati. I fratelli di Abdullah non sono mai andati a scuola, non hanno mai imparato a leggere e scrivere né avuto la possibilità di sapere quale fosse la loro materia preferita.

Il coraggio dei figli della guerra

Prima della guerra Abdullah viveva in un piccolo villaggio di campagna e nei fine settimana aiutava il padre nei campi o allevando gli animali. Il suo migliore amico era suo cugino, Yasser, anche lui scappato a Beirut con la famiglia. Ma Yasser era figlio unico, e la famiglia, dopo qualche anno di sacrifici, è riuscita a mettere dei soldi da parte e a trasferirsi in Germania. Abdullah si è dovuto quindi separare da un altro pezzo importante della sua infanzia.

Eppure Abdullah resiste, come fa il suo Paese. Persevera e resta forte, come la Siria. In attesa di giorni migliori, in attesa di poter tornare a scuola, in attesa di una vita “normale” che tarda ad arrivare per chi, come lui, è dovuto scappare dal proprio Paese. Nessuno però potrà ridare a lui ed ai tanti bambini siriani l’infanzia rubata, le opportunità negate, gli amici lontani.

Nonostante ciò lo si vede parlare agli automobilisti con lo sguardo fiero, porsi a loro con carattere, un adulto nel corpo di un bambino è Abdullah. E viene da chiedersi cosa ne sarà della Siria se i suoi figli cresceranno lontani dalle proprie case, dalle loro scuole e, spesso, dalle loro famiglie.

Di sicuro la Siria avrà bisogno di uomini forti come il piccolo Abdullah, ma avrà bisogno anche di persone che “guidino” la ricostruzione, che restituiscano a tutti i bambini emigrati le possibilità negate.

di Mafalda Insigne

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