Il regime repressivo del Bahrain sta letteralmente pagando miliardi alla nuova Amministrazione di Trump perchè siano ignorate le violazioni dei diritti umani del piccolo sceiccato del Golfo Persico, dopo che di recente Trump ha sbloccato la vendita di caccia F-16 al Bahrain fermata da Obama per perplessità sul rispetto dei diritti umani da parte del Paese. Secondo il Bahrain Mirror, in appena due settimane più di otto miliardi di dollari per le offerte militari sono stati annunciati, nel mezzo di una grave crisi finanziaria del regno.
Una fonte del Congresso degli Stati Uniti ha rivelato a fine marzo che l’amministrazione di Donald Trump ha informato il Congresso del suo piano di perseguire la vendita al Bahrain di 19 aerei Lockheed Martin F-16 e attrezzature connesse, per 5 miliardi di dollari. L’accordo con il regno che era stato ritirato l’anno scorso dall’amministrazione Obama a causa delle preoccupazioni circa i miglioramenti promessi per la situazione dei diritti umani.
La decisione mette in evidenza la sensibilizzazione dell’amministrazione Trump agli alleati tradizionali del Golfo arabo, che la Casa Bianca vede come un baluardo contro l’espansione iraniana e un partner nella lotta contro il “terrorismo”. Trump si è incontrato all’inizio del mese di marzo con il principe vice corona saudita a Washington, mentre il segretario di Stato Rex Tillerson ha incontrato il ministro degli Esteri Sheikh Abdullah bin Zayed.
Sulla questione, il presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, Bob Corker, aveva affermato che: “Ci sono modi diversi per cercare di modificare le politiche dei partner, più efficaci delle condizioni messe alla vendita di armi”.
L’avviso è venuto lo stesso giorno in cui il comandante delle forze Usa in Medio Oriente, il generale dell’esercito Joseph Votel, ha riferito a una commissione della Camera che la vendita di armi agli stranieri alleati non deve essere gravata da condizioni legate ai diritti umani, perché queste potrebbero danneggiare i legami tra i Paesi. Votel, che è a capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, ha citato proprio il Bahrain come esempio.
Aspre critiche alla mancanza di scrupoli verso i diritti umani sono state mosse dal direttore del programma dei difensori dei diritti umani di Human Rights First, Brian Dooley, il quale ha dichiarato che il disaccoppiamento della vendita da tali condizioni avrebbe “incoraggiato ulteriormente la repressione” e l’instabilità in un periodo di tensione per il Bahrain.
La vendita invierà esattamente un segnale sbagliato alla dittatura: che la Casa Bianca pensa che la repressione politica non è solo moralmente accettabile ma anche non pericolosa, quando in realtà si tratta di quello che sta alimentando l’instabilità del Paese”.
La violazione dei diritti umani in Bahrain è diventata la norma quotidiana, da quando il risveglio islamico è iniziato nel febbraio 2011. Manama ha usato e sta usando il pugno di ferro per mettere a tacere le proteste pacifiche, aiutato dalle truppe dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti che si sono schierati per assistere il Bahrain. Molti hanno perso la vita e centinaia di altri hanno subito lesioni, arrestati e imprigionati da una regime ingiusto, mentre molti altri tra cui studiosi islamici sono stati privati della cittadinanza.
Il regime di Al-Khalifa al potere in Bahrain è un alleato strategico degli Stati Uniti e ha reso il Paese una casa per la Quinta Flotta della Marina Usa. Se ai tempi di Nixon “i pilastri gemelli” che proteggevano gli interessi degli Stati Uniti nella regione erano l’Iran dello Shah e l’Arabia Saudita, ora i “pilastri della violazione dei diritti umani” che gli Usa proteggono e a cui vendono armi sono l’Arabia Saudita e il Bahrain per “la minaccia iraniana” nella regione.
In un momento in cui il linguaggio dei diritti umani si è imposto come la “lingua franca” del discorso pubblico globale, giunge al mondo chiaro il messaggio a stelle e strisce inviato da Trump: è finita l’età dei diritti umani.
di Cristina Amoroso
