AsiaPrimo Piano

Bahrain e gli orrori del regime a “Jaw Prison”

di Carolina Ambrosio

La condizione dei prigionieri in Bahrain è semplicemente disumana, costretti a sopportare continue violenze da parte del personale penitenziario. A mettere in luce questa situazione è l’organizzazione internazionale Amnesty International che sta portando avanti delle indagini per scoprire cosa è successo il 10 marzo scorso nell’istituto penitenziario “Jaw Prison”.

Il 10 marzo scorso, infatti, i prigionieri sono stati malmenati dal personale e si indaga anche per l’uso di gas lacrimogeni in alcune sezioni dell’istituto penitenziario.

Quello del 10 marzo è solo uno degli episodi che attestano una serie continua e regolare di violenze, non  solo fisica ma anche e soprattutto psicologica. La condizione dei carcerati in Bahrain è, infatti, pessima. AI è risoluta nell’affermare che i prigionieri non ricevono un adeguato trattamento sanitario. Il carcere tra l’altro sprovvisto di una sezione penitenziaria per minorenni, cosicchè nel suddetto istituto convivono adulti e ragazzi. In questo modo i minori che dovrebbero teoricamente essere rieducati alla convivenza civile in società, vengono privati del necessario supporto e non godono dei servizi peculiari al loro status di detenuti minorenni.

Secondo il gruppo di opposizione Al-Wefaq, i detenuti non solo sono continuamente sottoposti a tali violenze, ma viene loro privato anche di ricevere visite, o anche solo telefonate, dai parenti. Lo stesso gruppo Al-Wefaq si è unito alle proteste di Amnesty International e ha manifestato dissenso per le condizioni di detenzione di 1300 prigionieri nella nota, ormai tristemente, Jaw Prison.

Alla luce di queste constatazioni, Amnesty International invita le autorità del Bahrain a fermare queste torture e chiede che vengano anche desecretate i risultati delle indagini condotte sulle violenze del 10 marzo.

Dal 2011 nel Paese del Golfo sono in atto proteste per avere riforme politiche e la trasformazione del Bahrain da Stato monarchico ad uno Stato con monarchia costituzionale. Ma dopo l’indifferente silenzio della famiglia regnante Al-Khalifa, le proteste si sono fatte più mirate chiedendo senza mezzi termini la destituzione della famiglia, che ha inasprito le repressioni delle proteste popolari.

Comunque, i detenuti della Jaw Prison continuano a vivere in condizioni disumane, in aperto contrasto con gli standard e le leggi internazionali dei diritti umani. Amnesty continua a fare pressione sulla famiglia Al-Khalifa affinchè renda chiare le circostanze e le condizioni detentive e applichi misure per fermare le torture.

Mostra altro

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio

IlFaroSulMondo.it usa i cookies, anche di terze parti. Ti invitiamo a dare il consenso così da proseguire al meglio con una navigazione ottimizzata. maggiori informazioni

Le attuali impostazioni permettono l'utilizzo dei cookies al fine di fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui ad utilizzare questo sito web senza cambiare le tue impostazioni dei cookies o cliccando "OK, accetto" nel banner in basso ne acconsenterai l'utilizzo.

Chiudi