Autostrade, il “regalo” è servito
La vergognosa farsa Autostrade che ha agitato il Palazzo è arrivata alla conclusione dopo un lungo ed infuocato Consiglio dei ministri. Atlantia è pronta a cedere l’intera quota di partecipazione dell’88% a Cassa depositi e prestiti con Aspi che ha raccolto tutte le richieste del governo. Ma ciò non basta, perché come recita il detto latino “Pacta servanda sunt”, Aspi dopo aver promesso deve mantenere anche se, stando alle dichiarazioni della nottata “se non dovessero essere rispettate le indicazioni del governo la conseguenza sarebbe la revoca della concessione”.
Aspi, insieme con Atlantia, è una società controllata parzialmente dai Benetton. Aspi in nottata ha inviato quattro lettere al governo nella quale, si legge, accolgono tutte le richieste dando mandato al ministero delle Infrastrutture di definire i dettagli della transazione.
A gestire l’uscita di Benetton saranno i ministeri dell’Infrastrutture e dell’Economia, oltre a ciò dovranno elaborare un nuovo accordo su tutti gli aspetti della convenzione. L’inizio dell’interlocuzione si terrà il 27 Luglio, anche se la revoca della concessione resta ancora sul tavolo perché devono essere perfezionati gli aspetti tecnici del negoziato.
Un Consiglio dei ministri che si è svolto in notturna, terminato alle 05:30 del mattino al termine della quale, Benetton, ha accettato tutte le condizioni del governo. Protagonista della nottata il premier Giuseppe Conte che rimane fermo su alcuni punti per lui fondamentali: il taglio delle tariffe autostradali, la modifica dell’articolo 35 del decreto Milleproroghe che riduce da 23 a 7 miliardi l’indennizzo in caso di revoca.
La trattativa su Autostrade che sembrava arenata si è sbloccata nel finale. La novità che ha smosso tutto riguarda l’azionariato, ossia, i Benetton si sono detti disponibili allo scorporo di Autostrade rispetto ad Atlantia, all’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti e alla successiva quotazione in borsa.
Autostrade, un accordo che puzza di truffa
Tutto bene quindi? Non proprio. I mal di pancia all’interno del governo persistono, il M5S e Italia Viva hanno espresso irritazione per le metodologie utilizzate durante la trattativa e chiedono ulteriori conferme sull’uscita di Benetton dall’azienda. Forti le critiche anche da parte dell’opposizione con Matteo Salvini che dichiara: “Qualcuno oggi ci ha guadagnato”, riferendosi all’incremento del 25% delle azioni di Atlantia.
Quanto tempo ci vorrà perché si concretizzi il tutto? Dai sei mesi ad un anno per la conclusione del processo che sarà diviso in due fasi: nella prima Cdp entrerebbe con il 51% e ci sarebbe lo scorporo che porterebbe il peso della famiglia Benetton tra il 10 e il 12%, soglia sotto la quale non si entra in Cda. Nella seconda fase ci sarebbe la quotazione che dovrebbe portare a una società con un azionariato diffuso alto, fino al 50%, in cui potrebbero entrare nuovi soci con un’operazione di mercato, abbassando ulteriormente il peso della famiglia Benetton.
Condizioni accettate dai Benetton
– Misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro;
– riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del decreto-legge «Milleproroghe» (decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162);
– rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario. Aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario;
– rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge «Milleproroghe»;
– accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’Art con una significativa moderazione della dinamica tariffaria.
Alla fine, oltre i numeri, le date e le percentuale resta un profondo disgusto verso il Sistema Italia. Da uomini della strada preferiamo lasciarci a considerazioni elementari, ma vere. Sono morte 43 persone per la negligenza di un’azienda che ha lucrato a piene mani sulla vita della gente. Oggi, i rappresentanti politici di questa “Italietta” senza dignità, pagano fior di miliardi di euro per togliere la concessione a questi criminali. E qualcuno festeggia.
di Sebastiano Lo Monaco