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Austerity: quando la finanza diventa tragedia

Lo scorso 27 aprile è uscito in tutte le sale cinematografiche italiane il docufilm “Piigs – ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l’austerity”, per la regia dei tre giovani registi italiani Adriano Cutraro, Federico Greco, Mirko Melchiorre. Trainata dalla voce narrante dell’attore Claudio Santamaria, la pellicola descrive attraverso interviste, testimonianze e ricostruzioni storiche, le ragioni del fallimento delle politiche di austerity imposte dall’Ue e i nocivi effetti che esse hanno avuto e continuano ad avere sulle vite dei cittadini.

austerityNoam Chomsky, Yanis Varoufakis, Erri De Luca, Vladimiro Giacché sono alcuni degli autorevoli personaggi che hanno contribuito, attraverso le loro dichiarazioni, alla realizzazione di un progetto che con chiarezza, dovizia di particolari ed un pizzico di amara ironia, riesce a far comprendere allo spettatore l’approssimazione ed il cinismo che si trovano alla base delle politiche di austerity europee.

Per chi non lo sapesse il termine Piigs è stato introdotto per primo dal settimanale inglese Economist e non è altro che l’acronimo che racchiude le lettere iniziali di Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna. L’ordine di composizione della sigla avrebbe potuto essere diverso, ma pare che il simpatico nomignolo fosse già parecchio in voga tra i burocrati continentali i quali avevano creato il loro personalissimo indice di Paesi “maiali” in base al tasso di corruzione, sprechi e poca operosità.

Proprio a causa di questo infamante marchio, le suddette nazioni stanno subendo una pressione quasi totalitaria nella gestione interna delle proprie economie senza peraltro approdare ad apprezzabili miglioramenti nella loro posizione globale.

Al contrario invece si assiste ad una graduale erosione degli elementi caratterizzanti le identità economiche e sociali di tali Paesi. Si è approdati di fatto alla fine del welfare ed alla distruzione di intere realtà della microeconomia, fino ad intaccare settori di vitale importanza pubblica, quali l’assistenza sanitaria e sociale.

La pellicola prende spunto da ciò che sta accadendo ad una piccola realtà come quella della cooperativa sociale romana “Il Pungiglione”, da anni impegnata nell’assistenza ai ragazzi disabili e che a causa dei tagli al welfare rischia di chiudere lasciando senza lavoro 100 persone e senza assistenza oltre 150 ragazzi. Una delle tante realtà del tessuto sociale del nostro Paese che viene crocifissa in nome del Patto di Stabilità e che diviene l’emblema dell’immane dramma che si sta svolgendo a livello comunitario.

Secondo Chomsky si tratta di una vera e propria guerra di classe, un’insensata serie di misure restrittive in piena recessione che non fanno altro che peggiorare la situazione, favorendo peraltro la deriva degli scenari politici interni verso pericolosi estremismi.

L’austerity ha indebolito il mondo del lavoro determinando l’aumento esponenziale della disoccupazione giovanile e non, e sta contribuendo in maniera determinante alle diseguaglianze economiche, in una realtà globale nella quale, a detenere la ricchezza netta (circa 426 miliardi di dollari), di oltre la metà della popolazione mondiale, sono solamente otto persone.

Probabilmente pochi sanno cosa abbiano stabilito i trattati di Maastricht e Lisbona, ma tutti sono in grado di capire che questa guerra ai poveri sta scatenando guerre tra poveri nei vari strati della società europea. Laddove manca il controllo dell’economia, manca la democrazia ed è questo il vessillo sotto il quale avanza prepotentemente la fase post-democratica che ci troviamo nostro malgrado a dover vivere.

Il tutto nel nome di una mancanza di alternative solo teorica e assolutamente approssimativa. Basti pensare alla determinazione del rapporto Deficit/Pil al 3%. Esso venne calcolato nel 1981 in Francia sotto il governo Mitterand, quale tetto della spesa pubblica. Ebbene, senza alcuna discriminazione o adattamento supportato da adeguati calcoli e studi in merito, esso è stato imposto dall’Ue quale limite invalicabile per tutti i Paesi membri. In Italia tutto ciò è divenuto legge costituzionale ed ha creato disastri immani. La povertà assoluta nel nostro Paese è ai suoi massimi storici ed una ipotetica crescita, continuando a correre su questi binari, non è nemmeno ipotizzabile.

Il famoso economista francese Serge Latouche, ha già profetizzato la fine dell’attuale sistema tra il 2030 e il 2070, basando la propria tesi sull’assoluto scetticismo verso una crescita così come intesa da Bruxelles, ed auspicando anzi una totale decrescita, una ripartenza da zero, non priva di dolorosi conflitti e sconvolgimenti sociali e politici.

Tante sembrano essere le voci di buonsenso che fanno da coro al capezzale della moribonda, nata sessant’anni fa dopo i Trattati di Roma. Gli ottimi auspici che videro la nascita di una Comunità continentale unita negli intenti e nel perseguimento del comune benessere muoiono assieme ad essa e nessuna voce sembra scuotere gli animi di quegli arcigni burocrati che ne rappresentano le metastasi.

di Massimo Caruso

 

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