Armi chimiche in Siria: l’ennesima “bufala” occidentale
Ci risiamo, sarebbe il caso di dire: è partita la macchina mediatica occidentale per destabilizzare ulteriormente un paese che, specie in questo momento storico, andrebbe lasciato in pace. E, nonostante un’esperienza in balle mediatiche oramai pluridecennale, puntualmente il medio europeo ci casca, inizia ad accorgersi che esiste la Siria ed incomincia a dilettarsi anche a pronunciare nel migliore dei modi in arabo il nome di Bashar al-Assad, che considerando la pigrizia che oramai caratterizza il “cittadino” medio da queste parti è già un passo avanti ed uno sforzo notevole. La tattica, messa in atto da chi ha interesse nel far volgere in maniera diversa una guerra che sta vedendo il fronte dei “ribelli” finanziati da Arabia Saudita, Usa ed Israele perdere nettamente, è la stessa già vista in Iraq, in Libia ed in varie parti del globo: si crea un qualcosa che suscita emozione, si accusa il “tiranno” di turno e si legittima un intervento militare, spacciato per umanitario o per missione di pace.
Nel 2003, a generare la “guerra preventiva” contro Saddam Hussein, erano le fantomatiche armi di distruzione di massa che l’ex rais iracheno aveva nascosto talmente bene che a distanza di decenni nessuno le ha trovate, soprattutto perché del tutto inesistenti. Ma intanto, spinti anche dall’impressione dell’11 settembre e da una ignoranza di fondo verso il mondo arabo da parte dell’opinione pubblica occidentale, incapace di distinguere un’ideologia fondamentalista come quella Talebana da un regime baahtista come quello all’epoca in vigore a Baghdad, dall’Occidente erano poche le voci che hanno tentato di fermare la follia di una guerra che ha distrutto l’Iraq non soltanto fisicamente, ma anche come comunità nazionale: oggi il paese è un miscuglio male amalgamato di diverse etnie e confessioni, guidato da un governo fantoccio ed impossibilitato ad intraprendere una qualsivoglia politica che restauri anche una minima sovranità nazionale.
Stesso scenario in Libia: scoppia la rivolta nella regione da sempre zoccolo duro dell’ex rais Gheddafi, la Cirenaica e Bengasi in particolare, subito chi aveva interesse a non perdere il Magreb, dopo le rivolte tunisine ed egiziane, cavalca l’onda, finanzia fantomatici rivoluzionari, arma i gruppi di opposizione e destabilizza un paese che fino a poco prima era una delle economie africane più forti. Scoppia la guerra civile, ma non basta: Gheddafi in pochi mesi aveva riguadagnato l’80% del territorio, il conflitto era prossimo alla conclusione in favore dell’ideatore della Jamahiriya ed ecco quindi che dal cilindro mediatico si tirano fuori presunte “fosse comuni” di rivoltosi uccisi senza pietà dal legittimo governo di Tripoli. Telegiornali, siti internet, link su Facebook, alimentano lo sdegno verso quello che poi, pochi mesi dopo il conflitto, si rivela essere una clamorosa bufala mediatica, una delle più grottesche di questo scorcio di millennio: a rivelarlo, sono stati anche due ex giornalisti di Al Jazeera, i quali hanno affermato di aver subito pressioni per divulgare una notizia del genere e che in realtà mai il governo di Gheddafi, pur attuando una repressione, aveva bombardato civili in fuga o giustiziato cittadini inermi.
Però, l’uomo occidentale c’è cascato anche quella volta ed applaudiva o quantomeno legittimava i bombardamenti sulle teste dei libici; aggressione, quella nei confronti della Libia, che è stata decisiva per la caduta di un regime, come quello di Gheddafi, che nonostante le prime proteste deteneva ancora ben saldo il potere sul paese. Adesso tocca alla Siria: già da mesi il regime di Assad è sotto attacco mediatico per la verità, però da qualche giorno a questa parte, visto come il conflitto sta volgendo a proprio favore, la controffensiva mediatica è davvero molto forte. Sui social network in queste ore, fa capolino l’immagine di diversi bambini adagiati senza vita dentro un obitorio e le fonti riferiscono che tutti siano delle vittime del gas nervino. Immediatamente, la colpa è stata attribuita all’esercito siriano ed i media non hanno perso tempo a sottolineare il presunto “genocidio” che Assad starebbe compiendo contro il suo stesso popolo.
Alcune testate si sono sbilanciate nei numeri, c’è infatti chi dichiara, tramite fantomatiche fonti di alcuni gruppi di ribelli, che i morti sarebbero 1.300, altri media invece hanno segnalato un numero imprecisato di vittime. Bisogna fare alcune considerazioni, prima che la propaganda occidentale colpisca nuovamente lo smemorato pubblico europeo: partendo dal fatto che il solo pensiero di bambini asfissiati dal gas nervino è un qualcosa che farebbe ribrezzo a qualsiasi essere umano e che quindi ferma deve essere la condanna contro simili atti, però la velocità con la quale si è data la colpa ad Assad e soprattutto il contesto nel quale è maturato un atto così odioso, rende opportune alcune significative considerazioni. In primis, quale vantaggio ricaverebbe Assad dall’uso di armi chimiche, visto che oramai la guerra volge a suo favore? Soprattutto, perché dovrebbe usarle proprio adesso che in Siria hanno messo piede gli ispettori Onu? Inoltre, l’esercito siriano, pur avendo in dotazione armi chimiche, si è sempre caratterizzato nella guerra per il proprio comportamento volto a difendere la popolazione civile dall’attacco di gruppi terroristici, spesso provenienti dall’estero, che l’Occidente afferma invece essere “liberatori”.
Spesso in passato, diversi bombardamenti effettuati dai ribelli verso quartieri residenziali, sono stati spacciati dai media come incursioni aeree di Assad, il quale invece ha sempre limitato l’uso dei bombardieri per obiettivi militari. Altra considerazione, consiste nel fatto che il video fatto girare sui social network, contiene diverse imprecisioni: in molti affermano, come mai non ci sia nessun genitore presente, così come ci si chiede il senso delle iniezioni che alcuni medici somministravano a dei bambini presenti nel video, anche se questi bambini venivano considerati morti. Inoltre, si fa notare che i minori presenti nel filmato, non presentano sintomi di morte per avvelenamento da gas nervino. Oltre alle tante inesattezze del video dunque, anche, come detto prima, discorsi di natura prettamente tecnico–militare, porterebbero a pensare che un simile bombardamento con il gas nervino non sia mai stato attuato o comunque non è stato compiuto dall’esercito di Assad.
Visti anche i precedenti, non sarebbe del tutto inverosimile che quanto mostrato sia frutto di una strategia volta alla delegittimazione del governo siriano, con lo scopo preciso di giustificare l’uso della forza contro Damasco. L’auspicio è che questa volta l’opinione pubblica europea non ci caschi di nuovo e non incappi negli errori già compiuto per Libia e Iraq; anche perché, le strategie di disinformazione di massa continueranno ancora ed in molti sospettano che dopo la Siria, toccherà all’Egitto, in modo da far scivolare il paese arabo culturalmente più importante dentro una guerra civile, creando quindi un circolo vizioso da cui il mondo arabo difficilmente potrebbe uscirne.