Armenia: la visita della memoria di Papa Francesco
di Cinzia Palmacci
La visita di Papa Francesco in Armenia ha riportato sotto i riflettori la “scomoda” verità del massacro di un intero popolo, scatenando un vespaio di polemiche dal momento che il governo turco non ha reagito molto bene a questo tasto dolente accusando il Papa di avere una mentalità da “crociato”.
Per Ankara infatti non è esistito mai alcun genocidio del popolo armeno, e anche solo parlarne mette i turchi di pessimo umore. Eppure gli storici hanno ampiamente documentato cosa è successo al popolo armeno all’inizio del XX secolo, ma guai ad usare la parola“genocidio” quando si nomina l’Armenia. Nessuno infatti si è mai sdegnato quando si è parlato di genocidio nei Balcani, oppure nel Ruanda, ma quando si parla del genocidio armeno ecco che non bisogna scontentare Ankara. Insomma, esistono genocidi e genocidi, esistono quelli commessi a Paesi considerati canaglia e quelli commessi da Paesi “amici”, e i secondi si possono anche negare, o comunque ignorare. E dire che il genocidio degli armeni del 1915-1916 è stato ampiamente documentato con l’Impero Ottomano che avrebbe tollerato e attuato un vero e proprio progetto di sterminio ai danni della popolazione armena, accusata dai Giovani Turchi di cospirare con le potenze straniere. Le marce della morte che colpirono la popolazione armena riguardarono un milione e duecentomila persone, con centinaia di migliaia che sono morti per fame, malattia e sfinimento.
Proviamo a raccontare e di far conoscere meglio alle nuove generazioni cosa successe il 24 aprile 1915. In questa data nefasta prendeva il via a Costantinopoli (l’odierna Istanbul) il più grande sterminio subito dal popolo armeno nel corso della propria lunghissima storia. Gli armeni, i primi al mondo a dichiarare il Cristianesimo religione ufficiale nel proprio Paese, un secolo fa furono infatti oggetto delle persecuzioni perpetrate dal gruppo dei cosiddetti “Giovani turchi”, organizzazione nazionalista nata all’inizio del XX secolo con lo scopo di creare uno Stato nazionale turco sul modello dei nuovi Paesi europei nati nell’Ottocento. Lo scoppio della Grande Guerra nel 1914 fornì il pretesto per il massacro della folta comunità armena, considerata una “quinta colonna”, in quanto cristiana e benestante, della Russia ortodossa e zarista; accanto allo sterminio degli armeni venne messa in atto anche una sistematica repressione delle altre minoranze.
Tedeschi ed Austriaci, va dato loro atto, tentarono di opporsi alla ventata xenofoba e cercarono di tutelare le popolazioni cristiane e israelitiche; purtroppo, con pochi risultati. Il piano dei Giovani Turchi era di colpire l’intera popolazione armena con delle terribili marce, uccidendo gli uomini e deportando donne e bambini abbandonandoli nel deserto siriano facendoli morire, infine, di fame e di sete: alla fine si sarebbero contati più di un milione e mezzo di morti. La polizia e l’esercito arrestarono gli intellettuali, i deputati, gli avvocati, giornalisti e tutti coloro che, armeni, potevano avere influenza o visibilità presso l’opinione pubblica. Dopo aver azzerato la classe dirigente armena, il Governo turco ordinò il disarmo di tutti i militari armeni che si erano arruolati per combattere la Grande Guerra nelle fila delle armate ottomane. I beni sequestrati al popolo armeno andarono ad arricchire alcune potenti famiglie turche e la ferocia dello sterminio fu tale che la distruzione del popolo armeno può essere considerata uno fra i primi olocausti della storia moderna.
Nel 2015, in occasione del 100° anniversario del genocidio armeno, in tante parti del mondo, università ed associazioni culturali hanno organizzato seminari e conferenze su questo terribile genocidio; anche Papa Francesco si è espresso più volte sullo sterminio degli armeni provocando, con la Turchia di Erdogan, quasi una crisi diplomatica. In questi giorni il Papa, in visita in Armenia, ha voluto rendere omaggio alle vittime dello sterminio con un toccante discorso nell’intento di mantenerne vivo il ricordo. Il 2015 è stato un anno di celebrazioni nella Repubblica d’Armenia e in tutto il mondo per ricordare il Genocidio degli Armeni: era il 24 aprile 1915 quando cominciarono gli arresti dei notabili armeni a Istanbul. Oltre mille tra politici, giornalisti, intellettuali, letterati, artisti, professionisti e artigiani, che fino a quel momento avevano avuto un ruolo rilevante all’interno dell’Impero Ottomano, furono brutalmente prelevati dalle loro case e arrestati senza alcuna reale imputazione. Il loro massacro, senza processo, di là a pochi giorni, fu l’inizio di quello che gli armeni chiamano “Metz Yeghern”, cioè il Grande Male, ovvero un piano per cancellare la popolazione armena residente all’interno dell’impero.
Anche se l’odierna Turchia ancora oggi rifiuta categoricamente di ammettere che si sia trattato di massacri pianificati o, peggio ancora, di un tentativo di genocidio, rimane il fatto inconfutabile che l’arresto e l’uccisione degli uomini, la successiva deportazione di donne, bambini e anziani con marce forzate e treni piombati, il trattamento disumano e la violenza inaudita cui furono sottoposti gli armeni, comportò l’eliminazione quasi totale della popolazione di etnia armena nel territorio dell’impero. Si stima che ci furono oltre un milione e mezzo di vittime, su due milioni circa di armeni che vivevano sotto la giurisdizione ottomana. In un’epoca di forti sentimenti nazionalisti che portò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, gli Stati europei rimasero sordi agli appelli lanciati dalle molte autorevoli voci che denunciavano quanto stava accadendo agli armeni in Anatolia. Con la pubblicazione di una lettera enciclica, il patriarca Karekin II, supremo pastore di circa otto milioni di fedeli, ha annunciato la canonizzazione di tutte le vittime del genocidio. La celebrazione è prevista ogni 24 aprile, alla vigilia di quella che diventerà per i fedeli armeni la “Giornata del ricordo dei santi martiri del genocidio”.
Il massacro degli armeni merita una data da ricordare con celebrazioni e documenti che rammentino a tutti noi che il male non si può cancellare ma si può e si deve debellare. L’Unione Europea è chiamata a fare la sua parte. Un Paese come la Turchia che nega lo sterminio di migliaia di innocenti, e minaccia crisi diplomatiche verso chiunque getti luce su un fatto storico documentato e di notevole impatto emotivo, non può diventare parte integrante delle radici cristiane del popolo europeo. Le stesse radici cristiane per la difesa delle quali il popolo armeno è stato barbaramente trucidato.