AmericaPrimo Piano

Argentina, la libertà di dire No a Israele

Dopo due giorni di polemiche, proteste e minacce l’amichevole tra la nazionale Argentina e quella israeliana, prevista per il 9 giugno è saltata. A innescare la miccia è stato il presidente della Federcalcio palestinese, generale Jibril Rajoub, da molti considerato il possibile erede del presidente Abu Mazen.

argentina-israleIl segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Saeb Erekat, ha applaudito la decisione della Federcalcio argentina di annullare l’amichevole programmata contro la nazionale di calcio israeliana a Gerusalemme, affermando che l’Argentina ha reso merito al diritto internazionale. Il mondo non si arrenderà al terrorismo, al ricatto, alle minacce e alle intimidazioni del regime israeliano, che è sostenuto dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha dichiarato Saeb Erekat in una dichiarazione diffusa ieri. Ha aggiunto che la comunità internazionale non si arrenderà ai crimini del regime di Tel Aviv contro la nazione palestinese e che Israele dovrebbe essere punito, non ricompensato, per aver ucciso pacifici manifestanti palestinesi, compresi bambini e donne.

Erekat ha poi esteso la sua gratitudine al popolo argentino e alla squadra nazionale di calcio per aver fatto trionfare il diritto internazionale e resistere alle vessazioni, minacce e ricatti di funzionari israeliani e americani, in particolare l’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman e l’ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Nikki Haley.

Il ministro degli Esteri argentino Jorge Faurie ha dichiarato prima che si avesse conferma della cancellazione dell’amichevole che i giocatori del suo Paese si erano dimostrati riluttanti a recarsi nei territori occupati per giocare una partita di calcio. Nel frattempo, il ministro israeliano degli Affari militari, Avigdor Lieberman, ha criticato la nazionale di calcio argentina per aver annullato la partita amichevole, tacciando la federazione Argentina di debolezza nel resistere alle presunte pressioni di chi odia Israele, senza capire che non si ha in odio un’intera nazione ma la politica che i suoi rappresentanti istituzionali attuano nei confronti dei palestinesi.

La cancellazione della partita avviene dopo che 125 palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano durante la Grande marcia del Ritorno che ha visto tra le vittime anche 14 bambini; il tutto nasce il giorno in cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il 6 dicembre 2017, ha annunciato il riconoscimento di Gerusalemme da parte di Washington come capitale israeliana. La decisione drammatica ha innescato dimostrazioni nei territori palestinesi occupati e in altre parti del mondo.

I palestinesi vedono Gerusalemme Est come la capitale del loro futuro stato, così come era 70 anni fa. In un comunicato finale emesso a seguito di un incontro di emergenza a Istanbul il 18 maggio, l’Organizzazione di cooperazione islamica (Oic) ha condannato il massacro di dozzine di abitanti di Gaza avvenuto il 14 maggio definendoli come crimini selvaggi commessi dalle forze israeliane con il sostegno dell’amministrazione statunitense. L’Oic ha inoltre richiesto la protezione internazionale della popolazione palestinese anche attraverso il dispiegamento di forze di protezione internazionale di fronte ai crimini incontrollati commessi dal governo di Tel Aviv.

Tornando alla questione della partita i cui biglietti erano andati esauriti in Israele in 20 minuti, era stata programmata in un primo tempo ad Haifa, nel nord del Paese dove c’è una forte presenza di arabi israeliani. Non appena si è avuta certezza dell’incontro concordato dalle due Federazioni, subito da parte statale era stato richiesto il trasferimento del match a Gerusalemme. Il ministro della Cultura e dello Sport, Miri Regev, ha commentato che la capitale di Israele è il posto più adatto per una partita così prestigiosa.

L’annuncio del match non era però andato giù a Rajoub che si era rivolto alla rappresentanza diplomatica argentina a Ramallah per far presente che lo stadio di Gerusalemme si trova nel quartiere di Malha, dove sorgeva un villaggio palestinese distrutto durante la guerra per la nascita di Israele e che lo Stato ebraico ha dato un valore politico alla partita.

di Sebastiano Lo Monaco

Mostra altro

Articoli correlati

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio

IlFaroSulMondo.it usa i cookies, anche di terze parti. Ti invitiamo a dare il consenso così da proseguire al meglio con una navigazione ottimizzata. maggiori informazioni

Le attuali impostazioni permettono l'utilizzo dei cookies al fine di fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui ad utilizzare questo sito web senza cambiare le tue impostazioni dei cookies o cliccando "OK, accetto" nel banner in basso ne acconsenterai l'utilizzo.

Chiudi