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Arabia Saudita… verso il “disastro umanitario”

di Cristina Amoroso

E’ di domenica 1 dicembre l’appello di Human Rights Watch (Hrw)  alle autorità saudite a rilasciare immediatamente i lavoratori stranieri privi di documenti, che sono stati tenuti in centri di fortuna senza cibo o un riparo sufficiente, avvertendo che tali pratiche si tradurranno in un “disastro umanitario” nel regno.

La situazione per i lavoratori stranieri in Arabia Saudita diventa sempre più difficile da quando le autorità saudite stanno effettuando un giro di vite sui lavoratori migranti, “I funzionari sauditi dovrebbero rilasciare i detenuti o inviarli immediatamente a casa”, aggiunge il comunicato.

Il regno saudita ospita circa nove milioni di lavoratori stranieri, soprattutto africani, asiatici e di altri Paesi arabi, rispetto a una popolazione totale di 28 milioni di persone.

Varato nel gennaio 2013, il bando dei clandestini è stato congelato per alcuni mesi, per consentire ai milioni di migranti residenti nel regno di legalizzare la loro posizione entro il 3 novembre. Finora circa 4 milioni di clandestini hanno regolarizzato la loro posizione, accettando condizioni di lavoro disumane. Circa un milione di lavoratori asiatici, per la diminuzione della disponibilità di posti di lavoro ha dovuto lasciare il regno. Circa 300mila lavoratori yemeniti, considerati irregolari dalle autorità saudite, hanno lasciato a piedi la frontiera, rientrando in patria.

In Arabia è in corso un processo di “saudizzazione”, con l’obiettivo di “ripulire il Paese da immigrati irregolari” per favorire i residenti locali. Le autorità saudite hanno trascorso mesi attaccando i lavoratori stranieri come criminali nei mezzi di comunicazione, e fomentando sentimenti anti-migranti per giustificare la repressione del lavoro.

Da quando le autorità saudite hanno lanciato un giro di vite ai lavoratori stranieri privi di documenti ai primi di novembre, diversi lavoratori stranieri da allora sono stati uccisi dalla polizia saudita e molti altri imprigionati.

L’organizzazione ha anche espresso rabbia per la repressione di Riyadh sugli immigrati privi di documenti. Ha inoltre invitato Riyadh a impedire ai cittadini sauditi di molestare i cittadini stranieri che lavorano nel regno, dicendo: “Ora il governo saudita ha bisogno di tenere a freno i cittadini sauditi che stanno attaccando i lavoratori stranieri”.
Lavoratori etiopi a Riyadh hanno dichiarato a Human Rights Watch che gli attacchi sono iniziati dopo il 4 novembre 2013, quando le autorità hanno ripreso una campagna per arrestare i lavoratori stranieri che pretendono stiano violando le leggi sul lavoro. Le forze di sicurezza hanno arrestato o espulso decine di migliaia di lavoratori. Funzionari sauditi e media controllati dallo Stato hanno riferito che i lavoratori migranti sono stati anche responsabili di violenze, compresi gli attacchi a cittadini sauditi, sulla scia della repressione.

Gli attacchi più violenti si sono verificati la sera del 9 novembre nelle zone intorno al quartiere Manfouha del sud Riyadh, dove i residenti etiopi costituiscono la maggioranza dei residenti, secondo gli attivisti locali. Due lavoratori migranti etiopi hanno dichiarato a Human Rights Watch di aver visto gruppi di persone, si presume siano cittadini sauditi, armati di bastoni, spade, machete e armi da fuoco, attaccare lavoratori stranieri.

Il 19 novembre, il ministro degli Esteri etiopico, il dottor Tedros Adhanom, ha annunciato che il governo sta facendo “tutto il possibile per rimpatriare i cittadini provenienti dall’Arabia Saudita entro 14-25 giorni”.

I lavoratori stranieri non possono cambiare lavoro o lasciare l’Arabia Saudita senza il permesso dei loro sponsor, che spesso sono aziende saudite o individui che forniscono lavoratori alle imprese a scopo di lucro. La maggior parte degli sponsor sono soliti confiscare i passaporti dei lavoratori per la durata dei loro contratti .

Alla fine di ottobre, Amnesty International aveva già censurato le autorità saudite per non affrontare la “disastrosa situazione dei diritti umani” nel regno. Il gruppo aveva inoltre consegnato un documento alle Nazioni Unite, che comprendeva informazioni riguardanti una “nuova ondata di repressione contro la società civile, che ha avuto luogo negli ultimi due anni.”

Il tutto mentre l’Arabia Saudita si è aggiudicata un seggio nel Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhcr).

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