Arabia Saudita, sistema medievale travestito da modernità
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Qualsiasi speranza di cambiamenti positivi in Arabia Saudita sembra improbabile poiché il regime al potere pensa che la riforma dovrebbe essere limitata solo al modernismo, agli intrattenimenti in stile occidentale e a un’escalation della discriminazione religiosa senza alcuna tolleranza per un cambiamento politico e la democrazia.
La situazione dei diritti umani in Arabia Saudita è peggiorata e la repressione del dissenso si è intensificata. Ecco perché qualsiasi parola o attività che dispiaccia ai governanti sauditi potrebbe finire con l’esecuzione di attivisti politici e per i diritti umani dopo averli sottoposti a processi iniqui e fittizi. Il sistema giudiziario saudita ha recentemente condannato decine di persone a lunghe detenzioni e persino alla pena di morte.
Awad bin Mohammed Al-Qarni, scrittore saudita e professore di diritto, è stato condannato a morte semplicemente per aver pubblicato post su Twitter e WhatsApp. Al-Qarni è famoso per le sue posizioni trasparenti su varie questioni del mondo arabo, tra cui la Palestina e il movimento di Resistenza nella regione.
Mohammed Al-Omari, che è direttore dell’Arabian Peninsula Media Center, afferma che la situazione in Arabia Saudita è differente rispetto altre parti del mondo, poiché insiste sul fatto che il modo in cui vengono trattati i cittadini nel Paese non è conforme a qualsiasi norma islamica o sui diritti umani.
In un’intervista all’agenzia stampa Al-Ahed, Al-Omari ha descritto ciò che sta accadendo in Arabia Saudita come “una grande operazione di ipocrisia” e ha affermato che i processi farsa tenuti nel Paese per il dissenso non sono compatibili con le leggi e i regolamenti internazionali.
Arabia Saudita vede la diversità religiosa come contraria alle credenze della setta wahabita
Secondo l’attivista dei media, la diversità religiosa non esiste in Arabia Saudita e il regno vede tale diversità come contraria alle credenze e ai principi della setta wahabita che governa effettivamente il Paese.
Commentando le ultime condanne emesse ad attivisti in Arabia Saudita, ha affermato che circa 61 persone sarebbero state condannate a morte nel Paese per aver preso parte alle proteste, aggiungendo che tre delle condanne contro pensatori sono quasi definitive in quanto i pubblici ministeri cercano di spaventare l’élite saudita e di impedire loro di parlare apertamente della verità.
Al-Omari ha avvertito che il regime saudita sta cercando di eliminare il dissenso all’interno delle carceri attraverso la tortura e la negligenza medica.
Articolo tradotto da Irna