Arabia Saudita, 2.613 prigionieri di coscienza
Arabia Saudita – Le autorità saudite stanno trattenendo in carcere più di 2.500 attivisti anti-regime nell’ambito di una crescente repressione guidata dal principe ereditario Mohammed bin Salman contro i predicatori, i membri della stampa e gli intellettuali del regno Saud.
Il gruppo per i diritti dei prigionieri di coscienza, un’organizzazione non governativa indipendente che difende i diritti umani in Arabia Saudita, ha annunciato in un post sulla sua pagina Twitter ufficiale che almeno 2.613 persone, tra cui avvocati, giudici, accademici e studiosi di primo piano, stanno attualmente languendo nelle carceri e nei centri di detenzione in tutto il Paese.
L’Arabia Saudita ha recentemente intensificato arresti, procedimenti giudiziari e condanne di dissidenti pacifici e attivisti per i diritti umani. Funzionari sauditi hanno anche intensificato le misure di sicurezza nella provincia orientale a maggioranza sciita e ricca di petrolio.
La provincia orientale è stata teatro di manifestazioni pacifiche dal febbraio 2011. I manifestanti chiedono riforme, libertà di espressione, rilascio dei prigionieri politici e la fine della discriminazione economica e religiosa contro la regione ricca di petrolio.
Le proteste sono state accolte da una pesante repressione da parte del regime, con le forze saudite che hanno rafforzato le misure di sicurezza in tutta la provincia. Negli ultimi anni, Riyadh ha anche ridefinito le sue leggi anti-terrorismo per colpire l’attivismo.
Questo è il Paese che viene considerato dall’Occidente un alleato, un elemento di stabilità, pilastro di un fantomatico fronte di Stati arabi “moderati”, costituito da spietate dittature e regni assolutisti, dove la libertà è sconosciuta e la repressione sanguinosa è una regola.
di Redazione