Arabia Saudita giustizia giovani sciiti con accuse arbitrarie
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Arabia Saudita – Le autorità saudite stanno per giustiziare cinque giovani uomini della regione di Qatif, popolata da sciiti, e un uomo d’affari sciita con accuse che le Nazioni Unite hanno descritto come “arbitrarie” e che gli attivisti per i diritti umani e gli esperti legali affermano siano motivate da ragioni razziali.
I cinque giovani sciiti erano tutti minorenni quando hanno preso parte alle manifestazioni pro-democrazia a Qatif, nel 2011 e nel 2012. Hanno anche partecipato ai funerali di cittadini sciiti, che avevano partecipato a raduni anti-governativi uccisi per mano delle forze di sicurezza saudite.
Abdullah al-Derazi, Jalal al-Labbad, Yusuf Muhammad Mahdi al-Manasif, Jawad Abdullah Qureiris e Hassan Zaki al-Faraj sono stati tutti processati per accuse inventate di coinvolgimento in attività terroristiche. Derazi e Labbad hanno visto confermate le loro condanne a morte. Manasif, Qureiris e Faraj sono di nuovo sotto processo, anche se il pubblico ministero saudita continua a chiedere la pena di morte. Le udienze sono in corso e il punto finale rimane poco chiaro.
L’uomo d’affari, identificato come Saud al-Faraj, ha anche partecipato alle manifestazioni che si sono tenute per protestare contro i maltrattamenti della comunità sciita da parte di Riyadh.
Tutti e sei gli sciiti sauditi sono stati condannati a morte e potrebbero essere giustiziati in qualsiasi momento.
Arabia Saudita reprime ogni forma di opposizione
Il 18 dicembre dell’anno scorso, il Working Group on Arbitrary Detention, una sussidiaria delle Nazioni Unite composta da esperti indipendenti in diritti umani, ha concluso che i giovani sciiti sono detenuti arbitrariamente e che la loro condanna a morte è arbitraria.
Il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite ha anche scoperto che non vi sono basi legali per l’arresto o l’accusa di pena di morte contro i sei uomini sciiti che rischiavano la pena di morte. I sei sciiti non hanno ricevuto un giusto processo e la loro incarcerazione è correlata alla loro appartenenza alla comunità religiosa sciita.
Secondo Duaa Dhainy, ricercatrice e advocacy associate presso l’Organizzazione saudita europea per i diritti umani, i funzionari sauditi hanno già eseguito 45 esecuzioni nel 2025. Da quando Mohammed bin Salman è diventato il leader de facto dell’Arabia Saudita nel 2017, il regno ha intensificato gli arresti di attivisti, blogger, intellettuali e oppositori politici, mostrando una tolleranza zero per il dissenso anche di fronte alle condanne internazionali. Studiosi musulmani sono stati giustiziati e attiviste per i diritti delle donne sono state messe dietro le sbarre e torturate mentre la libertà di espressione, associazione e credo continua a essere negata.
di Redazione