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Ankara sempre più al servizio di Tel Aviv

Ankara – Mentre gli Emirati Arabi Uniti e altri Paesi arabi pubblicizzavano la loro normalizzazione con il regime israeliano, anche alcuni stati non arabi si sono uniti. La Turchia è uno di questi. Nei giorni scorsi Ankara ha sottolineato la necessità di normalizzare con Tel Aviv. 

Le relazioni turco-israeliane sono state tese con l’invasione israeliana della Striscia di Gaza nel 2008. Le tensioni sono aumentate nel 2018, con Trump che ha preso provvedimenti per riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana, costringendo la Turchia a richiamare il suo ambasciatore da Tel Aviv. 

Cambio della politica estera turca 

La politica economica di Erdogan di tagliare i tassi di interesse ha provocato un’onde d’urto nell’economia, facendo crollare la valuta nazionale contro il dollaro Usa. Una tale situazione, insieme alla mancata adesione della Turchia all’Unione europea, alle sanzioni statunitensi ed europee su Ankara e alla continuazione delle fredde relazioni tra Turchia e Stati Uniti, poiché Biden ha dimostrato di non essere un fan del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha spinto la politica turca verso l’isolamento. In un discorso elettorale, Biden aveva affermato che la Turchia di Erdogan è autoritaria e che Washington dovrebbe aiutare i suoi avversari a rimuovere il leader turco dal potere. Erdogan è al potere dal 2002, anno in cui il suo Partito Giustizia e Sviluppo ha vinto il voto parlamentare. 

Nei giorni scorsi Erdogan oltre a presentare un piano per uscire dall’attuale congiuntura economica, ha chiesto cambiamenti nella politica estera del Paese nei rapporti con gli altri Paesi, in particolare con il regime israeliano. “Nonostante le differenze tra Tel Aviv e Ankara sulla Palestina, le due parti hanno relazioni economiche”, ha dichiarato Erdogan durante un incontro con ebrei turchi e membri dell’Alleanza dei rabbini negli Stati islamici. 

“Il commercio e il turismo si sono sviluppati. Queste relazioni sono vitali per la sicurezza e la stabilità della regione e presto torneranno alla normalità”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavusoglu, nella sua ultima conferenza stampa alla fine del 2021.

Perché Ankara è per la normalizzazione? 

Aspetto politico-militare: con l’inizio della normalizzazione delle relazioni arabo-israeliane, Tel Aviv ha cercato di aumentare la propria influenza e presenza nel Golfo Persico. Oltre agli effetti economici positivi, la presa di forza israeliana renderebbe Tel Aviv un’alternativa ad Ankara per gli Stati arabi nel contesto della passività della Turchia nella regione. La Turchia ha sempre cercato di sollevare la questione della Palestina per presentarsi al pubblico musulmano come un punto di riferimento e leader tra gli altri Paesi in difesa della causa palestinese. Ma la normalizzazione danneggerebbe questa agenda. Tuttavia, Ankara vede i benefici delle relazioni con Tel Aviv superiori alla sua politica e al suo “patrocinio” palestinese. 

Allo stesso tempo, va detto che il regime israeliano è stato coinvolto nella crisi del Karabakh con il sostegno dell’Azerbaigian, insieme alla Turchia, e ha fornito supporto militare a Baku, aprendo il terreno per una nuova fase di cooperazione militare turco-israeliana-azera.

Aspetto economico

Negli ultimi anni l’economia ha svolto un ruolo importante nelle relazioni turco-israeliane. I due regimi hanno sempre intrattenuto rapporti commerciali tra loro anche in occasione di criticità dei rapporti politici. Il loro volume commerciale nel 2018 è stato di oltre 6,2 miliardi e 10 miliardi di dollari nel 2019. Nel 2020, la Turchia ha aumentato le sue esportazioni di cibo e bevande verso il regime. 

“Nonostante il deterioramento delle relazioni politiche israelo-turche, il loro commercio reciproco è fiorito negli ultimi anni”, riporta uno studio del Centro di ricerca sulla sicurezza interna israeliano con sede a Tel Aviv, affiliato con l’Università di Tel Aviv. 

Secondo i dati ufficiali, i due terzi del commercio bilaterale sono in quota turca. Nel 2019, mezzo milione di turisti israeliani hanno visitato la Turchia, una cifra simile a quella registrata prima dell’attacco israeliano alla nave umanitaria turca Marmara diretta a Gaza nel 2010.

Lottando per resistere agli impatti delle sanzioni americane ed europee, Ankara cerca di ricostruire i legami con Tel Aviv come partner commerciale e come lobby nella politica occidentale. La situazione attuale ha convinto ancora una volta il regime turco della priorità delle relazioni con Tel Aviv rispetto alla difesa della causa palestinese. Con il via libera di Erdogan mostrato agli israeliani negli ultimi giorni, i loro rapporti commerciali ed economici bilaterali stanno per ampliarsi.

di Redazione

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