Anche Kerry bollato “antisemita” da Israele
Per la segnalazione di un possibile boicottaggio internazionale su Israele la macchina propagandistica di Tel Aviv si è messa in moto contro il segretario di Stato americano, con tutta la sua amara violenza. Sabato scorso parlando ad una conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, John Kerry aveva affermato che la posta in gioco per Israele è molto alta, se non riesce a raggiungere un accordo di pace con l’ Autorità palestinese, in quanto “Per Israele si sta costruendo una crescente campagna di delegittimazione.La gente parla di boicottaggio, che si intensificherà in caso di guasto delle trattative di pace. Le persone sono molto sensibili a questo”.
Le parole di John Kerry e i suoi cordiali colloqui con il suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif, con cui si è avviata la promessa di intensificare la diplomazia sul nucleare, hanno innescato la reazione arrabbiata di Tel Aviv. I leader israeliani hanno addirittura accusato il segretario di Stato americano di avallare e amplificare con la sua segnalazione quelli che chiamano sforzi “antisemiti” per imporre sanzioni ad Israele.
Mentre il ministro dell’economia, Naftali Bennett, ha respinto l’avvertimento di Kerry affermando: “Ci aspettiamo che i nostri amici in tutto il mondo rimangano al nostro fianco di fronte ai tentativi di boicottaggio antisemiti”, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha respinto in toto le parole di John Kerry, sicuro che i tentativi di imporre un boicottaggio non raggiungeranno il loro obiettivo.
Il ministro degli Affari Strategici, Yuval Steinitz , che è uno stretto alleato del primo ministro Netanyahu, ha dichiarato: “Quello che ha detto Kerry è offensivo, ingiusto e intollerabile. Non si può pretendere che Israele conduca i negoziati con una pistola puntata alla testa”.
In risposta il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha negato l’idea che Washington abbia sostenuto il boicottaggio economico verso Israele, affermando in una dichiarazione scritta che Kerry ha “un orgoglioso record di oltre tre decenni di sostegno costante alla sicurezza e al benessere di Israele… è fermamente contrario a qualsiasi boicottaggio verso Israele”.
La posizione americana è confermata dalla maggior parte dei palestinesi che considerano gli Stati Uniti come un broker ingiusto nei colloqui tra l’Anp e Israele. Le campagne di boicottaggio internazionale, disinvestimento e Sanzioni (Bds) contro Israele sono state rilanciate negli ultimi mesi dall’aumento delle violazioni dei diritti dei palestinesi.
Nel dicembre 2013, l’American Studies Association (Asa), associazione di professori statunitensi, ha deciso di approvare il boicottaggio delle università israeliane. Nel mese di aprile 2013, la più piccola Associazione di Asian American Studies è diventato il primo gruppo di studiosi negli Stati Uniti a supportare il boicottaggio accademico di Israele.
Nel gennaio 2014, l’Assemblea dei delegati della Modern Language Association of America (Mla) ha approvato una risoluzione critica verso la mancanza di libertà accademica in Israele. Ha chiesto a Washington di cancellare le restrizioni di viaggio imposte da Israele su alcuni accademici americani, soprattutto quelli di origine palestinese, che vogliono insegnare o fare ricerca presso le università palestinesi.
Dal 1° gennaio, l’Unione europea ha anche bloccato tutte le sovvenzioni e finanziamenti ad enti israeliani che operano al di là delle linee di guerra anteriori al 1967.
Il mese scorso, un importante fondo pensione olandese, Pggm, uno dei più grandi gestori di previdenza del mondo, ha detto di voler dismettere da cinque banche israeliane che si dice siano coinvolte nel finanziamento della costruzione di insediamenti illegali israeliani nei territori palestinesi occupati.
A metà gennaio, due delle più grandi banche d’Europa, la Nordea Bank di Svezia e la Danske Bank di Danimarca, hanno annunciato che avrebbero terminato tutte le operazioni congiunte con le banche israeliane che si occupano degli insediamenti che Israele sta costruendo in Cisgiordania. Gli Stati Uniti hanno fatto saltare le banche per loro decisione nella lista nera di Israele.
La scorsa settimana, la norvegese Government Pension Global Fund, il più grande fondo sovrano del mondo, ha posto nella lista nera due compagnie israeliane a causa della loro “gravi violazioni” dei diritti individuali.
Inoltre la scorsa settimana, l’attrice americana Scarlett Johansson è stata costretta a smettere di essere ambasciatore per l’organizzazione di beneficenza internazionale con sede nel Regno Unito, la Oxfam, dopo essere stata criticata per il suo sostegno ad una società israeliana di bevande analcoliche, la SodaStream che opera in Cisgiordania.