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Amnesty International ora indaga anche sulle violazioni dei diritti umani in Usa

di Cristina Amoroso

Per la prima volta Amnesty International documenta gli abusi all’interno degli Stati Uniti. Già nel mese di agosto aveva fatto notizia quando aveva inviato una squadra per documentare i disordini a Ferguson, nel Missouri, seguiti alla sparatoria della polizia che causò la morte del giovane Michael Brown: era la prima volta che una squadra sul campo indagava sulla violazione dei diritti umani negli Stati Uniti.

Ne è risultato un Report pubblicato venerdì 24 ottobre, che non aggiunge luce sull’alterco tra l’agente di polizia Darren Wilson che ha portato alla morte del giovane disarmato. Il valore sta nel leggere gli eventi attraverso la lente dei diritti umani, enucleati in  tre affermazioni fondamentali formulate nel rapporto di Amnesty International.

“La forza letale non era giustificata” è la prima affermazione della relazione, che riconosce resoconti contrastanti di alterco fisico tra Brow e Wilson, senza che si raggiungesse il livello tale da giustificare la forza letale. “Le norme internazionali prevedono che i funzionari di polizia dovrebbero utilizzare la forza solo come ultima risorsa… Indipendentemente dal fatto che ci fosse una sorta di scontro fisico tra Michael Brown e l’ufficiale di polizia. Michael Brown era disarmato e quindi improbabile che abbia rappresentato una grave minaccia”.
La polizia di Ferguson ha violato il diritto umano di riunione pacifica”, Amnesty rileva che, secondo il diritto internazionale, il diritto di riunione pacifica è un diritto umano fondamentale. La relazione rileva che l’applicazione della legge ha imposto diverse restrizioni a questo diritto, tra cui il coprifuoco e la regola del “continuare a camminare”, che è stata imposta il 18 agosto per scoraggiare raduni. Il rapporto afferma che nei 12 giorni successivi alla morte di Michael Brown, 132 persone sono state arrestate per non avere obbedito all’ordine della polizia di “disperdersi”. La delegazione di Amnesty ha anche condannato l’uso di proiettili  di gomma e gas lacrimogeni per interrompere le proteste, le minacce contro i giornalisti e gli osservatori legali.

Il rapporto è anche fortemente critico su una legge del Missouri che prevede ampio spazio operativo per la polizia nell’uso della forza letale contro qualcuno, anche se non vi è alcuna minaccia imminente di danno alla polizia o a chiunque altro.

Inoltre, la relazione invita i legislatori statali a portare i loro statuti in conformità alle norme internazionali. “Dovrebbe solo limitarsi a proteggere la vita. Questo è l’unico obbligo in cui la forza letale reale dovrebbe essere usata quando si usa un’arma da fuoco”.  Il gruppo ha anche chiesto una revisione delle tattiche usate dalla polizia, che hanno violato gli standard internazionali.

Amnesty  non si era così concentrata sugli abusi percepiti negli Stati Uniti fino a circa un decennio fa. A seguito degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, Amnesty International è diventato più critico della guerra degli Stati Uniti contro il terrorismo. Questo è stato un punto di svolta fondamentale. Per la maggior parte della sua esistenza, Amnesty Usa ha lavorato per richiamare l’attenzione sulle violazioni dei diritti umani all’estero.

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